“Pochi insegnanti di sostegno va rivisto il numero chiuso”

S.T.  la Nuova Venezia, 15.9.2017

Suona la campanella per 600 mila ragazzi in Veneto, calo di 5 mila iscritti rispetto all’anno precedente Beltrame, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale: l’Università preveda più corsi di specializzazione di Sabrina Tomè.


VENEZIA. Riapre la scuola in Veneto per 598.917 ragazzi; riparte con circa 5 mila alunni in meno rispetto allo scorso anno, con 120 cattedre in più e con una media di 21,16 studenti per classe. E riapre con un problema di difficile soluzione: mancano gli insegnanti, soprattutto quelli di sostegno, per coprire tutti i posti a disposizione. Il motivo? L’imbuto formativo: il numero chiuso all’Università è troppo restrittivo e impedisce la formazione dei docenti necessari. E questo nonostante l’Ufficio Scolastico Regionale guidato dal direttore generale Daniela Beltrame, abbia fatto le nomine in tempi record e abbia segnalato per tempo il problema.

Direttore Beltrame, quest’anno si riparte con un po’ di banchi vuoti.
«Rispetto all’anno scorso abbiamo avuto un calo di 5 mila alunni che però non ha comportato un taglio di posti da parte del ministero. Anzi, ne abbiamo avuti 120 in più. Questo effetto combinato ha comportato un miglioramento del rapporto numero alunni/classi che è diventato più basso. E ciò ha consentito di superare molte criticità».

Come si spiega la riduzione degli alunni? Sono le famiglie straniere che se ne vanno?
«Credo sia un fattore che incida. Durante lo scorso anno c’è stato un continuo trasferimento di alunni di cittadinanza non italiana nelle varie scuole e molti di loro hanno scelto altre mète».

Meno alunni e più cattedre in Veneto. Però, paradossalmente, non si trovano gli insegnanti per coprire tutti i posti a disposizione.
«Avevamo avuto l’autorizzazione dal ministero a nominare in ruolo 6.437 insegnanti; siamo riusciti a fare 3.738 nomine in ruolo. Di queste, 3.551 riguardano i posti comuni e solo 187 i posti di sostegno».

Sono dunque gli insegnanti di sostegno, insieme alle maestre, i docenti che non si trovano?
«Sì, infatti. Lo scorso anno avevamo segnalato alle Università un fabbisogno di 2.632 supplenti da specializzare. L’organico dei posti di sostegno per l’anno scolastico 2017-2018 è leggermente aumentato e si attesta su 8.526 posti, mentre l’anno scorso era di 7.878 posti. Ed è su quest’ultima cifra che avevamo calcolato i docenti non specializzati. Non arriveremo mai ad avere 2.632 specializzati di sostegno; è un problema che al momento non trova soluzione. Però posso assicurare che non è assolutamente colpa del ministero: ogni volta che una qualche Università italiana in possesso dei requisiti chiede l’autorizzazione all’offerta formativa, il ministero accoglie la richiesta e non pone limitazioni, soprattutto per i posti di sostegno. Anche perché i costi dei corsi di specializzazione per il sostegno, li pagano i professori attraverso le tasse universitarie. L’iscrizione a un corso costa più di 3.500 euro».

Quindi l’Università dovrebbe calibrare diversamente i posti del numero chiuso?
«Con riferimento a questa situazione non si può dire che sia colpa del ministero. Ci sono Università nelle varie regioni che chiedono mille posti e il ministero non eccepisce nulla. Quindi non è il ministero che limita l’accesso ai corsi. Certo, bisogna possedere i requisiti e i criteri li conoscono le Università. Bisogna avere docenti ordinari di certe materie, di Pedagogia speciale per fare un esempio, che non ci sono».

La segnalazione però voi l’avete fatta, il ministero è disponibile, per cui ora serve una risposta dell’Università.
«O dell’Università oppure bisogna trovare un’altra soluzione: diversamente il sistema scolastico del Veneto nel giro dei prossimi anni si atrofizza. Come facciamo? Mandiamo i supplenti a fare gli insegnanti di sostegno senza dare loro una formazione adeguata? Magari loro avrebbero avuto interesse a frequentare i corsi perché entravano in ruolo e avremmo così stabilizzato 1.745 insegnanti di sostegno».

Oltre agli insegnanti, quest’anno la scuola parte anche con la complicazione dei vaccini.
«Non ho ricevuto al momento segnalazioni di criticità. Noi abbiamo diramato le circolari del ministero per adempiere a questo obbligo».

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