Il Corriere della Sera 21.9.2015.
Il ministro: «Devo discutere con persone che mi dicono: “Ci porti via i ragazzi”».
Ma così dimostrano di non aver capito che cosa sta capitando»
Imprenditori e aziende, ma anche uffici e musei, si preparano ad aprire le porte agli studenti. Gli insegnanti, però, in qualche caso si mettono di traverso. Quest’anno l’alternanza scuola-lavoro entra di diritto nei curricola scolastici a partire dalle classi terze delle secondarie di secondo grado e le ore di scuola-lavoro saliranno dalle attuali 90 ad almeno 400 negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali, e saranno almeno 200 nei licei. Non tutti salutano con favore la novità: è il caso dei prof che temono l’impoverimento dell’esperienza teorica dei ragazzi.
«La didattica cambia»
Lo sostiene il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che nel corso di un incontro a Bologna, sui giovani e il lavoro ha detto: «Oggi che abbiamo introdotto l’alternanza scuola lavoro, io devo discutere ancora con persone che mi dicono: “ministro tu ci porti via i nostri ragazzi e li mandi in un’impresa dove non imparano niente, perché l’unico posto dove si impara è la scuola”. Ma se un Paese pensa che l’unico posto in cui si impara è la scuola, probabilmente non ha ancora capito bene cosa sta capitando». «Quindi – ha aggiunto il ministro – abbiamo un problema di una responsabilità che riguarda anche i docenti, per una parte bravissimi, ma per altre parti chiusi». Secondo Poletti «in questo “mi porti via i miei allievi”, c’è dentro anche un tentativo di difendere se stessi, il proprio lavoro nella condizione data, – ha concluso Poletti – mentre sappiamo che sul piano della formazione, della scuola, della didattica, della conoscenza e del sapere non c’è nulla che cambi così velocemente».