Ma l’inglese resta un’ottima risorsa

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di Pietro Guindani, Il Sole 24 Ore, 1.3.2018

– Pur nel rispetto della lingua italiana, di cui siamo orgogliosi, riteniamo di non poter condividere le conclusioni della sentenza del Consiglio di Stato in merito all’offerta di corsi di laurea impartiti esclusivamente in lingua inglese. L’offerta di corsi di laurea magistrale, e in generale di insegnamenti terziari superiori esclusivamente in inglese, è una proposta di grandissimo valore per gli studenti, per il corpo docente e per gli atenei italiani, con ricadute positive su tutto l’ecosistema sociale in cui tali atenei si collocano. La scelta della lingua inglese, lontano da escludere alcuno, consente a un numero sempre maggiore di studenti di essere inclusi a pieno titolo in quella comunità internazionale senza frontiere che viene auspicata e apprezzata a cominciare, ad esempio, dai programmi Erasmus. Solo un’ottima conoscenza della lingua inglese a livello professionale può dare agli studenti speranze di occupabilità sostenibile nel medio lungo termine; negare questo presupposto fondamentale significa negare la realtà del contesto in cui si collocano gli studenti italiani, le imprese italiane e la società italiana in toto.

Solo a titolo di esempio, nella grande area metropolitana di Milano hanno sede circa 3600 multinazionali estere, pari al 33% di quelle presenti in Italia, oltre ai grandi gruppi nazionali e a migliaia di piccole e medie imprese che esportano una quota pari al 9% dell’export nazionale e necessitano di personale professionalmente qualificato anche sotto il profilo linguistico, dimensione che ancora rappresenta un punto di debolezza delle nostre imprese. La non conoscenza o la conoscenza scarsa della lingua inglese è, per converso, una garanzia di esclusione dai segmenti di mercato del lavoro a più alto valore, sia sotto il profilo retributivo sia di sviluppo potenziale, con ricadute negative su tutto il tessuto occupazionale che vede impoverito il proprio capitale collettivo di competenze. Invece di vedere ostacolata la crescita dei corsi in lingua inglese, vorremmo vederne promossa la crescita in numero e qualità, anche attraverso l’indispensabile innalzamento preventivo e uniforme delle competenze linguistiche della popolazione degli studenti e del corpo docente. Le norme di diritto che hanno ispirato le sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, istituzioni a cui va il nostro pieno rispetto, dimostrano di avere fatto il loro tempo, un tempo passato in cui l’affermazione dello stato nazionale prevaleva sulla proiezione internazionale del popolo italiano e sulle ipotesi di integrazione culturale a livello almeno europeo, contesto ove la lingua inglese è indubitabilmente la lingua della coesione e della collaborazione. Se veramente abbiamo a cuore il destino degli studenti di oggi, che saranno i lavoratori di domani, i limiti posti al Politecnico di Milano e agli altri atenei vanno rimossi, stabilendo invece meccanismi di premio per gli istituti – a ogni grado del sistema scolastico e universitario italiano – che sono impegnati a dare realmente un futuro migliore ai nostri giovani.

  • Pietro Guindani, Vicepresidente Assolombarda per Università, innovazione e capitale umano

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