Che cosa chiediamo alla scuola oggi

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di Irene Enriques, Roars, 25.2.2017

– In ricordo di Giorgio Israel –

«Mi occupo quindi per lavoro anche di osservare dove sta andando la scuola e quali sono le parole “calde”: le competenze; il problem solving; i test INVALSI; il RAV (Rapporto di AutoValutazione delle scuole); le indagini PISA e Timms; i BES (Bisogni Educativi Speciali) e in particolare i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento); la personalizzazione dell’insegnamento, grazie alle tecnologie digitali. Su ciascuno di questi temi Israel è intervenuto in modo critico. E credo di poter immaginare cosa penserebbe del fatto che classi di liceali trascorrono una settimana, invece che a scuola, ad imparare le soft skills in un fast food. Il pensiero di Israel sulla scuola appare minoritario e inattuale, radicale, coerente e forte. In Pensare in matematica di Israel e Millán Gasca si legge: “A giudicare dai documenti e dalle iniziative delle tecnocrazie europee che sempre più controllano anche i sistemi educativi dei vari stati, si direbbe che si vuol distruggere un’istruzione in cui si “perde tempo” dietro la cultura, le conoscenze e le discipline a favore di una scuola totalmente funzionalizzata alla formazione di forza lavoro, ovvero alla costruzione delle cosiddette competenze”»

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Irene Enriques, presentato martedì 6 dicembre 2016 all’Accademia delle Scienze di Bologna in un incontro (intitolato “Cosa chiede la scuola oggi?) in memoria di Giorgio Israel a un anno dalla sua morte.



Si è tenuto martedì 6 dicembre 2016 all’Accademia delle Scienze di Bologna un incontro (intitolato “Cosa chiede la scuola oggi?) in memoria di Giorgio Israel a un anno dalla sua morte, con interventi di Sergio Belardinelli, Angelo Panebianco e Irene Enriquez, oltre che della moglie Ana Millan Gasca. Pubblichiamo il testo dell’intervento di Irene Enriques.

È un onore essere qui oggi a introdurre questo ricordo di Giorgio Israel, a poco più di un anno dalla scomparsa. L’incontro è stato voluto da Sergio Belardinelli e da Angelo Panebianco, che ringrazio. Ringrazio Ana Millán Gasca Israel per avermi chiesto di presiedere.

Il 24 settembre dell’anno scorso Ana ha scritto a Isabella Nenci, la responsabile editoriale universitaria della Zanichelli, e a me che Giorgio era ricoverato in condizioni critiche. Il libro Meccanicismo era in cianografiche, pronto per la stampa. Ci attivammo per fare una stampa digitale, ma purtroppo non ci fu il tempo, perché Israel morì nella notte.

Quando Giorgio Israel ci propose Meccanicismo. Trionfi e miserie della visione meccanica del mondo, ne fummo felici, ma io misi le mani avanti sul fatto che la nostra presenza in libreria poteva essere non ottimale rispetto a quella di altri editori che pubblicano più saggistica. Mi fa piacere leggervi come mi rispose: “pubblicare questo libro con Zanichelli è la soluzione che più mi piace: le mie visioni di storia della scienza sono così fortemente “enriquesiane” che pubblicare da voi rappresenta un legame intellettuale e affettivo.”

I volumi di Giorgio Israel e di Ana Millán Gasca nel nostro catalogo sono quindi ancora in qualche modo un’eredità del mio bisnonno Federigo, così come devo a lui l’incontro personale con Ana e poi con Giorgio.

Vengo al tema.

Zanichelli è oggi soprattutto un editore scolastico. Cerchiamo di pubblicare libri che siano strumenti efficaci per gli insegnanti e dove gli studenti trovino contenuti chiari e precisi ed esercizi che aiutano a imparare.

Mi occupo quindi per lavoro anche di osservare dove sta andando la scuola e quali sono le parole “calde”: le competenze; il problem solving; i test INVALSI; il RAV (Rapporto di AutoValutazione delle scuole); le indagini PISA e Timms; i BES (Bisogni Educativi Speciali) e in particolare i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento); la personalizzazione dell’insegnamento, grazie alle tecnologie digitali.

