di Eugenio Bruno e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore, 19.4.2021.
Parte la caccia a 100mila prof. Mentre le scuole contano i giorni che mancano al 26 aprile e che dovrebbero portare alla riapertura anche delle superiori nelle zone gialle e arancioni, il governo già pensa al 1° settembre e al modo per avere tutti i docenti in cattedra. Riuscirci non è scontato sia perché gran parte dei vuoti (il 60%) si concentrano al Nord, sia perché l’ultima parola sulle risorse a disposizione non è stata detta.
Secondo le prime elaborazioni della Cisl Scuola, anticipate al Sole 24Ore del Lunedì, terminate le operazioni di pensionamento (circa 30mila cessazioni di docenti, inclusi i 2mila per limiti d’età), i posti vacanti al 1° settembre per i professori sfiorano i 100mila, inclusi i 5mila in più sul sostegno della scorsa manovra. La fetta principale delle disponibilità, oltre 20mila, è come sempre in Lombardia; in generale, 6 posti su 10 sono al Nord, da Bologna in su. Ma è una fotografia “in corso d’aggiornamento” vista le oltre 90mila domande di mobilità inoltrate dagli insegnanti nonostante i blocchi triennali e quinquennali. E quindi, il 7 giugno, quando verranno pubblicati i movimenti, rischiamo di assistere a una nuova mobilitazione di massa dei docenti (circa 50mila), soprattutto in direzione Nord-Sud, e dunque alla necessità di aggiornare la mappa dei posti scoperti.
Nel frattempo, Palazzo Chigi e Istruzione hanno già iniziato a vagliare, in raccordo con l’Economia, diversi ipotesi per riempire i 100mila vuoti appena citati. A partire dalla ricognizione dei docenti attualmente presenti nelle graduatorie dei vecchi concorsi o nelle Gae a esaurimento. Ma se consideriamo che, attingendo a questi canali, negli scorsi anni si è riusciti a riempire meno del 30% dei posti autorizzati è chiaro che bisognerà cercare altrove. Al netto dell’inserimento pressoché sicuro dei 32mila insegnanti del concorso straordinario e dell’impossibilità ormai altrettanto certa di poter contare sui 46mila previsti dalle due selezioni ordinarie al palo, la strada principale sembra ancora quella del corso-concorso “sanatoria” per 50-60mila precari (su cui si veda Il Sole 24Ore di Lunedì 29 marzo).
Ma la soluzione finale dipenderà anche dalle risorse disponibili. Secondo i primi calcoli, assumere 100mila docenti costerebbe già il primo anno circa 3,5-4 miliardi di euro (da cui detrarre ovviamente i risparmi per i mancati pagamenti dei supplenti che verrebbero stabilizzati). Da qui la prudenza dei tecnici di via XX Settembre e la contestuale ipotesi di spalmare l’esborso totale su un arco almeno triennale. In questo caso, a settembre si proverebbe ad assumere a tempo indeterminato 70-80mila docenti, poi altri 10-15mila in ciascuno dei due anni successivi.
I desiderata del governo si scontrano con una difficoltà nella difficoltà: reperire docenti specializzati sul sostegno per riempire sia le scoperture d’organico storiche sia i 5mila nuovi ingressi previsti dalla manovra 2021 (che sul triennio diventano però 25mila). Se è vero che per l’immediato si può contare sui quasi 20mila reduci del V quinto ciclo di Tirocini formativi attivi (Tfa) già l’anno prossimo potrebbe esserci qualche difficoltà in più. Anche se gli atenei hanno confermato alla ministra dell’Università, Cristina Messa, di essere pronti a formarne 22mila, al momento il totale dei posti bandibili si ferma a 19mila visto il tetto di 40mila specializzandi autorizzato dal Mef per il triennio 2018-2020. All’Istruzione l’onere di chiederne 3mila in più e all’Economia il compito di concederli.
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Caccia a 100mila insegnanti: il 60% dei posti vuoti è al Nord ultima modifica: 2021-04-19T06:09:02+02:00 da
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