Faraone: deportazione? No, posto fisso

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Tuttoscuola,   25.8.2015.  

Faraone: deportazione? No, posto fisso

Stiamo effettuando la più grande assunzione di tutti i tempi eppure non si sente che parlare di deportazione, esodo biblico, emigrazione di massa. Nelle ultime settimane i mezzi di comunicazione sono stati diario di precari costretti a lasciare casa ‘per colpa’ delle assunzioni del governo Renzi. Ma le parole sono importanti e andrebbero scelte bene. Provate a cercare ‘deportazione’ su un comune dizionario della lingua italiana: ‘tipo di pena che prevede l’internamento del condannato in un campo di lavoro o in una colonia penale’. La stiamo usando per parlare di 160 mila precari assunti con posto fisso e garantito nello Stato”. Lo dichiara il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sul proprio profilo Facebook.

Da una parte – scrive Faraone – c’è un Paese con tassi di disoccupazione altissimi: un giovane su due al Sud è disoccupato, mentre il tasso generale è del 12,7%. Giovani laureati e preparati, che il lavoro l’hanno perso o non sono mai riusciti a trovarlo. Di questi, tre su quattro si dicono pronti a partire. In cinque anni 700 mila persone sotto i 35 anni hanno lasciato, per esempio, la Sicilia. Direzione soprattutto l’estero. Un vero e proprio esodo drammatico, che non mi pare abbia provocato indignazione sociale. I nostri giovani – quelli della generazione Erasmus, per capirci – si sentono e sono figli dell’Europa. Per loro la mobilita è un fatto normale. La mobilita interna – continua – è poi un dato fisiologico: partono, tornano, innovano, cambiano luoghi e prospettive. Sentono la mancanza della loro terra, lasciano affetti ma non per questo rinunciano al loro futuro. Molti sono pronti a ritornare e a rimboccarsi le maniche, prova ne è il fatto che il 75% della nuova imprenditoria al Sud, soprattutto quella in ambito innovativo, che per fortuna sta nascendo e sta invertendo la rotta, è di giovani sotto i 30 anni”.

Ma ‘l’emigrazione’ non è solo una questione generazionale: la mobilità all’interno di un Paese – sottolinea il Sottosegretario – è sempre esistita ed è sempre stata salutare, perché aumenta il peso dello scambio culturale, l’opportunità di confrontarsi con altre realtà e situazioni. È occasione di crescita personale e di valorizzazione del ‘capitale umano’”.

La mobilità all’interno di uno Stato – continua Faraone – non è un’angheria perpetrata da un governo malvagio (che assume però 160 mila precari). Molti insegnanti questa cosa la sanno bene e per questo una stragrande maggioranza ha deciso di accettare l’assunzione con dedizione e impegno. Molti di questi sono felici di sapere che possono dire addio a un precariato che poteva durare chissà quanto ancora. Altri si sono accorti troppo tardi della straordinaria offerta messa in campo, tanto è vero che sono centinaia i messaggi che stiamo ricevendo di docenti “pentiti” che chiedono la riapertura dei termini di presentazione delle domande di assunzione”.

Con una disoccupazione giovanile al 44,2% – conclude il Sottosegretario – vogliamo ancora gridare contro chi cerca di fare ripartire il paese investendo, garantendo posti di lavoro a tempo indeterminato nello Stato, offrendo stabilità economica e professionale (oltre che continuità e qualità della didattica)? Se volete farlo, fatelo pure. Ma andiamolo a raccontare a quei 3 ragazzi su 4 del Sud con la valigia in mano – li chiamano expats, hanno un nome che li identifica per quanto è grande il fenomeno – pronti a lasciare casa in silenzio. Facendo un salto nel buio”.

Faraone: deportazione? No, posto fisso ultima modifica: 2015-08-26T06:06:12+02:00 da
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