Contratto scuola: le confederazioni vorrebbero chiudere, ma non tutti ci stanno

di Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola, 23.1.2018

– La vicenda del rinnovo del contratto scuola sta assumendo contorni davvero surreali: l’Aran sembra latitante, mentre i sindacati rappresentativi, al di là delle dichiarazioni apparentemente “unitarie” sembrano di fatto divisi fra di loro e molto incerti sul da farsi.

Nessuna convocazione, per ora

La maggioranza di Governo, per parte sua, ha ben altre “gatte da pelare” dal momento che siamo ormai a 40 giorni dal voto e il problema più impellente, oggi, è quello di mettere insieme i voti necessari per non essere messi fuori gioco.
L’ultimo incontro svoltosi presso la sede dell’Aran si era concluso con l’impegno del presidente Gasparrini di riconvocare le parti nei primi giorni di questa settimana.  Ma, per il momento, non se ne sa ancora nulla.
Difficile capire i motivo del ritardo anche se possiamo provare a formulare qualche ipotesi.
Una spiegazione possibile è che l’Aran sia in attesa di un nuovo atto di indirizzo del Governo che potrebbe sbloccare la situazione, ma l’atto tarda ad arrivare perchè Ministero dell’Economia e Funzione Pubblica non hanno ancora sciolto le proprie riserve.
Un’altra ipotesi è che il Governo non ha intenzione di fare ulteriori concessioni ma teme che la riapertura del tavolo contrattuale si risolva in pochissimi giorni in una rottura della trattative con conseguenze imprevedibili.

Il ruolo delle confederazioni

Ma c’è anche una spiegazione piuttosto accreditata fra diversi “addetti ai lavori” che abbiamo ascoltato in questi giorni e che per evidenti motivi preferiscono non uscire allo scoperto: parallelamente al tavolo ufficiale sarebbe in atto un complesso confronto che vedrebbe coinvolte anche le tre confederazioni principali (Cgil, Cisl e Uil) che non sarebbero affatto contrarie alla firma del contratto.
D’altra parte la vertenza degli statali si è conclusa rapidamente e non ci sarebbero motivi per non chiudere anche il contratto scuola.
Il fatto è che non tutti e tre i sindacati di categoria (Flc, Cisl-Scuola e Uil-Scuola) sembrano intenzionati ad accettare i “suggerimenti” delle rispettive confederazioni.
Sempre stando alle informazioni riservate di cui disponiamo in questo momento sembra che le difficoltà maggiori arrivino dalla Flc-Cgil che, ad oggi, sarebbe poco orientata a firmare il contratto alle condizioni attuali.
Più “realistica” la posizione della Cisl-Scuola, come si può capire leggendo con attenzione il comunicato diramato nelle ultime ore dal sindacato di Maddalena Gissi: Cisl-Scuola rimarca i passi avanti compiuti nelle ultime ore (in particolare: possibilità di contrattare a livello nazionale i criteri per l’assegnazione e la distribuzione del bonus premiale, introduzione del modello del “confronto” fra le parti nelle relazioni sindacali anche a livello di istituzione scolastica, contrattazione delle risorse destinate alla formazione del personale).

Chiudere presto e bene, un ritornello privo ormai di significato

La giornata del 24 gennaio potrebbe essere decisiva: se neppure mercoledì ci sarà una convocazione da parte dell’Aran, significa che il tavolo non si  riaprirà prima della fine di gennaio. A quel punto il “chiudere presto e bene” che i sindacati hanno ripetuto per settimane, anzi per mesi, risulterà essere solamente un simpatico gioco di parole privo però di qualunque significato concreto.

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