La scuola di Renzi: servilismo e privatizzazione, fermarli si può

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Di fronte al disegno di controriforma della scuola elaborata dal Governo Renzi, in perfetta linea con i contenuti del Jobs Act e con i precedenti tentativi di riforma del Governo Berlusconi, è necessaria un’unità d’azione incisiva, che blocchi almeno con uno sciopero unitario la scuola tutta

di Francesco Cori,  aprile 2015

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Siamo alla fase finale della progettata controriforma della scuola elaborata dal Governo Renzi; un disegno di legge che si colloca in perfetta linea con la concezione generale dei rapporti sociali precedentemente elaborata nel Jobs act e sulla base della quale si concepisce un modello d’istruzione e di formazione delle nuove generazioni. Collocandosi in piena continuità con tutti i tentativi di riforma della scuola incentrati sull’autonomia finanziaria e gestionale, il disegno di legge elaborato da questo Governo prevede un rafforzamento del potere dei dirigenti scolastici e una demolizione di tutti gli organi collegiali della scuola di una portata straordinariamente superiore a quanto abbiamo visto e conosciuto sinora.

I dirigenti scolastici avranno il potere di scegliere gli insegnanti che più li aggradano avendo a disposizione degli albi territoriali; da questo punto di vista l’eliminazione delle graduatorie viene utilizzata come un tentativo da parte del Governo d’introdurre il principio dei rapporti personali, dei favoritismi e del clientelismo all’interno delle scuole. E’ per questa ragione che l’onorevole Aprea di Forza Italia, che in passato aveva tentato d’introdurre la chiamata diretta nelle scuole, trovando una forte opposizione dei precari della scuola, ha accolto con soddisfazione il progetto di legge di Renzi affermando che questo disegno si colloca in perfetta continuità con le linee di fondo portate avanti in questi anni da Forza Italia.

Al rafforzamento dei poteri del dirigente scolastico si accompagna una demolizione dei diritti di tutti i lavoratori della scuola: il personale ATA (segreterie, collaboratori scolastici, etc.) viene quasi dimezzato, con il rischio di una gestione caotica ed emergenziale della sicurezza nelle scuole, mentre gli scatti d’anzianità vengono ridotti a briciole sulla base di una fantomatica concezione del merito individuale di stampo social-darwinista (ovvero mors tua vita mea), che, poi, nei fatti, data la carenza strutturale di fondi, si riduce a cifre ridicole che si avvicinano alle decine di euro mensili. Oltre a ciò si prevede una riorganizzazione generale del personale visto che il dirigente scolastico ha la possibilità di rinnovare i contratti ogni tre anni. La facoltà per i dirigenti di poter scegliere il personale si estenderà negli anche ai docenti attualmente in ruolo che facendo domanda di mobilità passeranno agli albi provinciali. Il processo sarà completo con il graduale turnover.

Come per il Job acts il Governo ha ingaggiato una lotta feroce contro i lavoratori e contro i sindacati tutti che, al pari della lotta contro il job act, stanno dimostrando chiaramente la loro debolezza e confusione. Di fronte ad una richiesta sempre più forte da parte dei lavoratori di un unità d’azione che sia incisiva, che blocchi almeno con uno sciopero unitario la scuola tutta, i sindacati confederali sono come ingabbiati da un attendismo che manifesta la paura ed il senso d’impotenza in cui essi stessi si sono cacciati.

L’unico evento significativo previsto dai sindacati confederali sarà una manifestazione il 18 aprile a Roma, cui parteciperanno anche i lavoratori autoconvocati della scuola. Di fronte all’attendismo dei sindacati confederali, i sindacati di base non riescono ancora ad esprimere un unità di fondo. Mentre i sindacati Usb, Anief, Unicobas e Cub e i lavoratori autoconvocati della scuola, hanno indetto uno sciopero il 24 aprile, sostenuto anche da “il sindacato è un’altra cosa opposizione in CGIL”, i Cobas hanno lanciato lo sciopero contro i test Invalsi nelle giornate del 5, 6 e 12 maggio, anche in questo caso i lavoratori autoconvocati sostengono lo sciopero.

Anche se la frammentazione sindacale e l’attendismo dei confederali non fanno presagire nulla di buono, il mondo della scuola è stato sempre capace di rompere gli steccati e le rigidità attraverso la spinta della dimensione autoconvocata, assembleare e consigliare dei movimenti. I lavoratori autoconvocati della scuola hanno lanciato un’importante assemblea nazionale domenica 12 aprile a Roma (allo SCUP, in via nola 5) composta di due parti: prima un’assemblea plenaria di tutto il movimento della scuola poi un’assemblea dei precari per elaborare forme di lotta più incisive e per continuare a sostenere e rafforzare la necessità di uno sciopero unitario a partire dalla prima data utile ovvero il 24 di aprile. Al di là delle preferenze sindacali è necessario sostenere un’azione comune che blocchi la scuola tutta, ma di fronte alle ambiguità, ai limiti e alla frammentazione del sindacato è necessario partire dai bisogni dei lavoratori, generalizzare quei momenti e quelle forme di lotta che appaiono più incisive ed efficaci. Il 24 aprile può essere un primo momento.

La scuola di Renzi: servilismo e privatizzazione, fermarli si può ultima modifica: 2015-04-10T09:51:59+02:00 da
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