Ocse: in Italia il 35% fa un lavoro non in linea con gli studi fatti

sole-scuola_logo14

di Andrea Carli, Il Sole 24 Ore, 18.12.2017

– In Italia il 35% delle persone fa un lavoro che non ha nulla a che vedere con il percorso di studi che ha fatto. E le opportunità si delineano con più facilità se si hanno in contatti giusti. Lo mette in evidenza il report dell’Ocse“Ottenere le giuste competenze”, pubblicato questa mattina.Il report si basa e rielabora i contenuti della prima indagine sulle competenze nel mercato del lavoro italiano, pubblicata dall’Organizzazione a ottobre. Una richiesta di competenze debole sommata a un numero limitato di posti a disposione hanno anche contribuito a un’emergenza, quella rappresentata dalla cosiddetta “fuga dei cervelli”, con molti giovani italiani (ma anche adulti) che vanno all’estero alla ricerca di posti di incarichi di qualità maggiore e meglio retribuiti. I titoli di studio e le qualifiche danno un’indicazione molto debole delle reali competenze e abilità degli studenti e dei lavoratori che li possiedono.
Che fare? La risposta dell’Ocse: puntare di più sulle competenze, e in particolare sulla formazione tecnica e professionale. E rafforzare il collegamento tra stipendi e produttività, così da stimolare un migliore allineamento tra le skills disponibili e quelle richieste su tutto il territorio nazionale. Secondo il nuovo rapporto Ocse, le recenti riforme del sistema educativo (la Buona Scuola), del mercato del lavoro (Jobs Act) e le misure di politica industriale (Industria 4.0) mostrano importanti sinergie e possono contribuire a ridurre i preoccupanti squilibri fra l’offerta e la domanda di competenze nel mercato del lavoro Italiano.

Rafforzare l’efficacia dei percorsi di formazione tecnica
Il 6% circa dei lavoratori in Italia, mette in evidenza l’Ocse, hanno competenze insoddisfacenti mentre il 18% è sotto-qualificato (contro l’11,7% delle persone con competenze con alti livelli di competenze e il 21% di lavoratori ultra qualificati). Il Paese ha bisogno di rafforzare l’efficacia dei percorsi di formazione tecnica e professionale e ridurne la frammentarietà affinché questi vengano percepiti come opzioni educative di alto livello. In questo contesto – continua l’organizzazione – le attività di orientamento dirette ai giovani e alle famiglie sono fondamentali e devono essere rafforzate in modo da ridurre la dicotomia fra licei da una parte, e istituti tecnici e professionali dall’altra. Questo può inoltre contribuire a ridurre il peso che il contesto socioeconomico continua ad avere nelle scelte educative delle famiglie e degli studenti.Offerte di lavoro «nascoste» a chi non ha network personale «Evidenza empirica sembra mostrare come, in Italia, le offerte di lavoro rimangano “nascoste” a chi non possieda un buon network personale o professionale – si legge nel testo dell’indagine -. Le reti familiari e di conoscenze personali vengono, infatti, spesso preferite ai canali di reclutamento pubblici. Sebbene l’utilizzo di canali di reclutamento informali possa, in alcuni casi, agevolare l’incontro domanda e offerta di lavoro nel breve periodo, questi meccanismi tendono a premiare coloro che hanno un buon network piuttosto che i candidati con le migliori competenze».

Allineare le competenze disponibili con esigenze del mercato
Le differenze nel mercato del lavoro tra le diverse aree dell’Italia si possono colmare allineando competenze con le esigenze. «Un profondo divario economico e produttivo – si legge nel documento – ha caratterizzato le performance dei mercati del lavoro locali e regionali, con profonde differenze fra quelli meridionali e settentrionali all’interno del paese e con notevoli differenze anche in aree all’interno delle stesse regioni. In un contesto talmente frammentato come quello italiano, favorire un migliore allineamento delle competenze disponibili con quelle che sono le esigenze del mercato del lavoro locale è, pertanto, un obiettivo fondamentale per aumentare la produttività e il benessere di tutti gli italiani».

