Pensione anticipata a 63 anni e 7 mesi

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Pasquale Almirante,  La Tecnica della scuola  31.10.2015.  

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Sono in 400 i precari della scuola friulana che aspettano lo stipendio a quasi tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico. Versate le mensilità a macchia di leopardo in tutta la regione, dove i precari sono circa 600, in molte province non sta arrivando il becco di un quattrino. Se fino all’anno scorso, pubblica Il Messaggero Veneto,  il disagio riguardava solo le sostituzioni a breve termine, ora il problema si estende a tutti i precari, compresi quelle che occuperanno la cattedra fino al prossimo 30 giugno. Eppure, il governo aveva promesso l’accelerazione e lo snellimento dei processi ma, a oggi, i precari della scuola sembrano non raccoglierne i frutti. Lo scarico di responsabilità in atto tra i ministeri coinvolti – Istruzione e Tesoro – e il gestore del sistema informatico, spiegano dal sindacato, ha determinato lo stallo della situazione. Nel frattempo però il personale della scuola continua a prestare il proprio servizio senza percepire paga.

Uguale difficoltà è segnalata tra i supplenti veneti dove starebbero lavorando, praticamente, gratis.

Quest’anno le cose stanno andando peggio degli anni passati, perché, in base alla nuova legge La Buona Scuola, i pagamenti ai precari temporanei non sono più a carico dei singoli bilanci d’istituto, ma dello stesso Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze). Tra gli insegnanti padovani, che devono ancora ricevere dal Ministero i soldi, ci sono situazioni paradossali, che offendono la dignità del lavoro e delle persone.

Nel corso di una conferenza stampa è stato più volte ripetuto che tra i precari non pagati ci sono tanti casi di grave emergenza e di enormi difficoltà.

“O i soldi arretrati arrivano già nelle prossime settimane oppure siamo pronti a una mobilitazione generale prima di Natale”, è stato detto nel corso della conferenza di Padova

 

Ma è solo la proposta del presidente Inps, Tito Boeri.

In pensione anticipata con correzione attuariale sull’assegno a 63 anni e 7 mesi di età, 20 anni di contributi e avendo maturato un importo minimo di 1.500 euro. L’introduzione di un reddito minimo (Sostegno di inclusione attiva) per gli over 55enni rimasti senza impiego. Il ricalcolo per tutte le pensioni retributive con reddito pensionistico superiore a 3.500 euro e ricalcolo anche per i vitalizi. E, ancora, interventi di semplificazione per le contribuzioni aggiuntive e di unificazione delle prestazioni. Con, infine, uno stop ai vantaggi riconosciuti alle contribuzioni dei dirigenti sindacali.

Il testo completo della proposta del presidente Boeri, è stato pubblicato ieri sul sito dell’Istituto e arriva con tanto di critiche più o meno esplicite dell’economista milanese per le misure «ancora una volta parziali» sulla previdenza che sono entrate nel disegno di legge di Stabilità. Nel documento “Non per cassa ma per equità”, si propone un ventaglio di interventi con 16 articoli, note tecniche e stime finanziarie elaborate con il modello di simulazione Inps.

Dal ministero del Lavoro è stata emanata una nota: «Contributo utile ma si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi». In ogni caso la proposta Boeri non sarà, almeno in toto, quella che il Governo conta di presentare nel 2016.

Gli 11 articoli del piano Inps contengono il pacchetto assistenziale (reddito minimo garantito a partire da 500 euro al mese per famiglia) che punta a dimezzare le condizioni di povertà tra over 55enni che non hanno ancora maturato i requisiti pensionistici. È previsto un contemporaneo riordino delle 8 diverse forme di assistenza oggi erogate dall’Inps e che per il 30%, ovvero circa 5 miliardi – si fa il Sole 24 Ore – vanno a beneficio di redditi più elevati. La rimodulazione, con riduzione o ritiro del trasferimento (solo al 9% più ricco) interesserebbe il 15% della popolazione di riferimento (230mila famiglie) permettendo di riallocare perlomeno 1,2 miliardi (i tagli scenderebbero dal 9° decile più ricco con una clausola di salvaguardia fino al 7°).

Sulle pensioni la misura-bandiera è la flessibilità sostenibile in uscita (potrebbe interessare a circa 30mila persone l’anno nei primi anni), in parte coperta con il ricalcolo delle pensioni alte (oltre i 5mila euro al mese) e medio-alte (3.500-5.000 euro) attuarialmente considerate non in linea con i contributi versati (circa 250mila percettori di pensione e 4mila beneficiari di un vitalizio legato a una carica elettiva).

Il ritiro anticipato comporterebbe una penalizzazione media dal 3% al 10% annuo rispetto ai requisiti di vecchiaia tramite il ricalcolo della quota retributiva dei montanti (nel testo si fa un esempio su un lavoratore del 1977 che si pensiona nel gennaio del 2016).Nel calcolo dei costi complessivi delle misure proposte dall’Inps vengono fatti considerare fattori attenuanti come la sostituzione del personale della Pa via pensionamenti flessibili o una propensione al ritiro anticipato inferiore al 100% o, ancora, con l’eventuale introduzione di termini di prescrizione di 5 anni per le domande di ricongiunzione, riscatto trattamento e computo dei regimi assicurativi nel settore scuola. Con queste attenuanti la proposta Boeri costerebbe 150 milioni nel 2016, 1 miliardo nel 2017, 2,5 nel 2018 e 3 miliardi nel 2019. Ma nel caso di propensione al ritiro del 100% i costi salgono: il solo regime flessibile imporrebbe una maggiore spesa per 1,4 miliardi nel 2016, 2,7 nel 2017, 3,6 nel 2018, 4,1 nel 2019. Alcune coperture per l’uscita flessibile «potrebbero però essere mitigate» si legge nel dossier, «nel caso in cui si decidesse di ampliare il disavanzo iniziale, tenendo conto che questo sarà compensato con minori disavanzi futuri».

Pensione anticipata a 63 anni e 7 mesi ultima modifica: 2015-11-07T05:36:24+01:00 da
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