Valutazione scuole e docenti: il M5S incontra gli esperti

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Tuttoscuola, 12.5.2017

– È possibile valutare le scuole e i docenti? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi dell’attuale sistema di valutazione? Esistono modelli stranieri virtuosi a cui l’Italia potrebbe ispirarsi? Il M5S ha approfondito con gli esperti del settore il tema complesso e controverso del vaglio di qualità del sistema d’istruzione italiano nel corso del convegno “Scuole e docenti: la valutazione tra Mythos e Praxis“. L’evento si è tenuto oggi, venerdì 12 maggio, dalle ore 9.30, in Sala Tatarella, al quinto piano del Palazzo dei Gruppi Parlamentari a Roma, in via Uffici del Vicario 21. Ha aperto il convegno con un saluto istituzionale Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati. Sono intervenuti i deputati del M5S in commissione Cultura: Silvia ChimientiLuigi GalloFrancesco D’Uva e Gianluca Vacca. Presenti in qualità di relatori i seguenti esperti:

– Andrea Gavosto, direttore fondazione Giovanni Agnelli
– Rosa Daniela Grembiale, presidente CIPUR
– Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti
– Gianluigi Dotti, associazione docenti Art. 33
– Roberto Ricci, responsabile nazionale INVALSI
– Caterina D’Amico, docente, linguista e storyteller
– Daniele Grassucci, fondatore sito Skuola.net
– Stefano D’Errico, segretario nazionale Unicobas

– Modera:  Lorenzo Vendemiale, giornalista de Il Fatto Quotidiano

Di Maio: ‘Oggi siamo il fanalino di coda’

“È fondamentale rimettere al centro della nostra società il valore dell’insegnamento”. “Per fare questo vogliamo portare gli investimenti per la scuola ai valori europei: oltre il 10% dei nostri investimenti deve andare verso la scuola”. “Oggi siamo il fanalino di coda”, “perché in tutti questi anni la scuola, alla pari della sanità, è stata utilizzata come bancomat per finanziare sprechi, privilegi, bonus elettorale, che poi hanno fatto perdere le elezioni. Renzi si e’ giocato la sua carriera politica sulla scuola”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, in apertura del convegno. L’obiettivo del M5s, ha sottolineato Di Maio, è “creare un programma su scuola, università e ricerca condiviso e chiaro”. Da qui l’incontro di oggi con esperti (“a cui seguiranno altri”) e l’avvio di una consultazione sul blog del Movimento. “Da lunedì – ha spiegato la deputata Silvia Chimienti – si discuteranno le proposte sul programma istruzione. Cinque esperti (un dirigente scolastico, due insegnanti di scuola superiore, un professore universitario e un costituzionalista) tratteranno temi centrali per l’istruzione e tutti gli iscritti potranno esprimersi sulla priorità degli interventi”. Intanto oggi si è parlato di valutazione: il bonus premiale per i docenti e la card da 500 euro, introdotti con la “Buona scuola”, ha detto Chimienti, “non sono la strada giusta per promuovere quello spirito cooperativo e sinergico che tutti riconoscono come il presupposto imprescindibile per il successo di qualsiasi intervento formativo”.

Gavosto: ‘La valutazione è indispensabile’

“Spero che questo sia solo uno dei tanti momenti di confronto su questo tema. Confronto che produca i suoi frutti”. Con queste parole Di Maio ha aperto l’incontro di oggi sulla valutazione delle sucole e dei docenti. Incontro che è stato guidato da alcune domande poste da Chimienti: è possibile valutare scuole e docenti? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’attuale sistema di valutazione? I relatori sono stati chiamati a fornire risposte e spunti di riflessione. “Ritengo che la valutazione delle scuole verso gli insegnanti sia indispensabile per il nostro sistema – ha affermato Gavosto -. Sistema di valutazione che è da perfezionare e non sempre è necessario in assoluto. Il nostro è un sistema di valutazione verticale: si osservano le cose e ci si chiede perché funzionano in quella maniera. L’obiettivo è il miglioramento, il voler ridurre le differenze tra le scuole”. Dal parlare della valutazione al parlare del bonus docenti il passo è breve: “A mio avviso – ha concluso Gavosto – il bonus docenti non funziona, non dà obiettivi di miglioramento. Sembra più un premio alla carriera. Un sistema di carriera che premi quelli che si impegnano e si sentano di assumere ruoli organizzativi, avrebbe attratto i migliori laureati e spinto a migliorare”.

