Più soldi a professori e presidi – Piano per la scuola (*)

di Luca Cifoni e Sonia Ricci – Il Messaggero – 7 ottobre 2017

ROMA Ci sono più di sette mila presidi in Italia che percepiscono mediamente non più di 58 mila euro all’anno. Sono tra i dirigenti meno pagati nella Pubblica amministrazione. Lavoratori pubblici che in questi ultimi anni si sono dovuti far carico di diversi problemi della scuola, dovendo guidare anche più istituti contemporaneamente a causa delle cosiddette reggenze. Per tentare di colmare la lacuna retributiva il governo lavora a un’ipotesi di intervento in vista della manovra che sarà approvata tra una decina di giorni. Altri due dossier in corso di definizione in queste ore sono quelli relativi al superticket sanitario, che verrebbe cancellato almeno in parte e alla tassazione immobiliare. Il ministro Padoan ripete che «le risorse sono limitate», pur contando per i prossimi trimestri su ulteriori «benefici» dell’azione di governo.

LA PROPOSTA Per quanto riguarda il piano scuola, sul tavolo del Tesoro ci sarebbe una proposta del dicastero guidato da Valeria Fedeli per ritoccare «gradualmente», in più anni, le retribuzioni fisse di chi è a capo degli istituti scolastici. Si parla di un primo stanziamento da 90-95 milioni di euro. Il blocco degli stipendi degli statali ha fatto male un po’ a tutti, ma negli anni a soffrire di più è stato il personale scolastico, in particolare il quello tecnico e amministrativo, gli Ata, che possono contare su uno stipendio base di soli 22 mila euro all’anno. Stesso discorso vale per i professori e i presidi. Già nei mesi scorsi la ministra Fedeli si era impegnata a pagare di più coloro che lavorano nel mondo della scuola, che «ingiustamente» – aveva detto – ricevono di meno rispetto agli altri. La dote ipotizzata può garantire aumenti per lo più minimi, ma secondo il ministero rappresenterebbe comunque un segnale di attenzione nei confronti del personale della scuola e soprattutto si andrebbe a sommare all’aumento da 85 euro in arrivo con il rinnovo del contratto a cui lavora la ministra Marianna Madia. Quest’ultimo riguarderà ovviamente sia gli insegnanti che i presidi. Mentre lo scatto aggiuntivo da inserire nella prossima legge di bilancio dovrebbe toccare solo i vertici scolastici. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Aran, l’agenzia governativa che si occupa delle negoziazioni nella Pa, i dirigenti delle scuole sono i capi meno pagati se si tiene conto di quelli delle Agenzie fiscali, università, ministeri, ospedali e Asl. Stipendi quattro volte inferiori rispetto a chi guadagna di più.

GLI EQUILIBRI POLITICI Nel capitolo sanità il tema più caldo – anche per l’effetto sugli equilibri politici – è naturalmente quello del superticket. C’è la volontà del governo di intervenire su questo prelievo aggiuntivo richiesto ai cittadini che fanno accertamenti o visite specialistiche nel pubblico. L’idea è rendere disponibile con la manovra una parte dei circa 800 milioni necessari per cancellarlo: a quel punto le Regioni potrebbero ridurne l’impatto o aggiungere un proprio sforzo finanziario per arrivare all’eliminazione completa. Sugli immobili, è condivisa la proposta di Confedilizia di estendere a quelli commerciali il regime della cedolare secca per le locazioni, che nel settore abitativo ha ridotto l’evasione. Un’applicazione totale comporterebbe però una perdita di gettito iniziale troppo rilevante: si valuta quindi la possibilità di avviare questa forma di tassazione agevolata ai negozi piccoli e medio-piccoli e in particolare a quelli sfitti da un certo numero di anni. Così congegnata, l’operazione avrebbe anche una valenza sociale, perché contrasterebbe la desertificazione dei centri abitati migliorando la sicurezza e venendo incontro alla popolazione anziana.

