Buona scuola, niente proroghe Il governo teme imboscate al senato

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di Alessandra Ricciardi,  ItaliaOggi  14.1.2017

– È stato uno dei primi proponimenti di Valeria Fedeli a viale Trastevere. Chiedere al parlamento due o tre mesi di proroga per mettere a punto i nove decreti attuativi della Buona scuola, la riforma più invisa del governo di Matteo Renzi a cui lo stesso ex premier ha attributo una parte importante nella batosta del referendum costituzionale. Oggi invece, a un giorno dalla scadenza dei termini previsti dalla legge 107/2015, al consiglio dei ministri dovrebbero arrivare ben otto dei nove decreti attuativi. Un’accelerazione decisa in poche ore e dettata dalla necessità di evitare di far morire la riforma. Il governo ha escluso infatti alla ministra dell’istruzione la possibilità di ricorrere a una proroga, con un emendamento al decreto Milleproroghe, in approvazione al senato, o addirittura con un disegno di legge autonomo che avrebbe rinnovato la delega.

A Palazzo Chigi i capigruppo dem di camera e senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, avrebbero rappresentato che su un tema ancora così scottante come quello della scuola la maggioranza avrebbe corso più di un rischio con un nuovo voto parlamentare. Soprattutto al senato, dove la sinistra interna ha un peso che può essere determinate. Così come Ala, il gruppo di Denis Verdini a cui ancora scotta l’essere stato tenuto alla porte nella formazione della compagine governativa.

Per non parlare degli effetti mediatici che un nuovo provvedimento sulla scuola proposto dal governo Gentiloni potrebbe avere, scatenando le contrapposizioni di fronti e le tensioni con docenti e dirigenti che il nuovo esecutivo e lo stesso partito democratico vogliono evitare a tutti i costi in questa stagione.

L’unica, per non scrivere la parola fine alla riforma, era portare subito gli schemi dei decreti al consiglio dei ministri. Una scelta che tra l’altro consente alla Fedeli comunque di avere ancora tre mesi di tempo per apportare aggiustamenti. I provvedimenti potranno essere rivisti infatti per tenere conto del parere obbligatorio delle commissioni parlamentari competenti, in cui la maggioranza tra l’altro è molto più solida che non in aula. Ed è in questo contesto che la Fedeli e il Pd contano di fare quel lavoro di ricucitura con il mondo della scuola, dopo il braccio di ferro dell’era Renzi, tenendo consultazioni con tutte le categorie interessate. Solo dopo i testi andranno al consiglio dei ministri per l’ok definitivo.

Dai nuovi esami di terza media e di maturità alla valutazione in lettere e non più in numeri degli studenti, dal canale di istruzione per i bambini tra gli zero e i sei anni di età alle scuole all’estero, e poi le nuove regole sulla formazione dei docenti e il reclutamento e la formazione tecnica professionale, i testi sono stati predisposti in base ai lavori preparatori portati avanti dai vertici dell’ex ministro Stefania Giannini.

Ancora ieri sera si cercavano su alcuni decreti la bollinatura della Ragioneria generale dello stato. E fino all’ultimo non si escludeva che per alcuni decreti ce la si potesse non fare.

L’unico decreto che certamente non vedrà la luce è il Testo unico sull’istruzione, il nuovo codice per il settore che avrebbe dovuto semplificare e riorganizzare le norme. I materiali preparatori non erano sufficienti.

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Buona scuola, niente proroghe Il governo teme imboscate al senato ultima modifica: 2017-01-15T05:51:20+01:00 da
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