Fedeli: ‘È incivile aggredire la scuola. Serve una nuova partnership tra genitori e docenti’

tuttoscuola_logo14Tuttoscuola, 18.2.2018

– La ministra dell’istruzione a Tuttoscuola/ Bilancio di un anno di lavoro/1.

“Insegnamento e genitorialità insieme al servizio dell’educazione delle nuove generazioni. È una missione appassionante che tocca il nucleo e l’essenza stessa della società”. Dialogo, rispetto reciproco, responsabilità, regole chiare: sono gli ingredienti per una nuova alleanza educativa. Va restituita autorevolezza alla scuola e agli insegnanti, che però devono essere formati e aggiornati: “non basta salire in cattedra per essere autorevoli”. Molti genitori non possiedono gli strumenti culturali per affrontare la sfida dell’educazione. La scuola può aiutarli. Ci vogliono luoghi di incontro tra scuola e famiglia e momenti di informazione e approfondimento.

 di Giovanni Vinciguerra

Viale Trastevere, fine legislatura, elezioni alle porte, un anno intenso di lavoro alle spalle, paracadutata all’improvviso nel mondo elefantiaco, complicato ma appassionante della scuola, l’unica agenzia sociale che tocca quotidianamente il 47% degli italiani – se agli operatori e agli studenti aggiungiamo i loro genitori – e l’avvenire di tutti (in realtà le sono stati affidati anche il mondo dell’università e della ricerca, che non trattiamo in questa intervista).

“In questi mesi abbiamo lavorato per rimettere al centro l’alleanza educativa fra scuola e famiglie e rilanciare la figura dell’insegnante”. La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli lo ripete quasi come un mantra nel lungo colloquio che concede a Tuttoscuola, in cui traccia un bilancio dei quattordici mesi trascorsi al palazzo della Minerva.

E si infervora.“D’altronde, qual è la missione dei genitori? L’educazione dei figli; e la missione della scuola? L’educazione degli studenti, cioè di quegli stessi figli: c’è piena coincidenza, è un’alleanza naturale, di cui in troppi si dimenticano, ma che è prevista dalla stessa Costituzione. Docenti e genitori sono adulti con pari responsabilità educative, sia pure con funzioni e compiti diversi, chiamati a operare in sinergia e unione di intenti mettendo al centro l’interesse delle studentesse e degli studenti”.

È diventato cruciale abbassare il livello di conflittualità (e di contenzioso) nella scuola. Come rigenerare il patto educativo tra scuola e famiglia?
«È fondamentale il dialogo. Invito tutti a riflettere sul fatto che di fronte a qualsiasi contrasto c’è sempre la possibilità di arrivare con il dialogo ad una soluzione costruttiva. Altri ingredienti sono la comprensione reciproca (anche delle difficoltà dei rispettivi ruoli), l’impegno della responsabilità, la chiarezza nelle regole. Nelle prossime settimane presenteremo il nuovo Patto di corresponsabilità educativa, che darà importanti risposte a queste istanze. Non sarà un atto burocratico, ma un punto di incontro tra scuola e i genitori. Solo l’incontro tra una comunità educante ed accogliente (la scuola) e famiglie che credono nell’educazione dei figli come la risorsa fondante per la vita dei ragazzi può consentire di rigenerare un patto educativo vincente».

Più facile a dirsi che a farsi, di questi tempi…
«Vanno create e salvaguardate le condizioni di successo. In primo luogo occorre restituire autorevolezza alla scuola e a chi la rappresenta, in particolare alla figura del docente, che svolge una funzione fondamentale. Autorevolezza – voglio sottolinearlo – che passa per un’adeguata formazione iniziale, una selezione rigorosa, un continuo aggiornamento professionale, ai quali devono corrispondere – ne sono convinta e su questo abbiamo iniziato un percorso che deve continuare – adeguati riconoscimenti anche economici. Non è che basta salire in cattedra per essere autorevoli. Detto questo, bisogna sensibilizzare tutta la società. È un problema che riguarda tutti, non solo chi a vario titolo frequenta la scuola. Se il ragazzo non impara a scuola ad accettare le regole della convivenza e ad accettare di essere valutato (e se i genitori non lo aiutano in questo), non potrà diventare un cittadino equilibrato e rispettoso dei diritti altrui.
E dico di più: attenzione, l’autorevolezza dell’insegnante si intreccia strettamente, agli occhi delle ragazze e dei ragazzi, con quella dei genitori. La sfida dell’educazione è per entrambe le figure. Riflettiamoci: agli insegnanti si richiedono competenze sempre più evolute, che toccano anche la sfera relazionale e psicologica, oltre a quella cognitiva. Basti pensare che oggi gli insegnanti si confrontano con generazioni che sviluppano un ‘pensiero digitale’, mentre loro si sono formati sulla base di un ‘pensiero analogico’. Ma la complessità crescente della società civile, i nuovi temi che si affacciano, investono anche il ruolo di genitore e la sua funzione verso i figli. E in molti casi i genitori non possiedono gli strumenti, anche culturali, per affrontare queste sfide. In questo la scuola può offrire un contributo importante».

