Il silenzio degli incoscienti

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L’infanzia non si appalta,   Firenze, 26 novembre 2015 

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– E’ da un mese e mezzo che abbiamo scritto anche tramite la nostra avvocata all’Ufficio Scolastico Regionale chiedendo un incontro e spiegando tutte le criticità che, a anno scolastico inoltrato, le scuole d’infanzia comunali in appalto manifestano. Abbiamo scritto tre volte consecutive.

A oggi non ci è arrivata neppure una risposta.

A dirla tutta, anche a giugno scorso avevamo chiesto un incontro presso l’USR, che rappresenta il ministero dell’istruzione nella nostra Regione, e non ci è stato mai concesso.
E’ cambiato il direttore, è decaduto il reggente ed è stato nominato il nuovo direttore, sono passati i mesi, è finita l’estate e sono cadute le foglie, e ancora noi genitori delle bambine e dei bambini delle scuole di infanzia comunali in appalto non siamo state/i ritenute/i degne/i di comparire al cospetto dell’ufficio.
Eppure è compito precipuo di questo ufficio verificare il mantenimento dei requisiti di parità scolastica delle scuole non statali, lo prevede la legge. Lo ha ribadito il Tar sollecitato da noi genitori nell’udienza di luglio.
Mentre rimaniamo in attesa almeno di una risposta, leggiamo articoli su importanti quotidiani come Repubblica dai quali emergerebbe che i genitori sono soddisfatti e che in fondo in queste scuole in appalto si sta bene. Ma è davvero così? Perché dovrebbe risponderci l’ufficio?
Probabilmente chi fa giornalismo dovrebbe fare qualcosa di più che fare due domande a qualche genitore all’uscita. E, dall’altra parte, l’amministrazione non dovrebbe forse basarsi su queste stesse tre domande per sostenere che tutto va bene, lasciando che un articoletto sostituisca il tanto sbandierato monitoraggio dell’appalto, per adesso mai visto.
Ma la verità di quello che accade nelle scuole in appalto è ben altra. Vediamola insieme.
1) Chi insegna il pomeriggio? Il personale del pomeriggio è inquadrato con titolo non di docente ma di educatrice/tore di cooperativa con contratto part-time -anche se lavora full-time- e guadagna poco più della metà di un insegnante comunale (810 euro al mese, 480 nei mesi di luglio e agosto). Non fa parte del collegio dei docenti, non essendo personale docente. Non può quindi scrivere la programmazione e il Piano dell’Offerta Formativa. E non lo può neppure attuare, perché solo le/i docenti possono svolgere la programmazione, cioè insegnare, quindinon può neppure portare a termine un lavoro iniziato la mattina, per esempio. Può solo svolgere ‘attività aggiuntive’, che, però, ad oggi, non si sa in cosa consistano. Alle riunioni di classe ci è stato infatti detto chiaramente che NON C’È UN PROGETTO EDUCATIVO. Non esiste nessuna programmazione da parte della cooperativa. Le educatrici navigano a vista: qualche disegno, un po’ in giardino e l’intramontabile gioco del silenzio, ricordate vero? In alcune scuole i genitori hanno chiesto un incontro con la coordinatrice pedagogica Pilotti per avere spiegazioni in proposito. Purtroppo la coordinatrice non è stata ancora in grado di indicare una data.
E chi ha accettato di lavorare in queste condizioni? Mentre le insegnanti che hanno superato il concorso del Comune e sono in graduatoria, lavorano da precarie o non lavorano e non vengono assunte a causa dell’appalto, molte di quelle che invece non hanno superato il concorso e che lo stesso Comune ha giudicato non idonee a insegnare nella scuola di infanzia sono state assunte dalle cooperative. E così insegnano le non idonee. Un bel concetto di merito.
2) E chi insegna la mattina? Insegnanti del Comune che lavorano in assenza di collegialità: su una/un sola/o insegnante per ogni classe ricade l’intera responsabilità dell’attuazione del piano dell’offerta formativa, che deve essere svolto tutto nella sola mattina, senza più condivisione, confronto, senza tempi distesi. A detrimento del gioco delle bambine e dei bambini o del loro tempo scuola.
3) E chi va nelle scuole in appalto? Bambine e bambini in classi miste, da 3 a 6 anni, che, a differenza delle coetanee e dei coetanei delle scuole interamente comunali, svolgono le ore di psicomotricità, musica e inglese solo di pomeriggio, così che le più piccole e i più piccoli spesso non reggono il ritmo e i genitori, nonne e nonni, baby sitter li devono venire a prendere subito prima o subito dopo il pranzo. Bambine e bambini che seguono ritmi più serrati e giocano meno e se ne lamentano. Bambine e bambini che non vivono la turnazione delle maestre e che spesso imparano a comportarsi in modo diverso il pomeriggio dalla mattina. Bambine e bambini che nei pomeriggi si trovano in scuole in cui tutto il personale educatore ha pochissima esperienza: molte educatrici hanno fatto solo pochi giorni di supplenza, molte altre non avevano mai insegnato prima alla scuola di infanzia.
4) E cosa c’è nelle scuole in appalto? La metà del personale docente. La metà del tempo dedicato alla programmazione. La metà di scuola. E la metà di soldi per i materiali rispetto alle scuole non in appalto, perché il Comune i soldi nostri li ha dati alle coop. Però, ad oggi nessun materiale è stato portato nelle scuole dalle cooperative. E quindi, metà materiali.
Le nostre bambine e i nostri bambini, evidentemente, sono bambine e bambini a metà per il Comune.
Vorremmo sapere sulla base di quale offerta tecnica il Comune ha aggiudicato l’appalto perché se c’è, certo non si vede né si sente.

Ah già, ma c’è il gioco del silenzio. Allora, shhh, zitte e zitti, va proprio tutto bene.

Comitato L’infanzia non si appalta
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