di Ilaria Venturi, la Repubblica, 27.11.2019
– Entro il 2030 un milione di alunni in meno: non servono nuove strutture, bisogna ristrutturare.
Ci sono scuole costruite vicino a una discarica, altre accanto ad industrie inquinanti o in prossimità di campi elettromagnetici. E poi troppo rumore e smog che entra nelle aule e il traffico che non rende sicuro l’ingresso degli alunni al suono della campanella perché manca un’area protetta o una recinzione. Fattori di “disturbo” e di insicurezza che riguardano oltre 9.200 edifici monitorati nel 2018. Altri 3.110, secondo le relazioni dei tecnici degli enti locali risalenti a tre anni fa, presentano problemi strutturali di rilievo: tetti, solai, muri compromessi che richiedono un intervento. Le scuole come i ponti e i viadotti, gli argini dei fiumi da sistemare.
Non è incoraggiante la fotografia scattata dalla Fondazione Agnelli nel suo Rapporto sull’edilizia scolastica. Ben due terzi dei 39 mila edifici scolastici in Italia risalgono a più di 40 anni fa. Molti ai primi del 900. Sono vecchi, troppo. E poco efficienti dal punto di vista energetico se si pensa che solo il 38% ha i doppi vetri, appena il 12% l’isolamento delle pareti esterne, mentre i pannelli solari sono montati su poco più di un quarto delle strutture. La sintesi? “Il patrimonio edilizio scolastico è inadeguato perché obsoleto” e questo su tutti e tre gli aspetti presi in esame: sicurezza, sostenibilità ambientale e didattica. Sì, perché anche l’insegnamento non si può innovare se ti ritrovi solo aule con la cattedra al centro e i banchi in fila. I pedagogisti l’hanno capito da tempo,
Loris Malaguzzi considerava lo spazio a scuola un “terzo insegnante”. Il mattone scolastico, che ha conosciuto la sua crescita negli anni 60-70 sull’onda del baby boom al ritmo di 800 scuole costruite all’anno, non si è adeguato. Il punto di partenza del rapporto, che sarà presentato oggi a Torino e uscirà con Laterza, sta nell’epoca di costruzione delle scuole. L’età media delle strutture salta agli occhi: 52 anni, con una forbice che va dai 42 in Calabria e Molise ai 75 in Liguria (seguita dal Piemonte: 64 anni). Le conseguenze, si legge, sono quelle note dai tristi fatti di cronaca. A Torino si è appena celebrato il ricordo di Vito Scafidi morto per il crollo di un soffitto al liceo Darwin 11 anni fa. “Molte nostre scuole sono fragili e insicure, spesso costruite senza attenzione ai criteri antisismici e con materiali scadenti e rapidamente deperibili. A questo va aggiunta l’assenza di adeguate politiche di manutenzione”. Un’emergenza rappresentata anche dai dossier di Legambiente e Cittadinanzattiva che solo lo scorso anno ha censito un crollo ogni tre giorni di lezione.
Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, riporta come esempio la ristrutturazione realizzata alla media Fermi: “Volevamo rinnovare gli ambienti di apprendimento, abbiamo scoperto uno stato delle fondamenta peggiore di quello che ci aspettavamo”. Di qui l’urgenza per la Fondazione di un piano Marshall per l’edilizia scolastica. “Deve essere inserita tra le infrastrutture per rispondere a un bisogno di sicurezza e realizzare luoghi dove migliora l’insegnamento” insiste Gavosto. Il conto è salato. Usando il parametro sui costi sostenuti nell’esperienza torinese la spesa è di 1.350 euro a metro quadro per opere edili e arredi. Considerando che gli edifici scolastici ad oggi occupano 150 milioni di metri quadri servirebbero 200 miliardi di euro. “È una cifra enorme, ma non impossibile se si costruisce un piano ventennale finanziato anche con mutui Bei e con l’abbattimento degli sprechi sui consumi energetici”. Dieci miliardi all’anno, quanto il reddito di cittadinanza o Quota 100. “Non occorrono nuove scuole, perderemo tra i banchi oltre un milione di alunni da qui al 2030 per calo demografico. Serve sistemare o ricostruire l’esistente e nel farlo ripensare a spazi adeguati alla didattica innovativa. È un investimento prioritario”.
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