di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola, 11.8.2019
Il ministro dell’Istruzione invia su facebook un messaggio che sembra avere il sapore del commiato. Ma anche della ricerca del consenso per ricandidarsi ad una nuova stagione di Governo.
“All’inizio del nostro mandato – scrive Marco Bussetti, abbiamo assunto degli impegni precisi con gli elettori. Da allora non ci siamo mai fermati, lavorando per mantenere fede a quelle promesse e per raggiungere importanti traguardi. Abbiamo sbloccato i fondi per l’edilizia scolastica, aumentato i posti di accesso a #Medicina e nelle specializzazioni, valorizzato la #Ricerca italiana con stanziamenti straordinari”.
Per la scuola, Bussetti dice che negli ultimi 14 mesi, è stata avviata “una nuova stagione di concorsi per la stabilizzazione dei docenti precari, reintrodotto l’educazione civica obbligatoria nelle scuole”.
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Poi, il ministro dell’Istruzione guarda al futuro (e al suo partito politico): “Il mio impegno e quello della #Lega per assicurare ai nostri figli un futuro migliore prosegue”.
Per quanto riguarda la scuola, comunque, per dare un giudizio completo sul lavoro svolto negli ultimi mesi, bisognerà attendere l’esito del decreto precari.
Del resto, il 90 per cento di quel testo è stato prodotto dal senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola del Carroccio: una sua possibile cancellazione sul filo di lana, significherebbe anche l’addio dell’accordo di Palazzo Chigi del 24 aprile.
In quell’occasione, i sindacati maggiori strapparono almeno una doppia promessa al premier Giuseppe Conte: stabilizzare i precari storici, rivedere in alto gli stipendi del personale con aumenti anche a tre cifre.
Il primo impegno sembrava assolto, appunto, col decreto scuola approvato in CdM il 6 agosto. Anche se sui precari, per diversi mesi la linea del ministro dell’Istruzione leghista è stata quella di cancellare abilitazioni e Pas, ma anche i concorsi riservati. Poi, la scorsa primavera, è cambiato tutto, con l’improvvisa apertura ai precari di lungo corso annunciata proprio attraverso i microfoni de La Tecnica della Scuola.
Per il secondo impegno, quello stipendiale, invece si sarebbe dovuto attendere la prossima Legge di Bilancio. Cadendo il Governo Conte, ora, di quell’accordo potrebbe rimanere ben poco.
Anche questa possibilità, per come si sono messe le cose a livello di Governo, probabilmente rimarrà solo sulla carta
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