Abbasso il latino: la riforma della scuola spacca la Francia

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Il governo di sinistra mette mano alla scuola media: meno materie tradizionali
più lezioni legate all’attualità. Gli insegnanti e la destra insorgono

di Stefano Montefiori,  Il Corriere della Sera  21.5.2015

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PARIGI – Il giorno dopo lo sciopero che ha portato in piazza migliaia di insegnanti, il governo francese ha pubblicato sul «Journal Officiel» il decreto che vara la riforma del «collège», ossia la parte dell’istruzione obbligatoria paragonabile alla scuola media italiana (dai 10 ai 13 anni). Una decisione criticata da molti oppositori, per esempio dall’esponente centrista François Bayrou, che denuncia la mancata volontà di dialogo. Il premier Manuel Valls ha fatto ricorso al decreto per sostenere la ministra dell’Educazione nazionale Najat Vallaud Belkacem, all’origine della riforma, e per non incoraggiare ulteriori proteste.

Il collège, anello debole della scuola francese
Da tempo il «collège» era giudicato il punto debole del sistema educativo francese, quello dove si cristallizzano le disuguaglianze tra istituti e allievi che poi si riprodurranno per il resto del percorso scolastico. La «scuola repubblicana» è stata per decenni un vanto della Francia, il motore della sua mobilità sociale. Oggi le cose non stanno più così, la società è bloccata, e una buona parte della responsabilità viene data alla scuola e in particolare al «collège». La ministra Vallaud Belkacem è intervenuta con modifiche che vogliono dare uguali opportunità a tutti, eliminare le differenze tra istituti e percorsi «elitisti» e gli altri.

I punti più controversi della riforma
I punti oggetto di maggiori polemiche sono quattro: 1) fine del latino e greco come materie autonome. Oggi circa il 20% degli allievi studiano il latino, e solo il 3% il greco antico. Il latino rimarrà all’interno di un insegnamento interdisciplinare chiamato «Lingue e culture dell’antichità». 2) Soppressione delle classi bilingue. Oggi vengono seguite da circa il 16% degli allievi, e la fine in particolare delle classi franco-tedesche ha suscitato molte polemiche, anche dalla parte dell’ambasciata di Germania. Con la riforma, tutti gli allievi studieranno una seconda lingua straniera. 3) Gli «EPI» (Enseignements pratiques interdisciplinaires) sono dei progetti interdisciplinari di tre ore alla settimana, durante i quali si punta ad applicare insieme gli insegnamenti di materie diverse – per esempio il francese assieme alla matematica, la storia insieme alla fisica – studiando temi complessi come energia, clima, sviluppo. I detrattori della riforma pensano che ci si dovrebbe concentrare invece sulle materie tradizionali. 4) Autonomia dei presidi. L’insegnamento uguale in tutte le scuole è uno dei cardini del centralismo francese, ma la riforma prevede che il 20 per cento delle ore di insegnamento venga organizzato in modo indipendente da ogni istituto, per venire incontro alle esigenze reali degli allievi.

Vista da destra e da sinistra
La riforma del collège viene accusata dalla destra di ubbidire all’impostazione «pedagogista» del governo di sinistra, ovvero all’idea che la scuola pubblica non abbia solo il compito di fornire competenze e saperi ma anche di formare cittadini il più possibile liberi e consapevoli. Già accusata in passato di volere introdurre a scuola la «teoria del genere» che negherebbe le differenze tra maschi e femmine, la ministra Vallaud Belkacem è ora incolpata di volere distruggere i pilastri della conoscenza dal capo dell’opposizione, Nicolas Sarkozy. «Per me la scuola della Repubblica è quella che porta il figlio di una famiglia modesta all’eccellenza – ha detto l’ex presidente della Repubblica -, non la scuola che porta tutti a un livellamento verso il basso». La ministra sostiene al contrario che il nuovo collège sarà più esigente, ma con tutti gli allievi.

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