di Salvo Intravaia, la Repubblica, 13.6.2018
– E’ un ritratto a tinte fosche quello che viene fuori dal questionario
compilato dai prof durante il test Invalsi –
A testimoniarlo gli stessi presidi che durante i test Invalsi compilano il cosiddetto questionario scuola. Da cui emerge una realtà che descrive le scuole sempre più a trincee che a luoghi di apprendimento e crescita civica. I risultati del questionario dello scorso anno, il 2016/2017, sono impressionanti. E pensare che gli episodi riferiti dai dirigenti scolastici sono soltanto quelli di cui gli stessi vengono a conoscenza: probabilmente una minoranza.
“In che misura si riscontrano i seguenti comportamenti fra gli alunni della sua scuola?”, hanno chiesto l’anno scorso i tecnici dell’Invalsi agli oltre 2mila capi d’istituto coinvolti dell’indagine sulle competenze in Italiano e Matematica di quattro classi (seconda e quinta elementare, terza media e secondo anno delle superiori) del nostro sistema scolastico. E il quadro descritto dalle loro risposte è davvero allarmante. Il 56 per cento, oltre metà, dei dirigenti scolastici interpellati risponde Abbastanza/Molto (le altre due risposte possibili erano Per niente o Poco) al quesito sull’abitudine degli studenti di “arrivare a scuola in ritardo”. Anche la prassi di non giustificare le assenze sembra ormai sdoganata da studenti e genitori sempre meno attenti alla vita scolastica dei propri rampolli: rispondono Abbastanza/Molto 25 presidi su cento. Anche svolgere lezioni in tranquillità sembra diventato un lusso, visto che un preside su tre (il 35 per cento) lamenta questa problematica. “Disturbare in classe” è la domanda posta.
“In che misura si riscontrano i seguenti comportamenti fra gli alunni della sua scuola?”, hanno chiesto l’anno scorso i tecnici dell’Invalsi agli oltre 2mila capi d’istituto coinvolti dell’indagine sulle competenze in Italiano e Matematica di quattro classi (seconda e quinta elementare, terza media e secondo anno delle superiori) del nostro sistema scolastico. E il quadro descritto dalle loro risposte è davvero allarmante. Il 56 per cento, oltre metà, dei dirigenti scolastici interpellati risponde Abbastanza/Molto (le altre due risposte possibili erano Per niente o Poco) al quesito sull’abitudine degli studenti di “arrivare a scuola in ritardo”. Anche la prassi di non giustificare le assenze sembra ormai sdoganata da studenti e genitori sempre meno attenti alla vita scolastica dei propri rampolli: rispondono Abbastanza/Molto 25 presidi su cento. Anche svolgere lezioni in tranquillità sembra diventato un lusso, visto che un preside su tre (il 35 per cento) lamenta questa problematica. “Disturbare in classe” è la domanda posta.
“Atti di prepotenza, anche fisica, tra studenti”, “Intimidazioni o insulti tra studenti (anche tramite sms e social network)”, “Atti di arroganza verso gli insegnanti o il personale scolastico” arrivano alle orecchie dei capi d’istituto in misura minore rispetto ai comportamenti precedenti. Ma non si tratta di percentuali trascurabili se nel primo caso si arriva al 6 per cento, nel secondo caso si sfiora il 10 per cento e sono 7 su cento i presidi che sono costretti ad ammetterne la presenza nella propria scuola nel terzo caso. Se i licei sono ancora luoghi dove la vita scolastica trascorre con una certa tranquillità, gli istituti professionali sono invece posti per docenti con i superpoteri. Dove gli atti di arroganza contro gli insegnanti e di intimidazione contro i compagni che rammentano ancora le buone maniere schizzano al 17 per cento e due presidi su tre lottano ogni giorno per fare rispettare l’orario di ingresso ai propri studenti o per ottenere la giustificazione dopo un’assenza.
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