La Buona scuola resta in pista

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ItaliaOggi, 23.5.2017

Il decreto Madia ripristina i poteri contrattuali su alcune materie, dai diritti-doveri all’accessorio.

I diritti e i doveri dei dipendenti pubblici continueranno a essere regolati dal contratto di lavoro. È quanto si evince dal decreto di riforma del testo unico dei dipendenti pubblici, decreto Madia, approvato dal governo in via definitiva il 19 maggio scorso. Il passo successivo sarà l’individuazione dei fondi da destinare alla riapertura del contratto di lavoro e l’emanazione dell’atto di indirizzo da parte del governo, che darà l’avvio alle trattative vere e proprie. Il testo del decreto dispone un parziale ripristino della contrattualizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici che, a seguito dell’entrata a regime della riforma Brunetta, era ormai limitata alle materie riguardanti la prestazione (attività di insegnamento e funzionali all’insegnamento) e la controprestazione (retribuzione ordinaria e permessi). Il ripristino è parziale perché, nel testo precedente alla riforma Brunetta si faceva espresso riferimento alla facoltà, per il tavolo negoziale, di derogare le norme di legge in tutto ciò che aveva per oggetto diritti e doveri dei dipendenti pubblici. Adesso, invece, l’ambito di applicazione è piuttosto ristretto.

Il decreto Madia, infatti, se in via generale definisce il perimetro dell’autonomia privata del tavolo negoziale facendo riferimento al rapporto di lavoro nel suo insieme (includendovi in via generale tutte le materie della prestazione e della controprestazione), introduce il vincolo del limite previsto dalla legge «nelle materie relative alle sanzioni disciplinari, alla valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio, alla mobilità». In queste materie, dunque, più che introdurre vere e proprie deroghe, la contrattazione collettiva potrà prevedere integrazioni volte a riempire gli spazi lasciati vuoti dalla disciplina legale.

Per esempio, in materia di mobilità, la contrattazione collettiva non potrà disapplicare il sistema degli ambiti ripristinando totalmente e per via pattizia la disciplina delle titolarità di sede. Ma potrà introdurre delle eccezioni in via residuale, come per esempio già avvenuto con l’ultimo contratto sulla mobilità. Le regole contenute nel nuovo accordo, infatti hanno consentito ai docenti di chiedere di essere trasferiti in una delle cinque istituzioni scolastiche, eventualmente indiciate nella domanda, assumendone la titolarità. E al tempo stesso, in via generale, ha confermato il sistema degli ambiti e della chiamata diretta prevedendo, sempre per i docenti, la facoltà di esprime 10 preferenze in riferimento ad altrettanti ambiti territoriali. In ciò dando attuazione alla legge 107/2015 che assoggetta, in via generale, i docenti che intendono trasferirsi al sistema degli ambiti e della chiamata diretta. In buona sostanza, dunque, nelle materie dove «la contrattazione sarà consentita solo nei limiti previsti dalla legge» la contrattazione collettiva potrà aggiungere alle norme esistenti eccezioni e integrazioni, ma non potrà disapplicare totalmente ciò che dice la legge, in questo caso la riforma della Buona scuola.

Ciò vale per il sistema degli ambiti, per le sanzioni disciplinari, e per la valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio. Per le sanzioni disciplinari i margini di manovra del tavolo negoziale riguardano solo la disciplina sostanziale. Vale ai dire: il catalogo delle sanzioni e il loro collegamento alla casistica dei fatti antidoverosi. La disciplina procedurale e i relativi rimedi (compreso il ricorso al giudice del lavoro) sono attualmente regolati da norme di legge, peraltro contenute nello stesso testo unico del pubblico impiego.

Quanto al compenso accessorio collegato alla valutazione del merito, i margini di trattativa sembrerebbero più ampi, perché allo stato attuale la disciplina legale presenta maglie piuttosto larghe dove potrebbe innestarsi la contrattazione collettiva. Ma la disciplina di dettaglio è tutta da scrivere.

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La Buona scuola resta in pista ultima modifica: 2017-05-23T10:01:38+02:00 da
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