Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola 26.1.2016
– I sindacati del comparto stanno ormai segnando la strada: le risorse per il bonus premiale devono essere inserite nel contratto di istituto.
La conseguenza dovrebbe essere una sola: nelle 3mila scuole dirette da dirigenti scolastici iscritti a Cgil, Cisl, Uil e Snals (gli iscritti alla Gilda sono poche unità) la contrattazione di istituto per il 2015/2016 riguarderà sicuramente anche il bonus premiale.
Da qualche giorno i sindacati del comparto hanno anche predisposto una bozza di contratto di istituto di cui la nostra testata è entrata in possesso.
Peraltro, sulla base di una verifica mirata che abbiamo svolto nelle ultimissime ore, possiamo anche affermare che la bozza di contratto di cui disponiamo è ancora largamente sconosciuta alla stragrande maggioranza dei “terminali” sindacali (quadri intermedi, RSU e così via).
Ad ogni modo la bozza di contratto prevede che il bonus venga utilizzato per retribuire attività aggiuntive ed altri maggiori impegni lavorativi e non certamente per riconoscere la qualità della prestazione come invece espressamente stabilito dalla legge 107.
I sindacati basano la posizione su quanto previsto dal 1° comma dell’articolo 45 del TU 165/2001 secondo cui “il trattamento economico fondamentale ed accessorio è definito dai contratti collettivi”; i sindacati ricordano anche che la legge 107, al comma 128, definisce “retribuzione accessoria” il “bonus premiale”. La conseguenza è evidente: se il bonus è una retribuzione accessoria e se le retribuzioni accessorie sono regolate dai contratti, il contratto di istituto dovrà necessarie prevedere norme e disposizioni in materia di attribuzione del bonus stesso.
A poco vale, sempre secondo i sindacati, che la legge 107, al comma 196, stabilisca che l’inefficacia delle disposizioni contrattuali incompatibili con la legge.
Questo il punto forte dell’intesa: “Le risorse [comprese quelle relative al “bonus premiale”, ndr] sono utilizzate per retribuire esclusivamente i docenti che partecipano ad attività aggiuntive, individuali o di gruppo, deliberate dal collegio dei docenti e finalizzate a realizzare il Piano dell’offerta formativa”.
L’ipotesi proposta da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda non dovrebbe incontrare troppi ostacoli nelle scuole con dirigenti appartenenti agli stessi sindacati.
In tutte le altre istituzioni scolastiche l’ANP non sembra intenzionata a cedere e quindi è probabile che il “viet-nam” minacciato 8 mesi fa dai sindacati riguarderà una percentuale ridotta di scuole.