I prof non ci stanno

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di Pasquale Almirante, La Sicilia 26.4.2015

incazzato

Gli insegnanti non ci stanno e il governo dovrebbe capirlo, ma prima di questo i partiti politici che lo sostengono come il Pd che si è sempre stracciato le vesti in sostegno della scuola pubblica, laica e libera. E invece non sembra rendersi conto del malumore che sta serpeggiando, e non solo tra i precari cui si è promessa la stabilizzazione, ma anche tra i docenti di ruolo che temono, a ragione, gli strapoteri di dirigenti e meccanismi farraginosi e assurdi che metterebbero all’angolo quella democrazia conquistata dopo varie lotte negli anni Settanta.
E infatti la sera prima dell’ultimo sciopero del 24 aprile, indetto dai sindacati Unicobas, Anief, Usbe e altri, migliaia di professori si sono riuniti nelle piazze d’Italia con candele in mano e osservando due minuti di silenzio per la morte dell’istruzione, inopinatamente uccisa da un esecutivo al quale erano state affidate le speranze per migliorare la nostra scuola. Guardando tra le maglie del disegno di legge, all’art. 2, per esempio, si legge che i neoassunti saranno sottoposti a un periodo di prova di 180 giorni, di cui 120 di attività didattiche, mentre la valutazione circa il superamento della prova sarà a cura del dirigente scolastico: sparisce, dunque, il comitato di valutazione. All’art. 3 è il dirigente a introdurre gli insegnamenti opzionali, compresa l’apertura pomeridiana, l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro, la «valorizzazione del merito degli studenti». Il tutto attraverso la predisposizione di piani triennali dell’offerta formativa su cui dà solamente comunicazione ai docenti. Se poi si leggono gli articoli 3,4,7,9,11 è del tutto evidente che, con l’approvazione del ddl 2294, gli attuali dirigenti scolastici si ritroveranno ad avere da subito poteri ed ambiti di intervento mai finora esercitati e riconosciuti: potere di nomina dei docenti dell’organico funzionale, potere di premiare il merito dei docenti e potere di rigettare i prof che a lui non piacciono. E che fine faranno costoro? Sono a rischio anche di trasferimento. Pure da questi motivi nasce il prossimo sciopero del 5 maggio, indetto dai sindacati più rappresentativi, mentre il premier Renzi non si capacita di tanta protesta e ha promesso di scrivere a tutti i prof, uno per uno, per illustrare il suo buon volere, con l’invito a desistere e ritornare in classe, fiduciosi. Qualche promessa di modifica è stata annunciata, ma conoscendo l'”annuncite” di questo governo, la maggioranza è guardinga e sceglie i fatti. Bisognerà ora vedere se la scuola, tutta la scuola, sarà compatta nella protesta.

I prof non ci stanno ultima modifica: 2015-04-27T06:02:37+02:00 da
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