Pensioni. Tre strade per uscire in anticipo dai 63 anni

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di Vittorio Spinelli,  PensioniOggi,  8.11.2016

– Guida alle principali novità contenute nella Legge di Bilancio all’esame del Parlamento per il prossimo anno. Quattro categorie di lavoratori avranno diritto all’APE Agevolata. Ma l’impianto generale della Legge Fornero non viene smontato. 

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Ape social, volontario e rendita integrativa temporanea anticipata. E’ questo il mix di strumenti per la flessibilità in uscita sul quale i lavoratori potranno contare dal prossimo anno a partire dal raggiungimento del 63 anno di età. In tutti i casi si tratterà di strumenti sperimentali, che partiranno ufficialmente il 1° maggio 2017 e saranno disponibili sino al 31 dicembre 2018, salvo ulteriori proroghe. Obiettivo anticipare l’erogazione di un reddito di accompagnamento alla pensione il cui pagatore sarà diverso a seconda dei casi: nell’anticipo volontario sarà la banca ad anticipare le somme, in quello agevolato sarà lo Stato e nella Rendita Anticipata sarà il Fondo di previdenza complementare (ove il lavoratore abba fatto ricorso a forme complementari di previdenza). Le differenze ed i requisiti per l’accesso sono diversi anche se, ricorrendone i requisiti, il lavoratore potrà cumulare i diversi strumenti per incrementare il reddito anticipato.

L’APE consentirà dal 1° maggio 2017 a tutti i lavoratori che hanno raggiunto i 63 anni di chiedere un prestito erogato dall’Inps per il tramite di banche ed assicurazioni, il cui valore è rapportato alla pensione futura, sino al perfezionamento degli ordinari requisiti per la pensione di vecchiaia. La misura sarà sperimentale, durerà due anni, sino al 31 dicembre 2018. La somma dovrà essere restituita con un prelievo ventennale sulla pensione definitiva. Per accedere all’APe volontario il lavoratore deve rispettare quattro condizioni: 1) almeno 20 anni di contributi; 2) trovarsi a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia; 3) possedere almeno 63 anni di età; 4) il valore della pensione, calcolata al momento dell’accesso alla prestazione, deve risultare non inferiore a circa 700 euro lordi al mese (1,4 volte il trattamento minimo Inps). All’operazione potranno partecipare anche le impreseversando una contribuzione all’Inps in grado di far incrementare la pensione del lavoratore e, quindi, contenendo o azzerando del tutto la rata di restituzione del prestito.

Per i lavoratori che rientrano in quattro specifici profili di tutela (disoccupati, invalidi, chi assiste disabili o svolge lavori difficoltosi o rischiosi) ci sarà un sussidio di accompagnamento alla pensione il cui valore sarà rapportato alla pensione futura entro comunque un tetto di 1.500 euro al mese (cd. APE Sociale). Il sussidio è interamente a carico dello Stato e, pertanto, a differenza dell’APe volontario non prevede alcuna decurtazione sul valore finale della pensione. Per l’accesso al sussidio bisognerà dimostrare il possesso di almeno 30 anni di contributi, 36 anni per chi svolge lavori difficoltosi o rischiosi. L’agevolazione sarà riconosciuta nell’ambito di risorse programmate. A questi strumenti sarà abbinata anche la RITA, cioè la rendita integrativa temporanea anticipata: il lavoratore potrà chiedere l’erogazione della pensione complementare, anche solo parzialmente, sotto forma di rendita mensile prima del perfezionamento dell’età per il pensionamento di vecchiaia in modo da integrare il reddito in attesa della pensione.

La tavola sottostante riepiloga, pertanto, i vari requisiti richiesti per accedere ai tre strumenti secondo quanto stabilito nella legge di bilancio attualmente all’esame del Parlamento.

 

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Pensioni. Tre strade per uscire in anticipo dai 63 anni ultima modifica: 2016-11-09T07:00:24+01:00 da
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