Insegnanti alle prese con i «bes», la sfida della didattica multimediale

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L’iniziativa di Rcs education punta alla didattica inclusiva

di Valentina Santarpia,  Il Corriere della Sera 17.4.2015

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 Tre tappe per educare gli insegnanti alla «didattica inclusiva multilivello multimediale integrata», ovvero ad una didattica che, sfruttando anche le nuove tecnologie multimediali, riesca ad «includere» e a far partecipare tutti gli studenti, anche quelli che hanno dei «bisogni educativi speciali»: è questo il senso dell’iniziativa «Primaria day», il road show Rcs dedicato interamente alla scuola primaria, con un focus sulla didattica inclusiva e sui Bes, che si conclude oggi, 15 aprile, a Palermo, dopo Milano e Bologna.

Le sfaccettature
Li hanno ribattezzati «bes», «bisogni educativi speciali», ma in realtà gli studenti e i bambini con difficoltà a scuola presentano sintomi e caratteristiche molto diverse tra di loro: sono tutti quegli studenti che hanno disturbi evolutivi specifici, e che hanno uno svantaggio culturale, sociale o linguistico. Il 27 dicembre del 2013, dopo anni di attese e richieste, il Miur ha emanato una direttiva che finalmente dà dignità a questi disturbi, ammettendo che l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit.

La platea
Quanti sono in Italia gli allievi con «bes»? Gli alunni con disabilità certificata sono circa 113 mila, quelli con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) circa 300 mila e quelli con ADHD (sindrome dell’attenzione dell’iperattività) circa 80 mila. Vi sono poi alunni con funzionamento cognitivo limite (o borderline) che rappresentano circa il 2,5% della popolazione scolastica (200 mila), senza considerare quelli con svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale, presumibilmente non pochi. Si tratta quindi di oltre 700 mila alunni (8,5% della popolazione scolastica) con «bes». Una nuova sfida, non facile, per l’integrazione, in una scuola sempre più povera di risorse. E che Rcs Education prova a cogliere unendo le eccellenze della scuola primaria, Fabbri editori, Erickson e Oxford University press.

«Il vecchio prof non esiste più»
«E’ stato un scambio di idee interessante su come deve essere un insegnante inclusivo perché possa avere una classe dove nessuno viene lasciato indietro, e tutti vengano portati al successo formativo: è stato questo lo spirito degli incontri», spiega Agostino Miele, dirigente scolastico dell’istituto Gentileschi di Milano. «La cosa che mi ha fatto piacere è vedere circa 300 docenti della primaria che sono arrivati ai vari incontri per accogliere l’ input». Ovvero? Cosa deve fare un docente per includere e non escludere? «La prima cosa è dimenticare la lezione frontale del passato, dividere la classe in gruppi secondo le potenzialità all’apprendimento, pensare alla classe capovolta, oppure al cooperative learning, tutte modalità che consentono a tutti di partecipare all’apprendimento». Secondo Mieli, bisogna «capire che oggi il docente deve cambiare stile di vita: il vecchio prof che entrava e faceva la sua lezione non esiste più».

Insegnanti alle prese con i «bes», la sfida della didattica multimediale ultima modifica: 2015-04-17T22:52:05+02:00 da
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