I ragazzi e l’ansia da interrogazione, prof non date i voti con la calcolatrice

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di Maurizio Turci, Il Corriere della sera, 13.5.2017

– La Le paure degli studenti a aumentano a maggio. Ma il mal di pancia non è solo una scusa. La responsabilità della scuola e delle famiglie.

«Tra verifiche e interrogazioni ho, in storia, una media di 5,714. Secondo te mi passa a 6 o mi dà il debito?». E’ l’angosciante domanda di Viola, studentessa diciassettenne di un liceo linguistico. Si trattasse di «matematica» non avremmo dubbi a rassicurarla. Nessun insegnante potrebbe esimersi, per rispetto stesso della materia, dall’arrotondare un 5,714 a 6. Ma con la «storia» non si sa mai… Chiara – quarto liceo classico – non ha dubbi sulla promozione ma sa che la «pagella» sarà molto meno brillante di quella dell’anno precedente e teme la reazione dei genitori: «Lo so che romperanno un casino dicendo che da quando sto con Ricky non ho combinato più niente a scuola. Se almeno quella di latino mi mantenesse il 7…». Mirko – terzo istituto tecnico – è onesto e rassegnato: «Quest’anno non ho fatto un c… Già mi va bene se prendo solo tre debiti. Ho ancora sette verifiche da fare».

Ansiosi, mammoni e iperconnessiRitratto degli studenti italiani

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Avere quindici anni (con ansia)
La sindrome dell’ultima interrogazione

Storie di ordinaria disperazione da «maggio studentesco» italiano, raccolte nei focus group che realizza costantemente nelle scuole l’Associazione Laboratorio Adolescenza. – E si scopre che l’interrogazione al fotofinish sulla campanella dell’ultima ora dell’ultimo giorno, quella che può decidere tra promozione e debito, non è una divertente iperbole da film «La scuola», ma una diffusissima realtà. Ansia da bocciatura, ansia da prestazione che hanno spesso impatto anche sulla salute. Con disturbi che vanno dalla cefalea di cui soffre oltre il 75% delle studentesse delle scuole superiori milanesi e che oltre il 58% attribuisce a stress-da-scuola (fonte indagine Laboratorio Adolescenza, Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza), agli «attacchi di panico» che – a sentire gli insegnanti – nelle scuole cominciano ad avere caratteristiche «epidemiche» con una singolare trasmissione «per contagio».

Il mal di pancia non è un’invenzione

I «mal di pancia» (o di testa) da scuola non sono un’invenzione di oggi, ci sono sempre stati. Ciò che è cambiato, invece, ed ha aggravato la situazione è il contesto. Una sempre maggiore fragilità psicologica degli adolescenti frutto, in buona parte, del ruolo iperprotettivo e «sostitutivo» della famiglia e una crescente competitività sociale, a tutti i livelli, dove – come rileva Carlo Buzzi, del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento – «anche il gruppo dei pari sta perdendo quella preziosa valenza protettiva, e diventa anch’esso, per gli adolescenti, un luogo di confronto e competizione».

I cambiamenti e le ingerenze

Francesco Dell’Oro, indiscusso esperto di scuola, ci fa riflettere su come gli adolescenti siano sempre meno in grado di vivere e superare una frustrazione derivante da un insuccesso scolastico senza che ciò metta in crisi, tout-court, il loro equilibrio e la loro autostima. «Complice certamente una scuola che ha recepito poco o niente i cambiamenti che la società ha avuto – sostiene ancora Dell’Oro – e che continua ad operare con criteri di valutazione sostanzialmente fermi a settant’anni fa». «La scuola – concorda Teresa Caputo, insegnante dell’Istituto Varalli di Milano – nella valutazione di un alunno dovrebbe tener conto, singolarmente, del suo percorso e delle sue potenzialità. Questo però si scontra molto spesso con l’ingerenza delle famiglie che fanno confronti strettamente numerici e di questi chiedono ragione agli insegnanti».

Il voto della calcolatrice

In altre parole dovrebbe potere essere l’insegnante in scienza e coscienza a decidere se non solo il 5,714 di Viola, ma anche un 4,9341 possa diventare 6, senza che questo diventi una sentenza della Cassazione da dover successivamente applicare a tutti. Ma in una scuola, come quella italiana, in cui la famiglia è entrata non per supportare ma per sindacare, questo è di fatto impossibile ed anche gli insegnanti di filosofia devono trasformarsi in ragionieri. Va comunque anche detto, per equità, che di insegnanti adeguatamente in grado di operare in scienza e coscienza ce ne sono molti meno di quanti sarebbe auspicabile e che ce ne sono ancora troppi che trovano molto più comodo promuovere o «indebitare», calcolatrice alla mano.

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I ragazzi e l’ansia da interrogazione, prof non date i voti con la calcolatrice ultima modifica: 2017-05-13T14:26:43+02:00 da
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