La scuola e i suoi tanti guai

di Claudia Baccarani,  Il Corriere della sera, 12.6.2020

La ripresa spaventa più del blocco.

Gilda Venezia

Sembrava impossibile, ma i guai della (non) scuola sono appena all’inizio. Altro che lockdown. La ripresa spaventa più del blocco: chiudere è stato facile come respirare (anche con la mascherina), ma adesso il semplice pensiero di riaprire (come? quando?) è una fatica di Sisifo.

Le misure di protezione

Plexiglas? Turni? Assunzioni? Nuovi edifici (e qui scappa davvero da ridere…)? Ne abbiamo sentite di ogni colore, e ancora ne sentiremo. Ma l’ultimo macigno è quello delle elezioni. Voto contro diritto allo studio, una inedita rivalità che trafigge il cuore stesso di un sistema democratico. Rinviate le amministrative (Regionali e Comunali) che si sarebbero dovute tenere a maggio a causa dell’emergenza sanitaria, l’orientamento dei partiti in Parlamento sarebbe quello di fare un election day il 20 settembre. Mettendoci anche il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. Ciò significa che anche i bolognesi e la gran parte degli emiliano romagnoli non interessati dal voto nei Comuni — qui le Regionali come ben ricordiamo ci sono appena state — si troveranno i seggi allestiti per il referendum. Dove? Nella scuole, come sempre.

La prima campanella a settembre

E visto che il calendario dell’Emilia-Romagna fissa il suono della prima campanella al 16 settembre (relegandoci tra le ultime regioni a tornare sui banchi, e questo a prescindere dall’emergenza Covid), ecco «fatto il misfatto», per dirla alla Harry Potter: la ripresa slitterebbe inevitabilmente al 22 settembre, se va bene. Ma attenzione: c’è un venticello che spira da Roma e sussurra a chi ha buone orecchie che il governo potrebbe a un certo punto decidere una data unica di ritorno a scuola per tutta l’Italia, addirittura dopo. C’è chi dice ottobre.

La posizione della Regione

Le Regioni però scalpitano e il presidente Stefano Bonaccini, che guida il confronto con il governo, ha deciso di impuntarsi: già ci sono le tante incognite sanitarie legate al come si tornerà nelle aule, ci manca pure un ritardo dovuto alle elezioni del 20 settembre. «Votiamo il primo settembre», ha scritto in qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni al presidente Giuseppe Conte. Si vedrà, anche se la sfiducia e il pessimismo sono giustificati da mesi di totale indifferenza sulla scuola (a Roma elezioni e poltrone interessano molto di più).

Il segnale dall’Emilia-Romagna

Nel suo piccolo, tuttavia, la Regione Emilia-Romagna un segnale (simbolico? Forse, ma per questo importante) potrebbe darlo: anticipare la campanella (il calendario scolastico è di competenza regionale) anche solo di una settimana. Se poi sarà il governo a rimandare tutti a ottobre (per esigenze di sicurezza sanitaria o elettorali), sarà quest’ultimo ad assumersene le responsabilità di fronte alle famiglie e ai ragazzi. Di più, di fronte all’Italia. Per farlo, Bonaccini dovrebbe però sfidare l’inevitabile malcontento del settore turistico romagnolo, già provato da questi mesi di fermo e che non gradirebbe vedersi sottrarre altri giorni di lavoro. Con questi chiari di luna, fare la Cassandra appare fin troppo facile.

Fallimento dello Stato senza soluzione apprezzabili

Perché come ha scritto sul questo giornale Stefano Allievi, «l’incapacità di trovare soluzioni d’emergenza per la scuola, la rinuncia stessa a considerare questo un problema, anzi il problema, mostrano il fallimento dello Stato e delle sue articolazioni, incluse Regioni e Comuni, su un tema cruciale non solo per la sua vita, ma per dare a essa un senso. Un indicatore perfetto di un Paese privo di bussola, di visione, di riconoscimento delle priorità, di capacità di affrontarle».

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La scuola e i suoi tanti guai ultima modifica: 2020-06-12T09:43:56+02:00 da
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