Stress da cattedra, allarme in tutta Europa. Ma l’Italia fa finta che non esista

Repubblica-scuola_logo1

di Salvo Intravaia    la Repubblica,   28.11.2015.  

Buona scuola: niente smartphone né abbonamenti internet, sì all’acquisto di computer, libri e spettacoli teatrali anche non attinenti alla propria materia. Fuori anche il pagamento del canone Rai. Il ministero dell’Istruzione pubblica un vademecum per chiarire i dubbi che hanno frenato l’utilizzo del bonus.

Docenti tedeschi “scoppiati”. Dopo Francia e Regno Unito, anche la Germania “scopre” lo stress degli insegnanti. Mentre in Italia siamo fermi ad una generica tutela dallo “stress da lavoro correlato” che nelle scuole non è mai sbarcata. E i pochi dati disponibili sono addirittura più preoccupanti. Qualche mese fa, tre medici tedeschi  –  il professore Klaus Scheuc, Eva Haufe e Reingard Seibt  –  si sono occupati di maestri e prof del proprio paese pubblicando sulla rivista di medicina sociale del lavoro Deutsches Arzteblatt International un articolo sulla “salute degli insegnanti”. In Europa, il fenomeno è stato studiato per prima dalla Francia nel 2006 che ha messo a disposizione dei propri docenti, oltre al medico generico di base, anche lo psichiatra di base. E che, per fronteggiare la situazione ha perfino aperto un ospedale  –  il Marcel Riviere  –  dove vengono ricoverati i docenti transalpini affetti da patologia psichiatria. E sono tanti.

Mentre in Germania si scopre che gli 800mila docenti in servizio negli anni 2011/2013 conducono uno stile di vita più sano della popolazione generale e, contrariamente agli stereotipi sulla categoria, fanno meno assenze per malattia dal lavoro rispetto ai lavoratori iscritti allo stesso sistema mutualistico sanitario. Ma si ammalano di patologia psichiatrica molto di più di tutti gli altri lavoratori. Secondo lo studio, il corpo docente teutonico svolge una vita più sana con tassi di obesità, di malattie del metabolismo (colesterolo) e di fumatori inferiori elle medie nazionali. E una maggiore propensione all’attività fisica. Ma con una tendenza all’ipertensione superiore a quella del resto della popolazione. L’articolo ribadisce che gli insegnanti risultano la categoria professionale più soggetta a patologie del sistema nervoso con una netta prevalenza delle forme nevrotiche. Manifestando sintomi come esaurimento psicofisico, perdita di concentrazione, amnesie, insonnia, mal di testa, irritabilità, aggressività. E in alcuni casi anche diffidenza, lacrimazione e arrossamento degli occhi, formicolii alle mani e flash cutanei. Con il 50 per cento di diagnosi psicopatologiche tra coloro che si ritirano dal lavoro in anticipo per ragioni di salute. E la maggior parte sono donne. Ma la ricerca si spinge oltre la semplice fotografia del fenomeno e suggerisce alla politica una serie di interventi urgenti, come l’attivazione di una rete di esperti (psicologo, psichiatra, internista) che devono affiancare il medico di base.

E in Italia? Nel nostro Paese, il primo lavoro sul tema è stato condotto nel 2004 dal medico Vittorio Lodolo D’Oria, che all’epoca faceva parte della commissione medica che rilasciava i certificati di idoneità al lavoro in provincia di Milano. D’Oria si accorse che l’incidenza della patologia psichiatrica tra i docenti era superiore a quella di qualsiasi altra categoria. Oggi, gli unici studi italiani condotti in Lombardia e in Piemonte parlano di un 80 per cento di cause psichiatriche per i docenti che vengono dichiarati non più idonei a stare dietro la cattedra. “A fronte di questa situazione  –  spiega il medico milanese  –  la politica inasprisce le regole previdenziali ritardando l’uscita dal sistema scolastico e prescindendo dalle evidenze cliniche” mostrate dalle statistiche. “Non vengono inoltre effettuate ricerche scientifiche atte a individuare i fattori determinanti l’usura psicofisica dei docenti, né adottate misure di prevenzione e monitoraggio dello stress lavoro correlato nella categoria”, continua D’Oria che ricorda come in Italia esistano due provvedimenti  –  il decreto 81/2008, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e il decreto ministeriale 382 del 1998 che sono rimasti “lettera morta”.

E lancia una proposta in tre punti al governo “per una scuola in salute”. “Avviare subito e concludere entro 6 mesi  –  spiega  –  lo studio retrospettivo degli ultimi 5 anni inerente gli accertamenti medici ai fini delle inidoneità al lavoro per causa di salute. Presentare ogni anno le statistiche inerenti i dati di salute degli insegnanti informandone l’opinione pubblica”. Per Lodolo D’Oria i dati ci sono, ma non vengono elaborati. Il secondo punto della proposta prevede “un progetto standard per la prevenzione dello stress lavoro correlato negli insegnanti nei singoli istituti scolastici” con una

formazione specifica per i docenti. E, a seguire avviare la formazione “dei dirigenti scolastici circa le proprie incombenze medico-legali a far capo dalla tutela della salute dei lavoratori e dell’utenza” con una consulenza centralizzata in materia medico-legale per i casi complessi.

 

Stress da cattedra, allarme in tutta Europa. Ma l’Italia fa finta che non esista ultima modifica: 2015-11-29T14:59:37+01:00 da
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

GILDA VENEZIA - Associazione Professionale GILDA degli INSEGNANTI - Federazione Gilda Unams

webmaster: Fabio Barina



Sito realizzato da Venetian Navigator 2 srl