Roars, 20.5.2020
– In assenza di dibattito pubblico e parlamentare, nel silenzio della stampa, sta per sparire il modello di educazione, formazione e istruzione pubblica che ci accompagna da circa due secoli. Ci aspetta una “scuola ibrida”: così’ la definisce , in una breve intervista a Radio Popolare, un membro del comitato di esperti nominato dalla ministra Azzolina. Bisogna, “come spesso accade in Italia” cogliere l’occasione dell’emergenza per reimpostare l’intero paradigma di istruzione: la nuova scuola ibrida, rimodulata nei tempi e negli spazi, è destinata a “diventare permanente”. Meno tempo in aula e più a casa – con “didattica a distanza” – o in spazi esterni agli istituti dove svolgere esperienze alternative. Largo ai “patti di comunità”: più “territorio”, più autonomia, più piattaforme digitali. Prevedibilmente: più disuguaglianze. Si sta tentando di fare – come molti avevano ipotizzato – dell’emergenza sanitaria un’occasione da sfruttare con destrezza per imporre una riforma di sistema che rivoluzionerà le opportunità educative di ogni studente e il profilo lavorativo e culturale di ogni insegnante.
Nel giornale radio di ieri, martedi 19 maggio, Radio Popolare intervista brevemente Giulio Ceppi, architetto e professore aggregato presso il Politecnico di Milano, membro del Comitato di esperti istituito dal Ministero dell’Istruzione che sta lavorando alle ipotesi di riapertura a settembre.
“Dobbiamo immaginare che a settembre troveremo gli inizi di una scuola diversa”, afferma il professore. E continua:
“Bisogna cercare di usare quanto ci sta accadendo per alzare l’asticella e cogliere, come spesso accade in Italia, l’emergenza per cercare di risolvere problemi come quelli delle classi troppo numerose che ci accompagnano da troppi anni.
Certamente cercare di usare il tempo e non solo lo spazio – o meglio la combinazione di queste due variabili -in una maniera diversa.
Stiamo lavorando su un modello molto più ibrido, che adesso seguirà ancora la forzatura che il Covid ci impone, ma che nel tempo diventerà una modalità permanente.
Lavorare con tempi diversi, con modalità diverse, con le differenze che ogni scuola vorrà applicare a seconda del numero di studenti, di come è collocata nel territorio.
[..Si tratterà ..] di avere tre piattaforme su cui lavorare:
la fisicità della scuola, che è quella a cui siamo tutti abituati- andare a scuola. Si andrà meno a scuola ma si farà più scuola, perché in parte si lavorerà in piccoli gruppi anche da casa e in parte anche lavorando per creare degli spazi nuovi, degli spazi esterni alla scuola e fare quelli che abbiamo chiamato dei “patti di comunità”, quindi agevolare la possibilità per le scuole di avere dei laboratori, delle aule, degli spazi esterni, nelle vicinanze della scuola, ma che possano diventare spazi sicuri ma anche spazi dove fare didattiche alternative.”
Per la prima volta da quando la Task Force scuola si è insediata, dunque, trapelano aspetti fondamentali delle ipotesi di scuola post Covid. A questi scenari allude la stessa ministra Azzolina nella lettera pubblicata lo stesso giorno su La Stampa nella quale, con tono piuttosto imbarazzato, sembra voler rassicurare studenti ed insegnanti.
“Della didattica a distanza non dobbiamo aver paura”, spiega Azzolina. All’orizzonte non ci sarebbe “nessuna scuola in remoto”. Eppure, aggiunge, “per settembre lavoriamo ad un piano che poggerà su più gambe”, che coinvolgerà anche gli Enti Locali.
Sarà proprio l’emergenza – in una maniera tutta italiana – come suggerisce Ceppi, l’opportunità per rendere strutturale un nuovo paradigma di scuola, in modo permanente. La scuola ibrida che ci attende avrà meno tempo in classe e più tempo a distanza. Sarà una scuola dei “patti di comunità”, ovvero un modello ancora più “territorializzato” e autonomo. Una scuola in cui le strutture familiari, i contesti relazionali sociali e civici incideranno ben più di adesso, dunque prevedibilmente più diseguale e iniqua nelle opportunità e nelle occasioni offerte a ciascuno studente. Una scuola nella quale tempi e spazi modificheranno profondamente l’attività didattica che sarà svolta “a distanza” e su piattaforme digitali in maniera permanente, per una certa parte del curricolo, ridefinendo il profilo lavorativo e culturale degli insegnanti.
Un vero e proprio “furto con destrezza”. Si sta tentando di far sparire, approfittando di un’emergenza sanitaria senza precedenti e senza alcun dibattito pubblico o parlamentare, un modello di istruzione, formazione ed educazione pubblica di circa due secoli.
Questo è ciò che sta accadendo.
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A Radio Popolare il progetto di “Scuola Ibrida” targata Azzolina ultima modifica: 2020-05-21T05:23:01+02:00 da