Su ciascuno di questi temi Israel è intervenuto in modo critico. E credo di poter immaginare cosa penserebbe del fatto che classi di liceali trascorrono una settimana, invece che a scuola, ad imparare le soft skills in un fast food.

A me pare che talvolta il gusto per la polemica di Israel abbia messo in ombra la parte propositiva del suo pensiero, che non è mai mancata. Soprattutto non è mancata negli scritti di più ampio respiro e nella attività che ha svolto chiamato dal MIUR, in particolare nella definizione delle Indicazioni per i licei.

Il pensiero di Israel sulla scuola appare minoritario e inattuale, radicale, coerente e forte.

In Pensare in matematica di Israel e Millán Gasca si legge:

… si è proposta in anni recenti, per la scuola dell’obbligo, una “matematica del cittadino” volta a offrire gli strumenti necessari per “la piena partecipazione alla società” in età adulta. Essa è intesa come l’alfabetizzazione matematica necessaria a trovare un lavoro, garantirsi un futuro autonomo, e a esercitare i diritti e i doveri in una società democratica._ Una siffatta concezione della matematica elementare deriva da una visione della scuola i cui alunni non sono altro che futuri operai o professionisti e futuri consumatori, mentre rimane nell’ombra (o è espulsa) la curiosità intellettuale e l’aspirazione a superare sé stesso, tipiche di un individuo in formazione che si volge verso mete ancora non ben disegnate, proprio perché punta a un futuro aperto. […]

Pensare in matematica, pag 462

E nel suo intervento su “Cicli della vita e cicli della scuola” (nel dibattito Abolire la scuola media? di Israel e Cornoldi, Il Mulino, 2015) Israel scrive:

“A giudicare dai documenti e dalle iniziative delle tecnocrazie europee che sempre più controllano anche i sistemi educativi dei vari stati, si direbbe che si vuol distruggere un’istruzione in cui si “perde tempo” dietro la cultura, le conoscenze e le discipline a favore di una scuola totalmente funzionalizzata alla formazione di forza lavoro, ovvero alla costruzione delle cosiddette competenze”.

Abolire la scuola media?, pag 105

Difende poi lo studio delle discipline:

“La struttura disciplinare, nel corso di tutta la storia dell’umanità, è stata il riflesso del rapporto dell’uomo con la realtà. […] Esiste e continua a esistere dal millenni un’astronomia perché fa riferimento a una sfera della realtà che ha una sua specificità anche se il modo in cui gli antichi vedevano il cosmo era radicalmente diverso da quello con cui l’hanno visto gli scienziati dell’epoca di Galileo e Newton e ancor più lontano da quello con cui lo vedono gli astronomi contemporanei. Ma la specificità disciplinare ha un fondamento nella realtà.”

Abolire la scuola media? pag 84

Due settimane fa ho ascoltato Guido Tonelli, che è stato portavoce del CMS, uno dei due esperimenti del CERN che hanno rilevato il bosone di Higgs. Raccontava di come oggi sappiamo che l’universo ha energia nulla e che perciò prima dell’universo c’era il vuoto, e il vuoto può essere pensato come lo zero, ma non come nulla, bensì come numero che in un certo senso contiene tutti i negativi e tutti i positivi, che si annullano. E una piccola asimmetria nel vuoto ha dato rapidamente origine al nostro universo fatto di materia concreta, di cose. E quell’asimmetria è un evento improbabile, ed è instabile.

È stata una conferenza entusiasmante. Alla fine mi sentivo giovane e un po’ come “tornata a scuola”. Non che i miei insegnanti fossero brillanti o vicini alla ricerca come il professor Tonelli. Certo che no. Ma, come dice il nostro autore Massimo Bergamini, la scuola italiana è il luogo dove ogni giorno si parla di vero, di bene e di bello.

Israel aveva il grande merito di farci vedere l’ideologia egemone nella quale siamo immersi. Si può concordare o no con questa ideologia, e riconoscere l’opportunità di alcuni suoi portati. Standovi immersi, è difficile vederla e a me manca, in questo senso, la voce chiara e polemica di Giorgio Israel.

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Che cosa chiediamo alla scuola oggi ultima modifica: 2017-02-25T19:14:14+01:00 da
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