di Francesco Floris, Redattore sociale, 9.8.2018
– Salvatore Nocera, avvocato e esperto dei temi di inclusione, accoglie con favore l’assunzione in ruolo di 13.342 docenti di sostegno nelle scuole, approvata dal governo. Ma mette in guardia: “C’è un buco da 50 mila posti e gli insegnanti chiedono un’altra cattedra dopo il periodo obbligatorio”
MILANO – Una notizia “decisamente positiva” quella uscita l’8 agosto dal Consiglio dei Ministri, sull’assunzione stabile di 13.342 docenti di sostegno nel sistema scuola. È l’opinione a caldo di Salvatore Nocera, avvocato e esperto dei temi di inclusione scolastica, già vice presidente di Federazione italiana per il superamento dell’handicap, che non ricorda, a memoria, un ingresso così massiccio di insegnanti su posto di sostegno in una sola battuta. “Intervento ottimo – ribadisce Nocera – che garantisce -continuità didattica e ci auguriamo ne seguano altri, per far sì che i posti di ruolo siano assegnati a docenti specializzati in questo ambito”. Ma Nocera mette in guardia anche dai facili entusiasmi. A partire dai numeri: “In Italia c’è una mancanza di posti di ruolo di docenti specializzati nel sostegno che supera i 50 mila posti. Ben 40 mila sono quelli nominati senza essere specializzati oltre ad avere parecchi insegnanti che la formazione specifica ce l’hanno ma non sono di ruolo”. Per questo “Noi come Fish stiamo discutendo al ministero dell’articolo 14 del decreto legislativo 66, applicativo della ‘Buona Scuola’, che riguarda proprio la continuità didattica, per fare modo che i precari non si alternino troppo”. Per Nocera in questo caso “l’intervento del Consiglio dei Ministri affronta a monte il problema, con una misura strutturale”.
C’è tuttavia un timore che serpeggia fra gli addetti ai lavori: “La grande beffa sarebbe se tutti o una parte di questi 13.342 insegnanti decidessero di andare alla ricerca di una cattedra comune perché la legge lo consente dopo i cinque anni di sostegno”. In Italia, per passare da un sostegno a una cattedra comune, è sufficiente “il trasferimento e la mobilità territoriale” perché per diventare insegnanti di sostegno bisogna prima avere l’abilitazione per una normale disciplina. Molti docenti ambiscono, passati i cinque anni obbligatori a migrare dalle prime alle seconde. Fish combatte da anni una battaglia per “ottenere la separazione delle carriere fra cattedre ‘disciplinari’ e sostegno, con due concorsi, due graduatorie, abilitazioni e periodi di formazione diversi” come spiega Nocera che aggiunge: “Sulle scuole secondarie del futuro abbiamo già ottenuto due graduatorie separate ma vorremo questa decisione estesa a scuole primarie e dell’infanzia”. È quella che chiamano “mobilità professionale”, dove “per passare dal sostegno a una cattedra è necessario passare un concorso sempre che ci siano posti disponibili”. Una presa di posizione che non piace affatto agli insegnanti italiani, che vogliono la cattedra mista e si contrappongono a Fish su questo nodo. Ma per il vicepresidente dell’associazione questa presa di posizione dei docenti “non garantisce una scelta di fondo professionale, oltre alla continuità didattica”. E si domanda “perché un docente di lettere deve scegliere dall’inizio della sua carriera mentre quello di sostegno lo fa solo come ripiego?”.
Proprio su questo punto invita a un cambiamento di struttura e di approccio: “Il ministero dovrebbe parlare con singole università e il coordinamento dei Rettori per realizzare dei precisi corsi di specializzazione, in modo tale da avere il numero di docenti specializzati sul sostegno che possano fra fronte ai vuoti attualmente esistenti in Italia”. Vuoti a macchia di leopardo sulla penisola. Perché, per motivi complessi che affondano anche nelle scelte del passato, “la grossa carenza strutturale è al nord mentre la ricerca di posti come sostegno di ruolo avviene maggiormente al sud” chiude Salvatore Nocera.
.
.
.