“Costo standard” come “far parti uguali fra disuguali” / Tre obiezioni dalla Fondazione Agnelli

di Vincenzo Pascuzzi, Aetnascuola.it, 26.11.2017

– Uno studio della Fondazione Agnelli, ha espresso tre obiezioni metodologiche: primo, calcolare il costo standard è un esercizio estremamente complesso: la letteratura economica suggerisce una varietà di metodi, pochi dei quali hanno finora dato risultati solidi, stimando le determinanti del costo standard a livello di singola scuola, ma gli esiti non sono stati soddisfacenti;

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Fedeli: Gruppo di lavoro per la definizione del “costo standard”. Ma cos’è?

La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, nel corso del convegno “Esserci per educare… le nuove generazioni”, svoltosi all’interno del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa di Verona, che ha visto la partecipazione anche del Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha annunciato la nascita del Gruppo di lavoro per la definizione del costo standard di sostenibilità per gli studenti.

“Credo sia giunto il momento dopo 17 anni – ha esordito la ministra Fedeli – di cominciare a fare sul serio sul pluralismo educativo e sull’offerta formativa per il diritto allo studio, anche per le scuole paritarie cattoliche. Ci tengo ad annunciare di aver firmato la costituzione del Gruppo di lavoro per la definizione del costo standard di sostenibilità per gli studenti, uno dei punti che io ritengo fondamentali per iniziare a far un percorso insieme”.

Un percorso che dovrebbe portare alla completa attuazione della legge 62 del 2000, sulle “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”.

Ma cos’è il costo standard?
Immaginando ad esempio che in ogni classe ci siano 25 studenti, nella scuola materna ogni alunno costerebbe 4.570 euro (se in quella stessa classe ci fosse un alunno disabile, la cifra salirebbe a 5.360 euro). Applicando questi costi standard, ogni alunno di ogni scuola pubblica, statale e paritaria, costerebbe 5.441 euro, per un costo statale di 47,1 miliardi di euro (cioè ben 2,8 miliardi in meno di oggi).

Risparmio?
La possibilità del risparmio di due milioni di euro con l’approvazione del costo standard di sostenibilità per allievo, ha come rovescio della medaglia il maggiore aggravio che lo Stato dovrebbe sostenere qualora dovesse accogliere nelle scuole statali con molte strutture carenti e inadeguate, il milione di studenti delle suole paritarie.

Tre obiezioni dalla Fondazione Agnelli
A tale proposito, uno studio della Fondazione Agnelli, ha espresso tre obiezioni metodologiche:

primo, calcolare il costo standard è un esercizio estremamente complesso: la letteratura economica suggerisce una varietà di metodi, pochi dei quali hanno finora dato risultati solidi, stimando le determinanti del costo standard a livello di singola scuola, ma gli esiti non sono stati soddisfacenti;

secondo, la nozione stessa di costo standard perde significato se non è abbinata a un certo livello di prestazione, ritenuto essenziale, da parte delle scuole: questo comporta che si definisca e si misuri un obiettivo di performance delle scuole, a fronte del quale va calcolato il costo minimo per conseguirlo. Ma quale sia questo obiettivo – un livello di apprendimento, un tasso di dispersione, un grado di socializzazione, un stadio sviluppo della personalità – non è affatto ovvio e pone interrogativi non banali sullo scopo stesso della scuola;

terzo, il concetto di costo standard non riflette un costo medio per allievo pari a circa 7.000 euro come sostenuto, ma un costo marginale o incrementale di lungo periodo. La domanda da porre è: quanto costerebbe allo Stato inserire un allievo in più nelle proprie strutture? Infatti, non avrebbe senso rimborsare alle scuole paritarie le componenti di costi fissi di sistema che lo Stato già sostiene: l’attività delle amministrazioni centrali e regionali (circa 200 milioni), il mantenimento del sistema informatico (600), la partecipazione alle indagini internazionali (125) e così via.

