Un settore senza pace: scuola, scioperi e caos maestri

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di Ennio Pasinetti, Il Corriere della sera, 6.1.2018

 Lunedì 8, anziché il suono della campana, saranno i fischietti e i tamburi dello sciopero del personale docente e non della scuola primaria e dell’infanzia a risuonare.

Cè un supplemento di scuola chiusa nella calza della Befana per studenti e insegnanti, poco propensi al rientro dopo le vacanze di Natale? Fuor di battuta, perché c’è poco da scherzare, pare proprio che lunedì 8, anziché il suono della campana, saranno i fischietti e i tamburi dello sciopero del personale docente e non della scuola primaria e dell’infanzia a risuonare. La querelle ha risvolti di complesso tecnicismo, ma ricadute pratiche palesi.

Proviamo a far sintesi: la legge 341/90 prevede per la prima volta che per partecipare a concorso per le scuole dell’infanzia e primaria serva il titolo di laurea e non più il solo diploma magistrale; i corsi di laurea sono però attivati solo a partire dall’anno accademico 1999/2000, per cui un decreto del marzo 1997 apre un regime transitorio, che assicura ai diplomi magistrali conseguiti entro l’a.s. 2001/2002 il valore di titolo idoneo all’inserimento nelle graduatorie permanenti, poi divenute ad esaurimento (le famigerate GAE). Dopo allora, numerosi diplomati ante 2002 non iscritti hanno aperto un contenzioso per vedersi riconosciuta l’utilità del loro titolo al fine dell’inserimento nelle GAE. Lo scorso 27 dicembre una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato che il diploma magistrale non è un titolo abilitante: perciò migliaia di docenti potrebbero ritrovarsi senza posto di lavoro o, comunque, declassati in graduatoria.

L’altro ieri, incontro interlocutorio al Miur tra il sottosegretario Vito De Filippo e le parti sindacali, nel quale il governo ha chiesto l’ausilio dell’Avvocatura di Stato, rinviando perciò ogni decisione: fase di stallo, quindi, che pare non scongiurare lo sciopero. L’intervento chiarificatore del governo è improbabile nella fase conclusiva della legislatura, ma da subito si pone un imperativo: salvaguardare l’anno scolastico in corso, per tutelare la continuità didattica e la serenità del lavoro dei tanti insegnanti oggi in cattedra e riaprire le graduatorie di istituto. Ma, in prospettiva, è evidente che sull’agenda dell’esecutivo che uscirà dalle prossime elezioni si inscrive un diverso stile di relazioni sindacali: se la «Buona Scuola» ha avuto il merito di ricollocare l’istruzione al centro del dibattito, è indubbio che forzature e strappi non hanno giovato. Negoziare, confrontarsi, ascoltare, su terreni così delicati e complessi, non è mancanza di decisionismo: al contrario, è l’essenza della democrazia. E solo sul terreno della democrazia cresce una scuola che aspiri ad essere migliore.

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Un settore senza pace: scuola, scioperi e caos maestri ultima modifica: 2018-01-06T10:14:59+01:00 da
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