di Natalia Carpanzano, Orizzonte Scuola 30.4.2015
Il rischio infettivo presente nelle scuole non è particolarmente significativo, se non nel caso di presenza di soggetti in particolari condizioni (ad esempio lavoratrici madri) ed è sostanzialmente assimilabile a quello di tutte le attività svolte in ambienti eterogenei.
Per gli insegnanti della scuola primaria, il rischio emerge soprattutto per la possibile presenza di allievi affetti da malattie tipiche dell’infanzia quali rosolia, varicella, morbillo, etc., ma va anche considerata la comparsa occasionale di malattie infettive quali la scabbia e, più frequentemente, la pediculosi.
E’ ovviamente abbastanza ordinaria la diffusione di epidemie stagionali quali il raffreddore e soprattutto l’influenza.
Per chi opera nelle scuole dell’infanzia o dei nidi, il rischio può essere rappresentato anche dal contatto con feci e urine di neonati, possibili portatori di parassiti, enterococchi e virus dell’epatite A.
Sebbene nell’attività scolastica il rischio biologico sia poco rilevante, è comunque necessario intervenire con misure preventive minime, quali ad esempio:
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