A parte la scuola dell’infanzia, il costo dell’inserimento nella scuola di un 5% circa di allievi in più che frequentano le paritarie (dal 6,9% delle primarie al 4% delle medie) sarebbe nettamente inferiore alla richiesta formulata dalle scuole paritarie.

https://www.tecnicadellascuola.it/fedeli-gruppo-lavoro-la-definizione-del-costo-standard


 

Scuola paritaria: Fedeli (ministro),
“Vogliamo dialogare e costruire insieme qualità e funzione educativa”

25 novembre 2017 @ 18.24

“Anche la scuola paritaria è scuola pubblica, quindi vogliamo dialogare e costruire insieme qualità e funzione educativa”. Lo ha detto questo pomeriggio il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, intervenendo al festival della Dottrina sociale, in corso a Verona. “Dobbiamo operare sempre di più per quel bene comune che è l’educazione e la qualità dell’istruzione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi – ha aggiunto -. Credo che questo significhi anche un rilancio di un patto di corresponsabilità educativa tra docenti, studenti e famiglie”. L’obiettivo, dunque, è “sempre più qualità dal punto di vista dei contenuti formativi e sempre più contenuti di cittadinanza attiva e democratica”. Una delle priorità indicate dal ministro resta la delega sul nuovo sistema di reclutamento dei docenti, “perché per dare più qualità formativa ai giovani serve ovviamente una innovazione qualitativa e formativa dei docenti, i tempi cambiano per tutti”. Secondo il ministro, che ha ricordato l’istituzione di un gruppo di lavoro per la determinazione dei costi standard, guidato dall’ex ministro Luigi Berlinguer, “senza le scuole paritarie il sistema scolastico italiano sarebbe povero di qualità e di pluralismo”. Ma bisogna “eliminare dal sistema paritario gli abusi, perché quando si lasciano vivere si fa danno alle scuole paritarie corrette”.

https://agensir.it/quotidiano/2017/11/25/scuola-paritaria-fedeli-ministro-vogliamo-dialogare-e-costruire-insieme-qualita-e-funzione-educativa/


Tre obiezioni di metodo al costo standard

Costo standard sì o no? Si accende il dibattito sulla possibilità di definire e utilizzare un costo standard per alunno nella scuola pubblica (statale+paritaria) per assegnare i fondi pubblici “a tutte le scuole sulla base del numero di iscritti”.

Il tema è stato approfondito nel corso del seminario organizzato la scorsa settimana presso la Camera dei Deputati dall’On. Centemero (FI), dove – accanto a numerosi pareri favorevoli – vi sono stati anche interventi critici.
In particolare Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, ha espresso tre obiezioni metodologiche all’uso del costo standard come strumento di rimborso dei costi sostenuti dalle scuole paritarie. In primo luogo, calcolare il costo standard è un esercizio estremamente complesso: la letteratura economica suggerisce una varietà di metodi, pochi dei quali hanno finora dato risultati solidi. In occasione del Rapporto 2010 sul federalismo scolastico, e anche successivamente, la Fondazione Agnelli ha tentato di stimare le determinanti del costo standard a livello di singola scuola, ma gli esiti non sono stati soddisfacenti. In secondo luogo, la nozione stessa di costo standard perde significato – ha spiegato Gavosto – se non è abbinata a un certo livello di prestazione, ritenuto essenziale, da parte delle scuole: questo comporta che si definisca e si misuri un obiettivo di performance delle scuole, a fronte del quale va calcolato il costo minimo per conseguirlo. Ma quale sia questo obiettivo – un livello di apprendimento, un tasso di dispersione, un grado di socializzazione, un stadio sviluppo della personalità – non è affatto ovvio e pone interrogativi non banali sullo scopo stesso della scuola. In terzo luogo, secondo il direttore della Fondazione Agnelli il concetto di costo standard non riflette un costo medio per allievo pari a circa 7.000 euro come sostenuto da molti nell’ambito del seminario, ma un costo marginale o incrementale di lungo periodo. La domanda che uno si deve porre, pertanto, è quanto costerebbe allo Stato inserire un allievo in più nelle proprie strutture: questo è quello che andrebbe riconosciuto alle scuole paritarie. Infatti, non avrebbe senso rimborsare alle scuole paritarie le componenti di costi fissi di sistema che lo Stato già sostiene: l’attività delle amministrazioni centrali e regionali (circa 200 milioni), il mantenimento del sistema informatico (600), la partecipazione alle indagini internazionali (125) e via discorrendo. A parte la scuola dell’infanzia, il costo dell’inserimento nella scuola di un 5% circa di allievi in più che frequentano le paritarie (dal 6,9% delle primarie al 4% delle medie) sarebbe nettamente inferiore alla richiesta formulata dalle scuole paritarie.

Fin qui il parere di Andrea Gavosto. Il dibattito è aperto.

(https://www.tuttoscuola.com/tre-obiezioni-di-metodo-al-costo-standard/)

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“Costo standard” come “far parti uguali fra disuguali” / Tre obiezioni dalla Fondazione Agnelli ultima modifica: 2017-11-26T21:21:25+01:00 da
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