Yoga nelle scuole, sette motivi per cui è un’ipotesi senza senso

Fatto_lofo15di Elisabetta Ambrosi,  Il Fatto Quotidiano, 1.11.2017 

A prima vista appare qualcosa di finalmente moderno: nell’Italia conservatrice e arcaica, la proposta del premier Gentiloni di inserirelo yoga nelle scuole sembra proiettarci agilmente nel futuro. In fondo, perché no, si tratta nell’immaginario comune di una pratica che “seda” i bambini, rendendoli dunque meno agitati, più tranquilli, oltre che più concentrati e riflessivi. A guardarla bene, in realtà, è invece un’idea goffa e sbagliata, che tradisce tra l’altro l’assoluta mancanza di conoscenza sia dello yoga che della scuola italiana.

  1. Per prima cosa, non è chiaro il modo in cui Gentiloni vorrebbe inserire lo yoga. Se si tratta di mettere mano ai fondi delle scuole, la possibilità già c’è, in base a un protocollo d’intesa siglato dallo Stato italiano con la Federazione Yoga italiana. Peccato che pochissime scuole lo facciano, visto che i soldi sono talmente pochi che non bastano per la carta igienica – e non è la solita retorica, ma la cruda realtà – figuriamoci per lo yoga. Se invece Gentiloni intende sostituire lo yoga alle ore di educazione fisica, dovrebbe chiarire bene quali ore, visto che ad esempio nella scuola primaria si fa un’ora sola – un’ora! – di ginnastica. Vogliamo dunque togliere del tutto la ginnastica a favore dello yoga? E perché mai?
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  2. Pensare che lo yoga sia una disciplina solo fisica rivela una totale mancanza di nozioni base su ciò che lo yoga è. Lo yoga infatti non è una forma di relax, né solo un esercizio fisico finalizzato alla calma e alla concentrazione, ma una filosofia di vita tanto radicale da diventare quasi una fede religiosa. Chi la fa seriamente la fa con questo spirito, infatti, ma allora bisognerebbe capire come possa essere compatibile con le ben due ore direligione cattolica settimanali che ancora scandalosamente sono previste nelle scuole italiane. È pronto Gentiloni a sostituirle – finalmente – con lo yoga, pagando insegnanti qualificati invece che docenti imposti dal Vaticano sui quali nulla possiamo dire? Noi ci staremmo, l’intera politica italiana, ipocrita e baciapile, non credo affatto.
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  3. Come ho scritto più volte, non amo particolarmente i sindacati, per cui l’immediata levata di scudi delle sigle degli insegnanti di ginnastica mi farebbe pendere più verso quei liberi professionisti insegnanti di yoga che sopravvivono a stento (ne conosco tantissimi). Eppure è innegabile ciò che denunciano e cioè che la situazione delle palestre italiane è miserabile, così come è miserabile una scuola che fa fare ai bambini un’ora di ginnastica a settimana. Proviamo a rimettere a posto le palestre, ad aumentare le ore di ginnastica, a rendere soprattutto quest’ultima una disciplina vera, non una cosa che si fa male anche perché non ci sono gli strumenti che servirebbero (per i quali appunto non ci sono soldi). Forse scopriremmo che può bastare così. Lo sport, infatti, si dovrebbe fare a scuola, e dovrebbe essere sufficiente. Da questo punto di vista si potrebbero anche cominciare a usare cortili e giardini, facendo uscire i bambini, anche quelli molto piccoli, più volte al giorno, senza soffocarli di divieti, purtroppo messi per il terrore dei docenti che si facciano male anche saltando i gradini della scaletta che porta all’esterno.
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  4. Ma poi, soprattutto: perché inserire yoga e non, ad esempio, judo? In base a quale criterio cioè bisognerebbe far fare yoga ai nostri figli piuttosto che una qualsiasi altra disciplina, specie quelle – tipo karate o judo appunto – capaci in maniera altrettanto efficace di calmare i bambini, oltre a dargli regole precise? E perché non ginnastica artistica, ritmica, o rugby, o nuoto (magari ci fossero gli impianti)? Oppure, che so, l’attività circense, una pratica che – ho una cara amica che lavora con bambini e ragazzi da anni – aiuta eccezionalmente il fisico ma anche la mente e insieme la socialità?.
  5. Da questo punto di vista, di nuovo, bisognerebbe chiedersi se ha senso invocare lo yoga per calmare ragazzini che sono diventati ingestibili. Il problema è che noi iper stimoliamo i nostri figli con mille attività, spesso inutili oltre che costose, e poi facciamo loro fare fare yoga per placarli, dimenticando che si potrebbe ottenere lo stesso risultato togliendo cose, invece che aggiungerle, dalle loro assurde agende. E contenendo le loro emozioni in eccesso, attraverso una severa disciplina unita, ovviamente, all’amore.
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  6. Insomma la proposta di Gentiloni, pure persona seria e schiva, sembra una boutade perfetta, à la Renzi, fatta per accattivarsi le simpatie di milioni di genitori, tra i quali lo yoga è certamente molto in voga, essendo oggi una disciplina praticata ovunque. L’idea dello yoga piace ai genitori anche perché in fondo questi pensano che i bambini, facendolo, potranno concentrarsi bene per poi poter competere ancora meglio. Esattamente il contrario di quanto lo yoga prevede.
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  7. Infine, lo slogan “più yoga nelle scuole” dimentica non solo quello che serve alle scuole – cioè soldi e meno sudditanza verso la Chiesa Cattolica – ma anche quello che serve ai bambini. Lascio la parola a una maestra, che pure mi confida ridendo: “Noi ci prendiamo tutto, siamo talmente poveri di soldi e di esperti che se ci mandano l’insegnante di yoga ci va benissimo, ma lo stesso se fosse un insegnante di kung fu o un mangiatore di fuoco”. “Il problema dei bambini di oggi”, spiega poi, “è solo uno: REGOLE. I bambini non rispettano le regole perché le famiglie non gliele danno né le sanno far rispettare. Questo è il vero dramma che noi riscontriamo ogni giorno, quello con cui combattiamo ogni minuto. Allora riflettiamo su quello. Altro che yoga, insomma, quello sarebbe un palliativo: ci vorrebbe una rivoluzione culturale, e i primi a cambiare dovrebbero essere i genitori”.

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