Invalsi, la protesta parte dal Mamiani di Roma. Rischia però di essere l’ultima se passa il decreto sulla valutazione

Fatto_lofo15di F.Q.  Il Fatto Quotidiano 25.2.2017 

– Il 3 maggio prenderà avvio, nelle scuole primarie e secondarie, la consueta rilevazione degli apprendimenti a cura dll’Invalsi. Come ogni anno scatta il fronte del “no”, capitanato da uno dei licei più prestigiosi d’Italia. “Inutili, dispendiose, mettono a rischio la legittimazione dei docenti”. Ma all’orizzonte si profila il provvedimento che le renderà “requisito d’ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione”. Sedando forse per sempre gli obiettori.

La prima frecciata contro l’Invalsi è partita. A tirarla sono stati gli insegnanti del liceo “Terenzo Mamiani” di Roma che nei giorni scorsi hanno deciso in collegio docenti di non correggere le prove che verranno somministrate il 9 maggio nelle scuole secondarie di secondo grado. La “mossa” dei docenti di fatto mette il bastone tra le ruote all’istituto nazionale di valutazione perché i test devono essere valutati dai professori. Non è la prima volta: lo scorso anno la maggior parte degli insegnanti del liceo aveva aderito allo sciopero promosso dai Cobas nel giorno di somministrazione dell’Invalsi e molti studenti avevano preferito restare a casa piuttosto che entrare in classe a fare i test.

Una battaglia non ostacolata dalla dirigente Tiziana Sallusti: “Anche quest’anno il collegio docenti si è posto in maniera critica nei confronti dell’Invalsi e all’utilizzo del personale docente in ore aggiuntive. Oggi gli insegnanti sono costretti ad uno straordinario obbligatorio per correggere le prove. I professori hanno fatto una riflessione sullo spreco di denaro per questi test e sulla validità o meno di addestrare gli studenti a rispondere a dei quiz. Va detto che verranno comunque somministrate nelle modalità previste dalla norma per rispetto alle istituzioni”.

Per il “Mamiani” potrebbe essere l’ultima battaglia contro l’Invalsi. Dal prossimo anno, infatti, se sarà approvato dal Parlamento lo schema di decreto legislativo sulla valutazione (all’esame in questi giorni della VII Commissione), le prove rappresenteranno “requisito di ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione”.

Il comma quattro dell’articolo sette costringerà anche le scuole come il “Mamiani” a fare dietrofront: “Non metteremo mai uno studente in difficoltà. Il nostro liceo – dice la dirigente – ha chiari gli ideali ma nel momento in cui l’Invalsi diventerà obbligatorio per il portfolio dei ragazzi il collegio deciderà sul da farsi. Vanno cambiate le modalità d’opposizione. Dovremo riflettere nuovamente sulle nostre scelte”.

A manifestare la contrarietà alla Legge delega è anche la Flc Cgil: “La cosa più grave – spiega Gigi Caramia della segreteria nazionale – è che hanno previsto una certificazione che di fatto rappresenta una specie di valutazione delle competenze acquisite. Ciò significa delegittimare i docenti per dare valore solo alla valutazione che deriva dall’Invalsi. Questa modifica provocherà un caos e potrebbe modificare profondamente il profilo del docente che conosce i ragazzi da anni”.

A detta del sindacato è necessaria una moratoria: “La cosa più logica sarebbe sospenderle perché c’è una discussione in corso sulla loro validità anche in termini scientifici. C’è un dibattito partito dagli Stati Uniti dove per anni il sistema scolastico si è basato sul meccanismo delle prove standardizzate. Si potrebbe farle a campione, come avviene in molti Paesi europei. C’è poi un problema di risorse: le correzioni sono a carico dei docenti senza prevedere alcun finanziamento”.

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