Lotte studentesche, occupati i licei. E una preside denuncia i suoi alunni

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di Antonella De Gregorio,  Il Corriere della Sera  25.11.2015.  

Al via l’autunno caldo della scuola. I presidi del Lazio agli studenti: «Con rischio terrorismo, irresponsabile occupare». Rusconi (Anp): «Trovare spazi di dialogo»

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«L’idea era di resistere fino al vertice Nato (a Firenze il 26 e 27 novembre, ndr), per dare visibilità alla nostra protesta. Ma forse è proprio per evitare un problema in più in città, che il questore ha ordinato lo sgombero». Emma Ricucci, 17 anni, è una degli studenti che hanno occupato il liceo Alberti del capoluogo toscano per quattro giorni finché, lunedì, agenti della Digos hanno fatto irruzione nella scuola, fotografato e identificato i ragazzi, liberato i locali. Qualche zaino buttato a terra, un po’ di spavento. Ma l’intervento non è stato «ruvido», ammette Emma. Che pur non avendo votato a favore dell’occupazione, come invece hanno fatto altri 234 compagni (sui 500 del liceo), sostiene che il confronto debba rimanere ancora aperto, perché «i problemi che vogliamo discutere sono tanti». La riforma della scuola, il diritto allo studio che non c’è, i contributi alle scuole private, l’alternanza scuola-lavoro (che, dicono, «ci farà lavorare gratis per le aziende«). Ma anche contro problemi più contingenti. Come l’ambìta sezione multimediale del liceo, «in cui entra solo chi ha 8 in matematica», spiega Emma. «Creerà classi di serie A e di sere B». Di questo stavano discutendo i ragazzi riuniti in assemblea, quando è arrivata la polizia.

Liturgia

Occupazione: liturgia d’autunno. Esercizio muscolare degli studenti che alcuni dirigenti tollerano, altri rispediscono al mittente. Come la preside dell’Alberti,Anna De Santis, che ha presentato denuncia per interruzione di pubblico servizio. «Non avevo fatto esplicitamente richiesta di sgombero», dice la dirigente, neoinsediata nel capoluogo toscano. «È un reato per cui si procede d’ufficio, la polizia ha valutato l’intervento in autonomia». Ma l’intervento delle forze dell’ordine ha toccato un nervo scoperto, anche perché arrivato a pochi giorni dall’irruzione a un altro artistico, quello di Porta Romana, dove alcune decine di occupanti impedivano l’ingresso agli altri studenti, sordi agli appelli dei genitori e dei docenti che condannavano l’occupazione.

Prendere la parola

«L’irruzione della polizia? Grave», commenta Danilo Lampis, dell’Unione degli studenti, che ieri hanno portato solidarietà ai «colleghi» dell’Alberti, fuori dalla scuola. «La situazione è tesa, a livello internazionale, c’è necessità che anche gli studenti prendano la parola, che chiedano meno esclusione sociale e un’istruzione diversa». E gli studenti chiedono di non utilizzare l’allarme terrorismo «a fini strumentali»: «le occupazioni – spiega Lampis – servono anche per fare in modo che a scuola si discuta di questo tema».

Pugno duro

Non si occupa solo a Firenze: a Bologna, all’Isart (Istituto Artistico) «dalle ore 22 del 23 novembre – ha scritto la preside Maria Cristina Casali alle famiglie – un gruppo di studenti “insieme ad alcune persone esterne” ha fatto intrusione nella scuola e ha affermato di averla occupata». Tensioni al Cannizzaro di Palermo, dove alcuni ragazzi hanno messo le catene ai cancelli per impedire l’accesso ed è intervenuta la Digos. Nella roccaforte siciliana, sono, (o sono stati) «in mano agli studenti» anche l’Emanuele Basile, l’alberghiero Borsellino, il Nautico, il Garibaldi, il Vittorio Emanuele III. E da martedì anche Iiss «Ferrara» e il liceo «Benedetto Croce». A Giugliano, in provincia di Napoli il liceo De Carlo, l’Itis Galvani e il Manzoni. A Brindisi, lo Scientifico Fermi e il Classico Marzolla. A Roma, la contabilità mutevole delle occupazioni elenca il Socrate, il Cannizzaro, il Nomentano, l’Alberti, il Ruiz. Per tutti, blocco delle lezioni. Banchi e sedie per barricate, striscioni all’esterno, graffiti. E, nelle palestre o in aula magna, si parla dell’odiata riforma, ma anche degli attentati di Parigi, di terrorismo, immigrazione. Gabriele Toccafondi, parlamentare Ncd, fiorentino e sottosegretario all’Istruzione, ha commentato su Facebook: «È irragionevole arrivare all’occupazione». E ai ragazzi ha spiegato che «il pugno duro resisterà» per casi analoghi, «così come persiste il dialogo». Esorta gli studenti a parlare, fare assemblee, ma – dice – « fate con la vostra testa e non fatevi guidare da cattivi maestri».

«Partecipazione democratica»

Ma anche se polizia e presidi fanno ancora (a volte) la voce grossa, sono anni che la «Pantera» ha gli artigli spuntati. L’anno scorso l’aveva tramutata in un gattone mansueto il sottosegretario Davide Faraone, che aveva definito le occupazioni «una lotta all’apatia, esperienze di grande partecipazione democratica», sollevando sdegno e richieste di dimissioni da parte di gruppi di presidi e genitori.

Rischio terrorismo

«Le occupazioni vanno fermate subito, non ha dubbi Mario Rusconi, vice presidente dell’Associazione nazionale presidi. «Sono un rito stanco, un malvezzo della scuola italiana oltre a costituire un reato, perché l’istruzione è un servizio pubblico e l’occupazione abusiva di locali pubblici è illegale». E adesso – aggiunge – «c’è anche un elemento aggiuntivo di pericolosità: potrebbero creare nelle scuole la potenziale intromissione di personaggi con legami con il terrorismo o di mitomani di turno».

Prevenire con il dialogo

«Da sempre riteniamo che le occupazioni abbiano valore “disformativo”», afferma Rusconi, che ha chiamato a raccolta i colleghi di Roma e provincia per affrontare il problema sul nascere. «Abbiamo avuto un incontro con il prefetto, il questore e il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale. Abbiamo ottenuto l’assicurazione che ci sarà un coordinamento e l’intervento delle forze dell’ordine, qualora richiesto dal capo d’istituto se si presentassero situazioni particolarmente pericolose». L’Anp Lazio sta mettendo a punto «una sorta di “decalogo” sul comportamento da tenere in caso di occupazioni: l’invito ai presidi è quello di colloquiare con i ragazzi, capire le ragioni della loro insoddisfazione e cercare di venire incontro alle loro esigenze formative». «I ragazzi dicono che la scuola è imbalsamata? Hanno ragione. Dobbiamo dare loro la possibilità di organizzare giornate alternative, durante l’anno, per discutere e approfondire solo quello che vogliono, parlare di letteratura contemporanea, musica, street art. È compito dei presidi intelligenti trovare spazi, nei momenti che ritengono più opportuni». Ed è importante non lasciarli in balia di se stessi, dice Rusconi: le occupazioni sono spesso occasioni in cui una minoranza di studenti assapora il gusto della leadership senza responsabilità, sotto l’occhio di adulti indifferenti.

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