Astolfo sulla luna, 20.9.2020

Oggi, giorno di democrazia diretta fondativa e di democrazia rappresentativa territoriale, il bollettino sanitario segnalava un significativo aumento di morti per Covid rispetto a ieri.

Immancabili le polemiche politiche sulle carenze ai seggi in merito ai protocolli di sicurezza sanitaria e alla mancanza di presidenti e scrutatori: per un giorno lo scontro politico che da un paio di mesi si concentrava sull’apertura delle scuole, si sposta sul cd. Election day.

Eppure siamo l’unico paese al mondo che ha chiuso per quasi tre mesi e per ora riesce a tenere sotto controllo il contagio. Israele ha chiuso per la seconda volta in occasione delle festività annuali. In Francia e Germania il tasso di morbilità è molto elevato, senza parlare della Spagna. In Gran Bretagna il governo non ha mai fatto un serio tentativo di combattere la pandemia, seguendo in ciò la nazione sorella oltreoceano che a tutt’oggi guida la classifica mondiale di decessi e contagi.

Di fronte a questi dati statistici, che sono l’unica fonte per una seria analisi della situazione globale che riesca a contrastare con efficacia i “negazionismi” di varia matrice e provenienza, sarebbe importante chiedersi come mai continua ad infuriare la battaglia politica su temi che richiederebbero una visione un minimo distaccata e leggermente più rivolta all’interesse generale della nazione.

Il male purtroppo è antico e ben radicato nel nostro paese, e non abbiamo né il tempo né lo spazio e tanto meno la voglia di ricostruirne le origini; una sola cosa è certa: l’unica stagione in cui patrizi e plebei, guelfi e ghibellini, bianchi e rossi hanno trovato un accordo per il bene del paese è stata la fase costituente, quando si è trattato di porre mano alle istituzioni di tutti dopo il disastro a cui ci aveva condotto il regime fascista.

Sia ben chiaro, non ho nessuna intenzione di alludere al vuoto dibattito su destra e sinistra, se abbia ancora senso usare questo criterio di classificazione delle idee politiche oppure esso sia stato superato con il volgere del millennio. Voglio invece far riferimento alla “storia patria”: non fu un caso se dopo la votazione della Costituzione Repubblicana, iniziò, dopo quasi cent’anni dall’opera di riunificazione, il vero progresso economico e sociale del nostro paese, il cosiddetto “miracolo economico”. È vero che importanti organi e principi previsti dalla Costituzione non furono attuati se non dopo molto tempo (e ancora diversi di essi stentano ad essere rispettati),  però è altrettanto vero che fu grazie alla dialettica politica consentita dalle nuove istituzioni democratiche che fu possibile contenere il conflitto sociale che inevitabilmente si crea quando una società si trasforma tumultuosamente.

Questo è bene che sia tenuto a mente da chi oggi e domani si reca alle urne, cossicché, qualsiasi scelta si compia, la si faccia con la serietà e la ponderazione richiesta, in modo da onorare la memoria di tutti coloro che allora si sacrificarono per la nostra libertà e il nostro benessere. Che poi, tornando a questioni che ci riguardano direttamente, tale compostezza dovrebbe esserci anche nei confronti del grande esperimento sociale che si compie in questi giorni, l’apertura delle scuole che, ad onta delle campagne denigratorie scatenate anche da importanti quotidiani nazionali, è avvenuta con un apprezzabile ordine e una discreta sicurezza. Se poi anche qui si volesse procedere a confronti internazionali, in un momento in cui le speranze di combattere la pandemia vengono riposte quasi esclusivamente su ipotetici vaccini, ci sarebbe da essere non dico orgogliosi ma almeno non pessimisti riguardo al modo in cui le istituzioni scolastiche stanno affrontando con coraggio e buon senso la prova-contagio: ecco una considerazione utile per orientarsi nel voto locale, dal momento che su questo aspetto non dobbiamo esprimere un giudizio sull’operato del governo centrale.

20 settembre 2020                                                     Astolfo sulla Luna

 

Al voto ultima modifica: 2020-09-20T20:19:06+02:00 da
Gilda Venezia

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