TuttoscuolaNews, n. 787 del 25.10.2016
– Quest’estate, in occasione dei trasferimenti dei docenti sugli ambiti territoriali, è stata per prima Tuttoscuola a rilevare il pesante squilibrio tra il numero dei docenti del Mezzogiorno rispetto ai posti disponibili su quel territorio.
Una specie di questione meridionale, circoscritta a quei 70 mila docenti trasferiti in varie parti d’Italia, che probabilmente è estesa in forma generale a tutti gli insegnanti statali.
La conferma che effettivamente esiste questo squilibrio all’interno di tutta la classe docente italiana è venuta direttamente dal ministro dell’istruzione Giannini che, in occasione del question time di giovedì scorso al Senato, ha affermato che “l’80 per cento degli insegnanti – l’ho già detto in molte occasioni, ma il dato resta quello – ha una residenza e una provenienza dalle Regioni centromeridionali, mentre il 65 per cento delle cattedre disponibili si trovano nelle Regioni centrosettentrionali”.
A dir la verità, più che i numeri con i quali il ministro ha comparato aree non omogenee, sovrapponendole al centro, quel che conta nella sostanza delle sue dichiarazioni è il riconoscimento ufficiale di questo squilibrio tra posti disponibili sul territorio (offerta) e docenti alla ricerca di una sede vicina (domanda). Uno squilibrio emerso nella fase di mobilità, presente pressoché ovunque, ma che Giannini ritiene naturale e fisiologico: “Credo comunque che non sia corretto immaginare, in un Paese unico, unitario e sostanzialmente unito nella sua identità culturale, linguistica e nel suo assetto istituzionale, che sia un male assoluto essere oggetto di trasferimento, per una fase della vita e della propria carriera nel settore pubblico, che sia la scuola o qualcos’altro, in un’altra parte del Paese”.
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La questione dei docenti meridionali/1: per Giannini è naturale il trasferimento altrove ultima modifica: 2016-10-24T05:13:44+02:00 da