Dettato

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Buongiorno

di Massimo Gramellini,  La Stampa 19.9.2015.  

Per chi non capisce la mia calligrafia (come lo capisco) qui sotto la versione stampata del Buongiorno
Un dettato al giorno guarisce l’analfabeta di ritorno. Deve averlo pensato il governo francese, che ha imposto il dettato quotidiano nei nuovi programmi scolastici. Il mio primo dettato fu scandito dalla voce nitida della maestra: «E’ autunno e cadono le foglie». Tradussi creativamente: «E autumno è cabono gle folie». Sei errori in sei parole. Da allora sono migliorato, ma neanche troppo. Quel poco è merito del dettato, che mi ha costretto ad ascoltare le parole degli altri e a metterle su carta, dando loro quel peso che a voce e sullo smartphone faticano ad avere. Nemmeno il dettato, però, è riuscito a insegnarmi l’arte della bella scrittura (calli-grafia, in greco ante Tsipras) che era l’orgoglio di mia nonna contadina. Temo di non avere preso da lei, ma dalle sue galline.

Commenti
Scuola, manca il riassunto non il dettato

Caro Gramellini,
è vero, come hai scritto sabato sul tuo «Buongiorno», che a scuola il dettato fa bene, ma il riassunto fa meglio. Era il 1982 quando due grandi intellettuali, Umberto Eco e Italo Calvino, ne tessevano gli elogi, ma, da allora, quel meritorio appello è stato sempre meno ascoltato. All’estero, questo esercizio si pratica più spesso; in Italia, è imputato di una grave colpa: uccide la creatività. Infatti, musica, letteratura, arte, da noi, mostrano oggi un tasso di creatività sconosciuto ai poveri stranieri costretti al riassunto. È la solita presunzione che il talento si coltivi attraverso solitari giri di valzer intorno al nostro cervello e non con il dialogo.
È naturale che il riassunto sia considerato un ferrovecchio, perché saperlo fare vuol dire essere interessato ad ascoltare gli altri e a comprenderli. L’egolatria dei nostri tempi non concepisce altro che cinguettare in 140 caratteri il nostro pensiero (sperando che lo si abbia) o liberare in tv le grida di un’ira universale. Così, la pretesa di sapere se di un testo è stato compreso il significato e se si è capaci di sintetizzarne la tesi, non è una richiesta esagerata: è inutile.
Per chi ambisce, poi, a fare il giornalista, il riassunto dovrebbe essere l’unica, suprema prova d’esame. E meno male, caro Massimo, che non tocca più a noi.

Riassunto.
Macché dettato, è meglio che a scuola si faccia il vecchio riassunto. Solo così si impara ad ascoltare gli altri e a capire che cosa ci vogliano dire. E, magari, si capirà anche che cosa diciamo noi e che cosa vogliamo dire agli altri.

Dettato ultima modifica: 2015-09-22T06:23:56+02:00 da
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