Come?
«Ad esempio se l’offerta formativa di una scuola punta in particolare sulla cittadinanza attiva e sull’educazione al rispetto, ai genitori devono essere offerti strumenti di conoscenza di queste tematiche. Ci vogliono luoghi, anche fisici, di incontro tra scuola e famiglia, momenti di informazione, di approfondimento e di dibattito sulle linee strategiche e sugli elementi distintivi del piano dell’offerta formativa perseguito dall’istituto scolastico».

Sta dicendo che i genitori dovrebbero tornare sui banchi di scuola?
«No, il genitore deve fare il genitore, ma docenti e genitori possono affrontare insieme l’importante compito di essere educatori verso gli studenti/figli. Insegnamento e genitorialità al servizio dell’educazione delle nuove generazioni. È una missione appassionante che tocca il nucleo e l’essenza stessa della società».

Una nuova partnership?
«Sì, per i motivi di fondo di cui parlavo prima, chiaramente nella netta distinzione dei rispettivi ruoli. In questa cornice il genitore ha anche ovviamente tutto il diritto di verificare e discutere l’operato della scuola. Ma questo può avvenire solo se c’è rispetto reciproco. Non è mai accettabile la delegittimazione della funzione docente e dell’istituzione scolastica, che peraltro è l’anticamera della delegittimazione della stessa funzione genitoriale. Entrambi sono aspetti di quella crisi del principio di autorità – ma io preferisco dire ‘autorevolezza’ – che ha accompagnato l’evoluzione delle società liberal e socialdemocratiche nel passaggio dalla seconda rivoluzione industriale alla attuale fase post-industriale, che sta ridisegnando valori e gerarchie. Ma l’autorevolezza e il rispetto dei ruoli sono indispensabili in una società democratica e vanno ricostruiti a tutti i livelli, cominciando appunto dalla scuola. E vado oltre: anche chi non ha i figli a scuola deve capire che l’autorevolezza degli insegnanti non riguarda solo i diretti interessati (non è certo una mera rivendicazione di categoria), ma tutti gli studenti, tutte le famiglie, con e senza figli a scuola. È un problema di tutta la società».

Fin qui abbiamo parlato di conflittualità, comunque all’interno dei limiti di civiltà. Ma ormai nelle scuole si susseguono veri e propri episodi di violenza. In percentuale minima, per fortuna, ma comunque in preoccupante aumento. Presidi minacciati, docenti picchiati, addirittura un’insegnante sfregiata con un coltello…
«Quello è un salto ulteriore, direttamente verso l’inciviltà. Questo è totalmente inaccettabile. La violenza – di qualsiasi tipo: fisica, verbale, psichica, morale, sessuale – è un reato e va punita severamente, e se commessa a scuola c’è un’aggravante. E questo chiunque la commetta: che sia un genitore, uno studente (con le dovute distinzioni per i minori) o anche un docente. E che non si scherzi su questo, penso sia stato dimostrato dal fatto che per la prima volta è stato previsto nel contratto scuola il licenziamento per chi commette molestie a carattere sessuale verso studentesse o studenti. La fermezza nei provvedimenti sanzionatori verso chi tradisce la propria delicata funzione dà credibilità alla scuola e al patto di corresponsabilità e rappresenta una garanzia agli occhi di tutti gli interlocutori».

(segue)

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Fedeli: ‘È incivile aggredire la scuola. Serve una nuova partnership tra genitori e docenti’ ultima modifica: 2018-02-18T21:54:44+01:00 da
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