Anche dalle scuole qualifiche sul «modello» regionale

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– L’istruzione e la formazione professionale è il segmento del sistema generale di istruzione e formazione di competenza delle Regioni, erogato dai loro Centri di formazione professionale (Cfp) accreditati o dagli istituti scolastici statali e paritari.

Oltre alla diversa natura dei soggetti che li erogano, i percorsi di istruzione e formazione professionale si differenziano anche per la loro diversa metodologia didattica. I primi si ispirano alla Vocational education training (Vet) di stampo europeo con una didattica per competenze, l’utilizzo di un metodo induttivo orientato ad insegnare un mestiere. I secondi mantengono un approccio più legato alle discipline e al trasferimento delle conoscenze, da acquisire attraverso lo studio e non attraverso esperienze lavorative.

Inoltre, come per altre competenze esclusive e concorrenti, non tutte le Regioni hanno costruito un loro sistema di Cfp accreditati, preferendo affidare l’erogazione di tutti i percorsi di Istruzione e formazione professionale agli istituti scolastici professionali, in via sussidiaria.

Due percorsi distinti

In questo composito quadro, l’istruzione e la formazione professionale ha finito per articolarsi in due distinti percorsi: quello dell’istruzione professionale erogata nelle scuole statali e paritarie, secondo il modello “scolasticistico” ministeriale, con il rilascio della qualifica al terzo anno, in via sussidiaria su delega delle Regioni e con il rilascio del diploma dopo gli esami di stato al quinto anno (Ip) e quello dell’istruzione e della formazione professionale erogata dai Cfp, con la forte integrazione tra istruzione, formazione e lavoro ispirato alla Vet, con il rilascio della qualifica al terzo anno, del diploma professionale regionale al quarto anno e della specializzazione professionale al quinto anno (IeFp).

La frammentazione dell’offerta formativa di questo segmento ha finito per confondere le famiglie e gli studenti, che hanno preferito scegliere altri percorsi a prescindere dalla loro vocazione. In questo modo, l’istruzione e la formazione professionale è stata finora la scelta formativa residuale e si è sempre più caratterizzata per essere il rimedio di ultima istanza della dispersione scolastica, destinata alle fasce più deboli degli studenti.

Adottato definitivamente dal Consiglio dei ministri dello scorso 7 aprile, il decreto delegato della Buona scuola si propone di accrescere l’identità di questi percorsi differenziandoli rispetto a quelli dell’istruzione tecnica e di superare la frammentazione dell’offerta formativa professionale, pur considerando il quadro a geometria molto variabile con cui le Regioni hanno costruito i loro modelli regionali di IeFp.

Modelli da avvicinare

In particolare, il decreto si propone di avvicinare il modello della Ip a quello della IeFp, principalmente attraverso due modifiche al testo iniziale del decreto, richieste fortemente dalle Regioni. La prima modifica riguarda la possibilità per le istituzioni scolastiche di attivare percorsi di istruzione e formazione professionale per il rilascio della qualifica e del diploma professionale quadriennale secondo gli standard formativi delle singole Regioni, in accordo con l’Ufficio scolastico regionale, previo accreditamento regionale. La seconda modifica riguarda la costruzione di un’unica filiera professionalizzante verticale, attraverso un sistema di “passerelle” per cui gli studenti della IeFp possono concludere il loro percorso nella Ip, con il diploma statale al quinto anno. Viceversa, gli studenti della Ip possono conseguire il diploma professionale regionale al quarto anno sia nei percorsi della IeFp erogati dai Cfp o dalle istituzioni scolastiche statali e paritarie accreditate dalle stesse Regioni.

Sul versante della Ip, pur confermandone la durata quinquennale, la novità più rilevante riguarda l’articolazione dei percorsi nel 2+3 al posto dell’2+2+1. In particolare, nel biennio si assolverà l’obbligo di istruzione e le istituzioni scolastiche potranno prevedere specifiche attività finalizzate ad accompagnare e supportare gli studenti, anche facendo ricorso alla rimodulazione dei quadri orari. Nel successivo triennio specialistico, si potrà realizzare la nuova curvatura professionalizzante attraverso una didattica più personalizzata e più orientata alle attività laboratoriali. Infine, il decreto prevede che la didattica della Ip sia organizzata per assi culturali, con insegnamenti omogenei, superando l’impostazione per discipline e favorendone anche una maggiore flessibilità organizzativa.

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Anche dalle scuole qualifiche sul «modello» regionale ultima modifica: 2017-05-15T06:25:31+02:00 da
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