Con la “Buona scuola” più dialogo tra sistema educativo e imprese
In generale, secondo l’Organizzazione la riforma della “Buona Scuola” ha le potenzialità per rinnovare il sistema educativo italiano fornendo, anche attraverso l’Alternanza scuola lavoro, nuovi incentivi al sistema educativo e alle imprese per rafforzare la loro cooperazione. Alcune sfide, non poche, rimangono aperte. Fra queste, la necessità di rafforzare il dialogo fra il mondo della scuola, gli studenti e le imprese affinché si riduca il divario fra le competenze sviluppate dagli studenti e lavoratori italiani e quelle richieste dalle imprese. Se è vero, osserva l’Ocse, che le scuole e le imprese si stanno progressivamente adattando all’introduzione dell’Asl, «molto resta da fare affinché i percorsi di alternanza siano pienamente efficaci. Per adesso, molte scuole (in particolare i licei) incontrano difficoltà ad integrare i percorsi della Asl all’interno delle loro attività didattiche e formative.

Dai titoli di studio indicazioni deboli sulle competenze degli studenti
In Italia – sottolinea ancora l’indagine -, i titoli di studio e le qualifiche danno un’indicazione molto debole delle reali competenze e abilità degli studenti e dei lavoratori che li possiedono. Vista con l’ottica delle imprese, l’incertezza sulle reali competenze dei laureati contribuisce a rendere il processo di selezione e assunzione particolarmente difficile, specialmente nei casi di giovani laureati e candidati con poca esperienza lavorativa. Dall’altra parte, è contenuta da parte delle piccole e medie aziende la richiesta di lavoratori con competenze di alto livello. Si tratta in particolare di realtà aziendali con un livello di produttività contenuto, bassa internazionalizzazione e caratterizzate da un ricorso limitato alle nuove tecnologie.

Più formazione sul campo e meno conoscenze teoriche
Evidenza empirica mostra, tuttavia, come i laureati provenienti da università che puntano sullo sviluppo di competenze professionali e tecniche di alto livello – piuttosto che su conoscenze prettamente teoriche – siano in grado di transitare più rapidamente verso lavori di alta qualità e ben retribuiti e nei quali le loro competenze sono ben allineate con le richieste delle imprese. Il resto dei laureati rimane, invece, intrappolato in un mercato del lavoro che li colloca in posti di lavoro di scarsa qualità e per i quali, di solito, sono sovra-qualificati.

Per realizzare le misure di Industria 4.0 serve trasformazione competenze
L’espansione nell’utilizzo di nuovi strumenti interconnessi e dispositivi digitali così come la raccolta, disponibilità e utilizzo di dati nei processi industriali e produttivi sta ponendo importanti sfide ai lavoratori di tutti i Paesi Ocse, segnala l’indagine. Le sfide della digitalizzazione sono ancora più importanti in un contesto, come quello italiano, fatto di piccole e medie imprese a basso contenuto tecnologico ed esposte alla competizione internazionale. Secondo l’Organizzazione, i nuovi interventi legati al piano Industria 4.0 sono un passo nella giusta direzione poiché stimolano l’adozione di nuove tecnologie e rafforzano la domanda di competenze digitali. Ciò detto, affinché le misure I4.0 siano realmente efficaci, la qualità e la tipologia delle competenze sviluppate dai lavoratori italiani, così come quelle dalla classe manageriale italiana, dovranno sottostare una sostanziale trasformazione.

Jobs Act ambiziosa riforma del mercato del lavoro
Infine, un passaggio sulle nuove regole del mercato del lavoro. Il Jobs Act, osserva l’Ocse, rappresenta «una ambiziosa riforma del mercato del lavoro che ha come obiettivo quello di affrontare le cause della dualità del mercato del lavoro italiano attraverso un nuovo quadro normativo che rimodella i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti in Italia. Sono molte le sfide all’attuazione efficace delle recenti riforme del mercato del lavoro – aggiunge il report -. Molte di queste si legano al radicale cambiamento di paradigma da politiche del lavoro passive ad attive anche attraverso l’istituzione della nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive (Anpal)».

.

.

Ocse: in Italia il 35% fa un lavoro non in linea con gli studi fatti ultima modifica: 2017-12-18T06:13:30+01:00 da
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

GILDA VENEZIA - Associazione Professionale GILDA degli INSEGNANTI - Federazione Gilda Unams

webmaster: Fabio Barina



Sito realizzato da Venetian Navigator 2 srl