(*) [Titolone in prima pagina, come se fosse già cosa fatta, mentre è solo un annuncio e i soldi saranno pochissimi]

http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/piu-soldi-a-professori-e-presidi-piano-per-la-scuola.flc

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/scuola_e_universita/prof_presidi_aumenti-3285324.html


Dirigenti scolastici. Stipendi fermi da anni e incarichi in aumento

 di Lorena Loiacono – Il Messaggero – 7 ottobre 2017

ROMA La scuola è nelle loro mani, la dirigono, la amministrano e si occupano di tutto quel che c’è da fare, dall’organizzazione della didattica alla sicurezza nell’edificio scolastico. Ma per i presidi, fino ad oggi, non ci sono state risorse adeguate. Negli anni i compiti sono aumentati di giorno in giorno, la paga no. Eppure, anche se tutti continuano a chiamarli presidi, dal 1998 sono diventati dirigenti della pubblica amministrazione a tutti gli effetti. Ma del ruolo del dirigente hanno solo gli oneri, non gli onori. Carichi di lavoro impressionanti e risorse esigue, dagli stipendi rimasti indietro di anni al personale amministrativo sempre carente con le segreterie scolastiche in affanno.

IL RECLUTAMENTO Eppure, di lavoro, ce n’è tanto da fare. Le scuole in Italia sono circa 8.700 di ogni ordine e grado per quasi 8 milioni di studenti. I presidi in forze negli istituti, ad oggi, sono circa 7 mila. Ne mancano all’appello migliaia. E così le scuole vanno avanti grazie alla reggenze. In Italia infatti ci sono circa 1.700 scuole in reggenza: significa che un dirigente scolastico di ruolo nella sua scuola si vede affidare un’altra scuola, in reggenza appunto. Diventando così un dirigente a mezzo servizio che necessariamente non riesce ad essere presente in entrambe le scuole, senza contare che un istituto comprensivo può raggruppare in sé molti plessi scolastici (strutture diverse) e quindi un preside reggente in tutto si ritrova a che fare con 12 plessi di media, considerando le due scuole che dirige, con picchi che arrivano fino a 20 plessi per preside. Nel 2016-2017 il preside Glauco Berrettoni aveva 18 plessi in 7 comuni diversi in Liguria, dalla materna alle superiori, con sezioni serali e anche in carcere: «È stato massacrante, ero in viaggio 5 ore al giorno».

E i compiti si moltiplicano. Oggi il dirigente scolastico è chiamato a reclutare i docenti, a fare le nomine degli stessi per poi vederli trasferire altrove, pochi giorni dopo, con le assegnazioni provvisorie e così è tutto da rifare. E ancora i continui aggiornamenti dei dati e l’eventuale partecipazione ai bandi Pon che, trattandosi di finanziamenti importantissimi per le scuole, richiedono un lavoro preparatorio decisamente impegnativo. C’è poi da gestire il personale scolastico, gli amministrativi e i docenti così come i rapporti con le famiglie. E non è cosa da poco, anzi.

A mettere fine alla pratica delle reggenze dovrebbe arrivare a breve il bando per il nuovo concorso per dirigenti scolastici di cui è stato pubblicato da poco il regolamento in Gazzetta Ufficiale. Ma non si risolve il problema economico legato agli stipendi dei presidi che, in quanto dirigenti scolastici, dovrebbero in teoria guadagnare quanto un dirigente della pubblica amministrazione. Ma la realtà è ben diversa, i presidi infatti hanno il contratto scaduto dal 2010 e gli stipendi sono fermi in attesa di un nuovo contratto. La retribuzione media lorda dei dirigenti scolastici è di 57,861,57 euro, pari a 36.661,09 euro netti. Si tratta di circa 2.800 euro netti di media al mese, con oscillazioni legate alla fascia e alla regione di appartenenza. Qualcosa, forse, si sta sbloccando: «Il governo – spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi che lo scorso 25 maggio ha portato a Roma in manifestazione oltre 3 mila dirigenti scolastici da tutta Italia – si è impegnato a ridurre la forbice tra la busta paga dei capi d’istituto e quella degli altri dirigenti della Pubblica Amministrazione, visto che oggi quella dei manager della scuola è nettamente inferiore a quella del resto» della Dirigenza Pubblica. La protesta quindi paga: «Il nostro obiettivo, come noto a tutti, resta quello della perequazione piena».

http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/stipendi-fermi-da-anni-e-incarichi-in-aumento.flc

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