Ricci: ‘Standardizzare vuol dire assicurarsi che tutti abbiano gli strumenti per potersi esprimere al meglio’

Se si parla di valutazione non si può non parlare di Invalsi. Ed è proprio dopo l’intervento di Gavosto che Vendemiale sfida Roberto Ricci: “Ha 10 minuti per convincere i presenti che le prove Invalsi sono una cosa buona e giusta”. “Le prove Invalsi non vogliono e non devono garantire l’intero arco della valutazione – risponde il responsabile delle prove raccogliendo la sfida -. Devono essere utilizzate per promuovere il miglioramento di chi non ha raggiunto certi livelli”. Quali sono i pericoli delle prove Invalsi? “Il rischio del restringimento della didattica verso il contenuto delle prove – risponde Ricci-. Il secondo rischio è una deriva economicistica. Serve capire che le Invalsi possono misurare solo degli aspetti. Se la standardizzazione è omologazione, allora è un elemento negativo. Se invece la vediamo come una base sulla quale poggiamo tutto il resto, allora standardizzare significa assicurarsi che io abbia gli strumenti per esprimermi al meglio di me stesso”.

Grassucci, Skuola.net: ‘Agli studenti la valutazione piace quando è percepita come strumento di miglioramento’

Ma gli studenti come vedono la valutazione delle scuole e degli insegnanti? Prova a rispondere Daniele Grassucci, co-founder di Skuola.net fornendo qualche numero: “1 studente di seconda superiore su 5 ha postato foto delle Invalsi sui social tra ironia e proteste. I ragazzi sentono un giudizio su di loro. Uno su 3 confessa di aver copiato, 1 su 7 prima delle prove era pronto a boicottarle. Certo, se parliamo di boicottaggi teniamo presente che il trend è in calo (nel 2016 era pronto a fare altrettanto 1 su 4)- precisa Grassucci. Un ragazzo su 3 viene valutato alle Invalsi, riceve un voto. Interessante prendere atto che il 31% sarebbe più contento di fare questi test se venisse valutato anche il lavoro degli insegnanti. I ragazzi vorrebbero che la loro opinione avesse un peso maggiore nella valutazione dei loro professori. Oltre il 60% vorrebbe addirittura una scheda di opinione sul lavoro dei docenti a fine anno: li aiuterebbe a migliorare”. Insomma, la valutazione non è il male assoluto, piace quando viene vista come qualcosa che aiuta il miglioramento. Viene rigettata quando invece viene percepita come giudizio.

Il problema della valutazione dei docenti

La valutazione dei docenti è stata una delle vere spine nel fianco della Buona scuola che si è arenata in Parlamento proprio su questa. Cosa c’è di sbagliato nel sistema dei bonus? Se questo non funziona, come si può valutare un docente? Prova a rispondere Rino Di Meglio, segretario di Gilda Insegnanti: “Il bonus non è una cosa seria – commenta deciso – sulle cose poco serie non si possono spendere troppe parole. È sbagliato perché i soldi vengono sprecati. Il bonus non ha alcuni effetti sul sistema scolastico. Buttar via 200 milioni è una cosa importante, diventa irrisorio quando li distribuisce il sistema. Non si può togliere a docenti lo scatto di anzianità”. “Non siamo contrari a prescindere alla valutazione – precisa invece Stefano D’Errico, segretario nazionale Unicobas -. Fino a oggi abbiamo visto fare grande confusione sulla valutazione. Cominciamo a valutare il sistema formativo italiano, iniziamo dai programmi”. Insomma, valutazione sì, ma non in questo modo.

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Valutazione scuole e docenti: il M5S incontra gli esperti ultima modifica: 2017-05-12T18:30:26+02:00 da
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