Il Governo punta sul modello tedesco

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– Una serie di «faq» per rispondere ai quesiti delle scuole; la Carta dei «diritti e doveri» degli studenti in alternanza; un piano di formazione ad hoc per i docenti-tutor; e la partenza di una cabina di regia nazionale, assieme al ministero del Lavoro, per far dialogare tutti i soggetti (pubblici e privati) coinvolti nella formazione “on the job”, con l’obiettivo di far decollare rapidamente il sistema di formazione “duale” italiano.

Sono queste le prossime mosse del governo per migliorare le attività di scuola-lavoro a favore dei ragazzi: nel registro nazionale, tenuto da Unioncamere, le imprese stanno iniziando a iscriversi (sono già più di 2mila); e con sei milioni di euro sta partendo da nord a sud Italia la formazione mirata sull’alternanza che coinvolgerà tutti gli istituti superiori (2.741) e coinvolgerà oltre 35mila tra presidi e insegnanti. Si guarderà soprattutto alla Germania: a Firenze, dal 27 al 29 settembre prossimi, scatterà la prima edizione di Didacta Italia (oggi la ministra Valeria Fedeli presenterà l’evento – si tratta della versione italiana di Didacta International, il più importante appuntamento fieristico dedicato all’istruzione che si tiene in Germania da oltre 50 anni).

«L’obiettivo è aiutare scuole e famiglie a comprendere la reale portata innovativa dell’alternanza – sottolinea Carmela Palumbo, dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del Miur -. Come ministero siamo impegnati a rimuove gli ostacoli operativi, investendo sulla formazione dei docenti e migliorando la fase organizzativa».

Per i ragazzi, invece, l’attesa è soprattutto per l’arrivo della Carta con i diritti e doveri da rispettare durante le attività di studio e di pratica “sul campo”: il regolamento è stato predisposto dal Miur e attualmente è al concerto con gli altri dicasteri coinvolti (la ministra Fedeli ha più volte ribadito che le associazioni studentesche saranno comunque coinvolte e ascoltate prima del varo finale del testo).

Anche perchè sono diverse le novità previste: i ragazzi che entrano in una impresa hanno diritto a «un percorso formativo personalizzato»; «un ambiente di apprendimento favorevole alla crescita della persona»; e a essere seguiti da un tutor scolastico e da uno designato dall’azienda. Ma per gli studenti ci sono pure doveri da non trasgredire, a partire «dall’effettiva frequenza» delle attività didattiche erogate dal datore e dall’«obbligo di riservatezza» su dati e informazioni eventualmente acquisiti durante l’esperienza “on the job”. Gli alunni dovranno sottostare alle norme stabilite nei regolamenti di scuola, ma anche, alle regole di comportamento, funzionali e organizzative dell’impresa ospitante. Si parla, anche, di provvedimenti disciplinari in caso di infrazioni. In questi casi, l’eventuale sanzione dovrà essere irrogata dall’istituto scolastico di appartenenza.

Il ragazzo in alternanza acquisisce un doppio status, di studente e di lavoratore: per questo, la bozza di regolamento, esplicita la necessità dell’assicurazione Inail, e si specifica che la copertura contro infortuni e malattie professionali deve riguardare anche le attività «eventualmente svolte fuori dalla struttura ospitante», purché ricomprese nel progetto formativo. Il legame tra istituto e azienda dovrà essere forte e trasparente: bisognerà fissare la durata delle attività giornaliere eseguite in regime di alternanza (e l’orario indicato non potrà essere superato). E comunque, i presidi dovranno fornire una dettagliata informazione preventiva a genitori e ragazzi.

L’idea è “responsabilizzare tutti” affinchè i percorsi co-progettati siano efficaci per gli studenti. Ma anche per le imprese.

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Il Governo punta sul modello tedesco ultima modifica: 2017-02-22T06:07:09+01:00 da
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