La riforma monca degli Istituti professionali

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di Corrado Zunino, la Repubblica, 16.10.2017 

 Il ministero dell’Istruzione non ha voluto restituire alle scuole superiori che avviano al lavoro le 4 ore sottratte dalla Legge Gelmini. Nonostante i Tar, il Consiglio di Stato, il Parlamento, i sindacati. Così è più difficile predicare l’Alternanza.

ROMA – Per questo ministero dell’Istruzione è più difficile sostenere che l’Alternanza scuola lavoro sia cosa buona e giusta quando, poi, ministra e sottosegretari accettano che gli Istituti tecnici e professionali restino con la metà delle ore di laboratorio necessarie, così come decretato nel 2008 dalla Legge Gelmini. Quel provvedimento all’interno di tagli scolastici per otto miliardi di euro fece rientrare, quasi non vista, la compressione delle ore svolte in aula nei Tecnici e nei Professionali. Da 36 ore a 32, a partire dal 2010-2011. L’ex ministro Giuseppe Fioroni le aveva già potate nel 2007: da 40 a 36. Otto ore in meno nell’arco di tre stagioni, un programma didattico falcidiato.

Non è un caso se Tecnici e Professionali nelle ultime stagioni hanno conosciuto un’emorragia di docenti, passati al sostegno per sopravvivere. E di studenti. Secondo i dati del Miur, l’iscrizione agli Istituti professionali è passata dal 20,6 per cento del 2013 al 17,6 per cento del 2016, al 16,5 per cento di quest’anno. Gli iscritti annuali, oggi, sono poco più di 110 mila.

Ecco, lo scorso 14 settembre in Gazzetta ufficiale sono stati pubblicati i regolamenti del riordino delle scuole non liceali, decreti numero 133 e 134. E i tagli alle ore di lezione sono stati confermati, con un’ignavia dell’attuale ministero difficilmente spiegabile.

Ancora lo scorso marzo le due commissioni Cultura di Camera e Senato avevano dato parere favorevole al ritorno dell’orario pieno nei due rami scolastici. E, a proposito del tentativo di restaurare almeno la situazione pre-Gelmini, il Tribunale amministrativo del Lazio – su istanza del sindacato Snals-Confsal – per tre volte ha chiesto l’immediato ripristino delle ore “tagliate in maniera indiscriminata”. Il Tar ha annullato i decreti ministeriali firmati nel 2008 nominando, di fronte al silenzio dell’ex ministra Stefania Giannini e dei suoi sottosegretari, un commissario ad acta affinché riportasse l’orologio dei Tecnici-Professionali alla situazione precedente. Il Consiglio di Stato, tra l’altro, ha confermato i giudizi del Tar del Lazio: quelle ore vanno restituite a studenti e a professori.

La commissaria Carmela Palumbo, capo dipartimento al Miur per le Risorse umane, ha preso in mano la questione, obbligata. Ma ha seguito le indicazioni della magistratura amministrativa solo nella parte in cui chiedeva una spiegazione al taglio. Sul ripristino, nulla. “Sono venute a cadere le classi del vecchio ordinamento”, spiegherà il sottosegretario Gabriele Toccafondi. Con la riforma degli Istituti professionali. Aggiungerà: “Non è solo un problema di finanziamenti, ma una complessità del sistema”. Già, il 14 settembre il Miur ha pubblicato i nuovi regolamenti delle professionali con le solite 32 ore di lezione inserite in programma.

Una riforma della Buona scuola con qualche ambizione – quella degli Istituti professionali – dovrebbe annullare tagli che quattro tribunali e due commissioni parlamentari e tutti i sindacati avevano definito “ingiustificati” e chiesto di superare. E’ di questi giorni la potente discussione sull’Alternanza scuola lavoro. La riuscita protesta degli studenti, le promesse di ministra e sottosegretario: “Avrete gli Stati generali sul tema e, comunque, un’offerta per i ragazzi più alta e qualificata”. Il modello tedesco è lì, sempre citato. Ma se nelle scuole più vicine al mondo del lavoro – le Professionali, appunto – neppure si ha la forza di restituire quattro ore rubate, lontano non si va.

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La riforma monca degli Istituti professionali ultima modifica: 2017-10-16T16:59:10+02:00 da
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