Non aboliamo le gita scolastiche. C’è un’altra soluzione

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di Cesare Catà L’Huffington Post   17.10.2015.  

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È un malcostume civicamente corrosivo, tipicamente italiano, aprire dibattiti sui problemi post-factum, dopo l’epilogo. Disquisire su abusi edilizi dopo i danni del maltempo, sulla chiusura di una discoteca dopo la circolazione di droghe mortali. Dopo. Così, anche per le tremende morti e gli incidenti succedutisi in gite scolastiche nel giro di pochi mesi. Facile (e forse giusto) dire, ora, che le gite andrebbero abolite.

Ma si tratterebbe di una semplificazione post-factum che serve magari a lenire il dolore, senza tuttavia risolvere il problema strutturale. Sarebbe come proibire di costruire nella zona in cui il ponte è caduto (rimanendo poi però i pericoli di crollo in numerose zone della nazione); o chiudere una discoteca incriminata (mentre la questione della circolazione di droga nei locali rimane pressoché irrisolta).

Forse, vale allora la pena tentare di avanzare proposte, mettere una pars construens a far da contraltare a una sacrosanta pars destruens. Parliamo allora di pedagogia. Le gite scolastiche hanno fatto il loro tempo all’interno della scuola moderna, perdendo il loro significato originario? Può darsi. Ma la cosa va vista nel quadro generale della scuola italiana contemporanea, dove anche i curricula, i metodi di docenza, il reclutamento, l’offerta didattica sono vecchi, esausti.

Certo che le gite, ormai da decenni, sono più che altro pericolosi momenti rituali di evasione sociale in cui i giovani tendono a manifestare le loro attitudini più terribili; ed è nella natura stessa degli studenti. Così come è del tutto comprensibile che dirigenti scolastici e insegnanti siano giunti al punto, stando così le cose, di voler quasi rifiutare in toto questo tradizionale momento del percorso scolastico.

E allora? Basta gite? Se intese così e così deteriorate come lo sono ora, strumenti vecchi in un mondo nuovo, certamente sarebbe la soluzione migliore. Ma se vi fosse un’altra possibilità? Vale a dire: ripensare le gite scolastiche. In che modo? Alla luce della realtà contemporanea, e con seri parametri didattici.

Una proposta sensata potrebbe essere quella di pensare un periodo dell’anno scolastico in cui le lezioni vengano svolte all’estero in un’altra lingua (tra quelle curricolari) presso un istituto ospitante. Due settimane, al termine delle quali gli studenti, suddivisi a gruppi in varie classi, sostengono un piccolo esame e ottengono un attestato. Nel periodo di soggiorno, la scolaresca svolge una serie di iniziative culturali e ricreative volte a mettere in contatto gli studenti ospiti con la realtà socio-culturale della città ospitante.

Un progetto dalla valenza europea, in cui anche le strutture ricettive dovrebbero avere precisi parametri. Una sorta di piccolo Erasmus per i ragazzi delle superiori. (esistevano vari progetti europei con questa prospettiva, ma mai decollati davvero). Fantascuola? Può darsi. Ma in un momento in cui i problemi della realtà scolastica italiana si palesano nel modo più impellente e tremendo, occorre forse rispondere anche con progetti e sogni allo sfacelo.

Occorre poter uscire dall’alternativa in cui o le gite non si fanno o si fanno come allo stato attuale: cioè per soddisfare una mera volontà di studenti e/o docenti di visitare un luogo, senza alcun vero guadagno didattico, in strutture alberghiere fatiscenti e in periferia, con programmi giornalieri spesso approssimativi stilati distrattamente da agenzie per le quali gli studenti sono utili solo in termini di profitto (come quando i nostri poveri studenti sono “deportati” in teatro per riempire sale altrimenti vuote).

Alle gite scolastiche intese come lo sono ora è forse giunto il momento che la classe docente, priva di scudi legali e remunerazioni finanziarie per il lavoro svito, dica unitariamente “no”; ma un “no” a cui segua il “tuttavia” di progettualità dal respiro europeo e didatticamente rinnovate, vitali – le medesime che servirebbero a tutti i settori della scuola italiana di oggi, in un tempo di riforme forse non sufficientemente coraggiose per lo stato in cui versiamo.

Non aboliamo le gita scolastiche. C’è un’altra soluzione ultima modifica: 2015-10-18T10:39:47+02:00 da
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