Mancata sicurezza, preside a processo: 10 capi d’imputazione tra cui prof e Ata non formati

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La Tecnica della scuola  22.2.2017

– Da qualche anno la sicurezza dei locali scolastici è diventata uno degli assilli dei dirigenti: le norme imperative non ammettono “dimenticanze”.

I fatti di cronaca, del resto, dicono che c’è davvero poco da scherzare. L’ultima cattiva notizia su questo fronte è arrivata da Marsala, dove la Procura ha disposto la citazione diretta a giudizio della dirigente del Liceo classico “Giovanni XXIII” di Marsala, A.M.R.C., di 63 anni.

L’accusa prodotta nei confronti della ds è quella di non avere adottato misure idonee a garantire la sicurezza all’interno dei locali scolastici, di cui lei è diretta responsabile.

Il procedimento scaturisce dai controlli effettuati nell’edificio scolastico (il cinquecentesco ex convento di Santo Stefano) dalla Guardia di finanza, oltre che da funzionari dei vigili del fuoco e dell’Asp.

Il fatto risale al novembre 2015. Forse non è un caso, perché proprio in quei giorni per il 58enne Livio Bearzi si sono aperte le porte del carcere: Bearzi era il preside del Convitto nazionale “Domenico Cotugno” dell’Aquila, venuto giù per il terremoto la notte del 6 aprile 2009 (persero la vita tra studenti e altri due rimasero feriti). È finito in cella a Udine per omicidio colposo plurimo e lesioni personali.

I giudici della Cassazione lo hanno condannato – con sentenza definitiva – a quattro anni di reclusione (più la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni): a Bearzi furono contestate la mancata ristrutturazione dell’edificio ottocentesco dell’Aquila e la mancata predisposizione di un piano per la sicurezza.

Quella sentenza ha rappresentato uno spartiacque. I controlli, infatti, sono diventati più stringenti.

Tornando ai nostri giorni, i fatti relativi al Liceo classico di Marsala, la dirigente scolastica fu denunciata per aver omesso di adottare idonee misure per la prevenzione degli incendi e a tutela dell’incolumità dei lavoratori.

Dall’atto di citazione a giudizio (dieci i capi d’imputazione), risultava mancante l’impianto di allarme con altoparlante, non era funzionante parte dell’impianto di illuminazione di sicurezza e uno dei portoni sulla strada, sulla quale c’è l’ingresso della scuola, era completamente chiuso, mentre avrebbe dovuto garantire l’uscita d’emergenza.

Tra le altre contestazioni, omesse manutenzioni, mancati interventi necessari per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, omesse puliture di locali esterni necessarie per assicurare adeguate condizioni igieniche, due scale non conformi alle norme, la designazione di un professionista privo dei necessari requisiti di legge e la mancata formazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza (da rinnovare almeno ogni cinque anni).

Il processo nei confronti della ds siciliana si svolgerà davanti al giudice monocratico di Marsala e prenderà il via il prossimo 26 aprile.

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Mancata sicurezza, preside a processo: 10 capi d’imputazione tra cui prof e Ata non formati ultima modifica: 2017-02-23T04:54:55+01:00 da
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