– Tre le alternative proposte dalle linee guida del Miur per l’esame di terza media: un riassunto, un dibattito scritto e un racconto libero ma partendo da indicazioni del docente.
Ogni tanto arriva una buona notizia, una lampadina che si illumina nella notte della scuola italiana, immutabile e sempre uguale a sè stessa.
Questa ventata di novità è contenuta nelle linee guida emanate dal Miur per la prova di italiano all’esame di terza media, che dicono (finalmente) addio al tema letterario.
Nelle indicazioni – a cui seguiranno quelle parallele per l’esame di Maturità – si sottolinea il bisogno di educare gli studenti ad un utilizzo e ad una comprensione della lingua scritta che non rimanga relegato tra le mura della scuola.
Non più il classico tema in due protocolli sul fanciullino del Pascoli o sulla luna come elemento trasversale della poesia del diciannovesimo secolo. La commissione di lavoro del MIUR suggerisce invece che gli studenti possano scegliere, a partire da quest’anno, tra tre proposte di prima prova profondamente innovative:
- una sintesi ragionata dei contenuti di un testo
- uno scritto narrativo costruito a partire da elementi forniti dal docente (ad esempio, un incipit o un breve racconto da variare, reinterpretare o arricchire)
- l’argomentazione di una o più tesi, magari fra loro contrapposte.
La proposta non sottintende una trasformazione solo formale.
Seppur con il ritardo tipico delle strutture lente, pachidermiche e impermeabili – di cui il MIUR è soltanto uno degli esempi – queste indicazioni rispondono (finalmente) all’allarme lanciato ormai quasi dieci anni fa dal compianto Tullio De Mauro ex ministro della pubblica istruzione, nonché linguistica e accademico: nelle rilevazioni effettuate tra il 2009 e il 2010, infatti, era emerso che il 71% della popolazione italiana non era in grando di comprendere sufficientemente un testo di media difficoltà, e che soltanto il 20% possedeva le competenze minime “per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana“.
Sono passati nove anni, e la situazione non è certo migliorata.
Le tre nuove proposte del MIUR ( che per ora possono o meno essere accolte da ogni commissione d’esame) provano a rispondere a questi dati spaventosi ispirandosi ad altri sistemi scolastici, come quello francese o quello americano.
In Italia, infatti, insistiamo da oltre cent’anni con una didattica trasmissiva: è la cosiddetta didattica dell’imbuto. Si basa sulla presenza di un professore “che sa”, e che rovescia quotidianamente la sua conoscenza – come se versasse acqua in un imbuto – ai propri studenti, attraverso il metodo delle lezioni frontali.
I risultati di questo approccio sono quelli che abbiamo tutti sotto gli occhi, ben evidenziati da censimenti sempre più impietosi.
Riportare la scuola ad una dimensione collaborativa, laboratoriale, di confronto e di comprensione – come invece succede in moltissimi stati occidentali, e non solo – è la sfida più importante, e anche la più urgente.
Diceva il sociologo Zygmunt Bauman che un insegnante che voglia preparare i suoi studenti a comprendere e gestire la contemporaneità deve: “utilizzare missili intelligenti, diradare la nebbia informativa, selezionare, essere capace di correggere la rotta del processo di formazione della conoscenza, perché la realtà in cui viviamo è continuamente soggetta a perturbazioni e cambiamenti».
Le indicazioni del Miur vanno esattamente in questa direzione.
Sarebbe bello che tutti i professori celebrassero questo atto di coraggio e di lungimiranza, accogliendo con entusiasmo questa novità e preparando i propri studenti ad affrontarla, a giugno, nella prima prova d’esame.
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Addio tema letterario all’esame? Una bella notizia ultima modifica: 2018-01-21T04:41:28+01:00 da