Studenti italiani senza qualità e mal assortiti, allarme dell’Ocse: così saranno disoccupati

Corriere-scuola_logo14

Il Corriere della sera, 15.12.2017

– Il rapporto Getting skills right: i giovani si formano su tecnologie obsolete, spesso hanno lauree troppo teoriche: «Le competenze dei lavoratori e manager dovranno cambiare».

Al posto sbagliato nel momento sbagliato

Un lavoratore italiano su cinque è troppo qualificato per il posto che ha, mentre uno su quattro è troppo poco qualificato per il mercato del lavoro, uno su tre si occupa di cose che non c’entrano nulla con quello che ha studiato. A fare il punto sulla situazione italiana è il rapporto: Getting skills Right dell’Ocse che viene pubblicato il 15 dicembre 2017, che prova a rispondere alla domanda: i nostri ragazzi ricevono le giuste competenze e l’istruzione necessaria per il mercato del lavoro?

Scuola-lavoro, due mondi che non si parlano

L’anomalia italiana risiede nella separazione – o meglio ancora nella mancanza di dialogo e di fiducia reciproca- tra il mondo della scuola e dell’Università e il mondo del lavoro. Da un lato gli studenti ricevono un’educazione troppo teorica che mancante di quelle soft skills, cioè di quelle competenze trasversali (flessibilità, capacità di comunicare, attenzione ai dettagli) che servono poi nella vita attiva adulta. Dall’altra un mercato del lavoro fatto soprattutto di piccole aziende, speso non sufficientemente produttive o innovative, limita le scelte dei giovani lavoratori quando si affacciano al mercato del lavoro.

Punti critici: l’educazione tecnica, il ruolo della famiglia

Uno dei principali problemi che ferma la mobilità sociale – spiegano gli esperi Ocse -, risiede nel sistema dell’istruzione secondaria. Da un lato pochissimi ragazzi che provengano da famiglie svantaggiate si avventurano nei licei anche quando potrebbero farlo visti i loro risultati scolastici. Dall’altro la fama negativa che accompagna i percorsi professionali o tecnici spinge altri ragazzi a non tentare questa strada. Tutto questo aumenta il peso della condizione familiare nella formazione dei giovani.

Il «poco» valore del titolo di studio

Ad aggravare la situazione dei giovani italiani è la poca coincidenza del titolo di studio con le reali competenze acquisite dagli studenti: il titolo di studio non dice nulla o quasi di quello che i giovani sanno realmente fare. Un problema non da poco perché significa che al momento dell’assunzione diventa molto difficile poter valutare e scegliere in base ai titoli: «Vista con l’ottica delle imprese l’incertezza sulle reali competenze dei laureati contribuisce a rendere il processo di selezione particolarmente difficile». E così, complice anche al dimensione «familiare» delle imprese, resta la rete di conoscenze il principale sistema per trovare lavoro. Un’attenzione particolare viene poi riservata al problema Sud: differenze di produttività e di costo della vita – segnalano gli esperti – non corrispondono a differenze salariali e questo non incentiva alla mobilità anche territoriale: chi si muove – soprattutto se ha un livello di specializzazione elevato – va direttamente all’estero, dove trova più occasioni.

Impreparati al mercato globale

I dati raccolti nelle diverse valutazioni degli organismi internazionali come l’Ocse dimostrano anche che i giovani laureati italiani hanno bassi risultati nelle competenze di base come la lettura e la matematica. In più, «l’evidenza empirica mostra come i laureati provenienti da università che puntano sullo sviluppo di competenze professionali e tecniche di alto livello sono in grado di avere lavori di alta qualità e ben retribuiti mentre il resto dei laureati resta intrappolato in un mercato del lavoro che li colloca in posti di lavoro di scarsa qualità»

 Il flop (momentaneo?) dello Scuola-lavoro

Il nuovo rapporto Ocse «Getting Skills Right» analizza nel dettaglio anche le ultime riforme della scuola e del mercato del lavoro (Job Act, Industria 4.0) e la loro efficacia. L’Alternanza scuola-lavoro, una delle novità curriculari della riforma del 2015, nonostante sia complessivamente percepita positivamente, sconta – secondo gli esperti Ocse – delle difficoltà gravi di applicazione, che rischiano di renderla inefficace in moltissimi casi: ci vorrebbe maggiore chiarezza nella divisione dei compiti – scrivono nel rapporto – andrebbe accelerato l’iter e le imprese dovrebbero essere aiutate, invece risultano disincentivate ad accogliere i ragazzi. Bocciate «le imprese simulate» cioé i laboratori sostitutivi dello scuola lavoro che stanno prendendo piede nelle scuole che non riescono – per motivi geografici per lo più – a trovare un «lavoro» per tutti i ragazzi.

4.0, ma mancano i computer

Anche il piano Industria 4.0, se non si corre ai ripari, rischia di non avere effetti nella preparazione dei giovani. E’ vero che spinge a robotizzare le imprese e a innovarle, ma sia imprenditori che lavoratori sono particolarmente poco esperti di informatica, una situazione che spinge gli esperti Ocse a lanciare l’allarme sull’istruzione nel nostro Paese.

.
.
Studenti italiani senza qualità e mal assortiti, allarme dell’Ocse: così saranno disoccupati ultima modifica: 2017-12-15T21:59:13+01:00 da
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

GILDA VENEZIA - Associazione Professionale GILDA degli INSEGNANTI - Federazione Gilda Unams

webmaster: Fabio Barina



Sito realizzato da Venetian Navigator 2 srl