Nuovo ministro, alla fine a Giannini è rimasto il cerino in mano

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Alessandro GiulianiLa Tecnica della scuola  13.12.2016

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– “Alla fine Stefania Giannini è l’unica che rimane fuori dal Governo. Le è rimasto il cerino in mano”.

Utilizza una metafora forte, ma calzante, la senatrice Alessia Petraglia, di Sinistra italiana nel commentare la scelta del nuovo responsabile del Miur, Valeria Fedeli, al posto dell’ex rettore dell’Università per stranieri di Perugia.

L’accademica, lucchese, classe 1960, docente di Glottologia e Linguistica, “ora è amareggiata”, ha commentato il primo quotidiano d’Italia.

“Entrata nel governo Renzi come esponente di Scelta civica, passata nel 2015 nel Pd e poi ieri messa all’angolo – scrive ancora il Corriere della Sera – proprio da quel partito che l’ha sempre vissuta un po’ come un corpo estraneo. E con il premier più di una volta si è trovata in conflitto e costretta a fare passi indietro su novità già annunciate, vedi ad esempio l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina o la modifica dell’esame di maturità, puntualmente smentita da Renzi”.

La Giannini “sarà ricordata per la riforma della «Buona scuola», varata con l’obiettivo di rimettere un po’ d’ordine in un settore da anni lasciato a se stesso”. L’ex ministro “lascia il rissoso mondo sindacale della scuola, compattato proprio dal no a quella riforma che ha fatto scendere nelle piazze d’Italia 500 mila tra docenti, studenti, bidelli e genitori in uno sciopero (il 5 maggio 2015) che ha sfiorato l’80% delle adesioni. Una riforma che, da una parte, ha fatto assumere 100 mila persone, precarie da anni. Dall’altra però non ha procurato alle scuole tutti i professori necessari: molti assunti hanno dovuto trasferirsi lontano centinaia di chilometri e i supplenti non sono scomparsi (come promesso)”.

Il passaggio di consegne tra la neo ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, e la ministra uscente si è svolto al Miur nel pomeriggio del 13 dicembre. Per l’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione “l’incontro si è svolto in un “clima di collaborazione” e ha riguardato i dossier aperti e le prossime scadenze amministrative. La senatrice Stefania Giannini ha augurato buon lavoro a Valeria Fedeli che ha ringraziato il suo predecessore per il lavoro svolto finora”.

Cosa accadrà ora ai piani alti di Viale Trastevere? È difficile dirlo. Di sicuro, “per segnare la discontinuità non basta togliere un ministro sostituendola con una ex sindacalista come la senatrice Fedeli. È invece urgente abrogare la legge 107 e avviare un piano straordinario per la stabilizzazione dei precari”, taglia corto Petraglia.

 “Questo purtroppo non avverrà – continua l’esponente di Sinistra italiana – perché la Buona Scuola è parte integrante della visione politica del Pd. L’unico decreto correttivo è stato varato a marzo del 2016 per far rientrare nelle proprie province chi era stato costretto all’ambito nazionale, altra scelta fatta sull’onda delle necessità elettorali che ha prodotto altri effetti domino nelle assunzioni e assegnazioni, accentuando il livello dello scontro tra precari”.

Poi, però, la stessa Petraglia sembra lasciare spazio al cambiamento. “Alla ministra Fedeli che ha annunciato che vorrà visitare le scuole, incontrare gli insegnanti proponiamo di farlo con chi potrà farle vedere la vera realtà e non l’ennesima finzione preparata per le visite ufficiali. Servirà per capire come la Buona Scuola abbia fortemente aggravato le pessime condizioni con cui Gelmini e Tremonti avevano già umiliato la scuola”.

Petraglia invia “un ultimo promemoria per una ministra ex sindacalista: da oltre 7 anni è bloccato il contratto del pubblico impiego, non ci sono scatti contrattuali, gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi d’Europa, servono nuove assunzioni a partire dal personale Ata. C’è ancora spazio per cambiare rotta”, ha concluso la parlamentare di Sinistra italiana.

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Nuovo ministro, alla fine a Giannini è rimasto il cerino in mano ultima modifica: 2016-12-13T22:22:00+01:00 da
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