Scuola, la riforma non deve essere una rottamazione dei prof

di Flavia Amabile,  La Stampa 18.4.2015

Sarà anche vero che ci troviamo di fronte ad una riforma culturale rivoluzionaria come ha risposto oggi la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini o che ci si oppone per ideologizzazione di una battaglia che invece non permette ad un futuro radioso di rischiarare le vite dell’Italia intera, come si evince dalle parole che ripetono il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo staff da quando hanno presentato il ddl di riforma della scuola.

La realtà è però che qualche dubbio sull’avvenire che si prospetta è lecito averlo se le assunzioni che effettivamente saranno effettuate nelle scuole saranno nella migliore delle ipotesi inferiori di un terzo rispetto alle promesse. E un terzo vuol dire 50mila persone, 50 mila vite, famiglie, storie.

Questo, nella migliore delle ipotesi. Qualche dubbio è lecito averlo se si rottama in un colpo chi ha lavorato per anni all’interno della scuola e che da settembre potrebbero essere messo alla porta senza nemmeno un ‘grazie’ e senza alternative, se si fa altrettanto con chi ha ottenuto sentenze favorevoli nei tribunali europei e italiani, se si fa finta di non tener conto dell’impegno di chi ha dedicato del tempo per prepararsi, studiare e vincere un concorso. Di questo si rendono conto anche in molti all’interno dello stesso Pd e si preparano a modificare il testo messo a punto dal governo e diffuso come la salvezza della scuola italiana. E si rendono conto i sindacati che hanno al loro interno anime molto diverse e che non proclamano spesso scioperi generali.

La rottamazione è stata una grande arma per impadronirsi del potere e cambiare l’Italia, non può essere lo strumento per cambiare la scuola: chi insegna da anni non ha una rendita da mandare in soffitta ma esperienza, competenza e una sua vita che nessuno ha il diritto di cancellare.

Scuola, la riforma non deve essere una rottamazione dei prof ultima modifica: 2015-04-18T21:40:56+02:00 da
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