L’alternanza scuola-servitù della gleba

di Vincenzo Pascuzzi, Aetnascuola.it, 22.10.2017

– Da Gelmini (quella convinta dell’esistenza di un tunnel sotterraneo tra Ginevra e il Gran Sasso in cui transitavano neutrini) la cui riforma scriteriata sortisce tuttora i suoi effetti, alla montiana Giannini, firmataria della Buona Scuola di Renzi, fino alla ministra Fedeli che, forte del suo diplomino alle magistrali, vuole insegnare ai ragazzi come si studia, un diluvio di cialtroneria e incompetenza si abbatte da anni sul mondo della suola e, nonostante le proteste di tutti i soggetti costretti a subirlo, continua a produrre danni.
Perciò è semplicemente ridicola la rassicurazione della ministra che presto sarà attivato sul sito del Miur un bottone per segnalare gli abusi, quando gli abusi sono scientemente perpetrati dal governo per il quale lavora. Piuttosto e a proposito, proponiamo l’alternanza per la ministra Fedeli: visto che il lavoro già ce l’ha, potrebbe alternarlo con l’attività didattica e finire finalmente le scuole.

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L’alternanza scuola-servitù della gleba

PECCATO CHE i ragazzi non vengano sottratti alla didattica per essere avviati al Cern ad apprendere i fondamenti della ricerca, né accolti nei ministeri per sapere come nasce una riforma (forse meglio vedere come si fanno i BigMac). Vengono mandati a passare prodotti alle casse dell’autogrill, portare sdraio in spiaggia, guidare muletti nei magazzini, pulite i tavoli dei fast-food, Cioè a fare quel che faranno da grandi e da laureati se continueranno ad avere governanti del calibro di questi qui.
Ma perché un provvedimento così demenziale? Il rasoio di Occam impone di considerare valida la risposta più ovvia e cioè: perché quelli che lo hanno ideato sono degli analfabeti- Ma a ben vedere l’alternanza scuola-lavoro, cioè l’alternanza studenti-servi della gleba, oltre che una furbata di bassa lega (per uno studente che compie gratis quella mansione, un disoccupato resta a casa), è perfettamente coerente col modello culturale di Renzi, che a dispetto dei suoi slogan sul merito ha portato al governo delle nullità e considera la critica “chiacchiera”, la riflessione una perdita di tempo, i “professoroni” un freno al progresso.
È NATURALE che chi ha fatto il Jobs Act voglia inculcare nei giovani l’idea che non debbano sentirsi sfruttati, ma appagati di partecipare al grande balzo neoliberista. Fa comodo alla classe non dirigente attuale che gli adolescenti si abituino a pensarsi come destinati alla precarietà e a lavori poco qualificati, sottopagati, senza pensioni future, ferie e giorni di malattia.
Dopo aver stracciato lo statuto che limitava il potere dei padroni di licenziare a proprio piacimento i dipendenti, mancava solo il modo di diffondere tra i futuri lavoratori i principi della rassegnazione e della mancanza di solidarietà con cui decenni di svalutazione del lavoro hanno disgregato la coscienza di classe.
Perciò è semplicemente ridicola la rassicurazione della ministra che presto sarà attivato sul sito del Miur un bottone per segnalare gli abusi, quando gli abusi sono scientemente perpetrati dal governo per il quale lavora. Piuttosto e a proposito, proponiamo l’alternanza per la ministra Fedeli: visto che il lavoro già ce l’ha, potrebbe alternarlo con l’attività didattica e finire finalmente le scuole.
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