di Vincenzo Pascuzzi, Aetnascuola.it, 4.2.2018
– La scuola pubblica sempre più alla deriva, gli insegnanti lasciati soli a destreggiarsi tra mille difficoltà. Pronti sempre a farsi carico di tutto: capire esigenze, tamponare emergenze, integrare carenze, supportare, donare senza mai ricevere. Come faceva Franca, come fa la stragrande maggioranza degli insegnanti.
Basta addossarsi colpe e fallimenti che sono di altri, in primis delle famiglie che da troppo tempo hanno abdicato all’autorità genitoriale. Delegando alla scuola ogni responsabilità per puntarle il dito contro se poi non gira intorno al loro piccolo universo ormai al disfacimento.
[“in primis delle famiglie” NO! o meglio, non in primis; le responsabilità strategiche e prioritarie sono ai vertici del sistema scuola, sono di chi decide male o non provvede, sono politiche, governative, ministeriali, dirigenziali, di chi improvvisa riforme balorde, di chi taglia risorse e si vanta di razionalizzare, di introdurre merito e concorrenza; nel tempo risalgono almeno a una ventina d’anni fa, ….]
CARA PROF, NON SEI TU AD AVER FALLITO. NON BASTA IL PERDONO, STAVOLTA
Ha un’unica preoccupazione Franca, la prof accoltellata ieri da un suo studente: che il ragazzo non venga punito, perché a fallire è stata lei. Sono queste le prime dichiarazioni che giungono dal letto d’ospedale di Maddaloni dov’è ricoverata in seguito all’aggressione subita.
Certo, non poteva neanche lontanamente immaginare ieri, uscendo da casa, la piega che avrebbe preso la mattinata a scuola, coi suoi ragazzi dell’ I.S. “Majorana-Bachelet” di Santa Maria a Vico (CE).
Il suo, per loro, è un amore viscerale, la scuola la sua vita. Il dialogo, la condivisione di conoscenze ed il rispetto per le opinioni altrui, le sue armi migliori per forgiare quei giovani in età così difficile, quando non si è più bambini e non ancora adulti. Sempre in prima linea, soprattutto coi più ribelli per trasmettere, ancor prima delle discipline scolastiche, quelle regole di vita per farne degli uomini.
Ma ieri qualcosa non è andato per il verso giusto.
Cos’abbia scatenato il raptus del ragazzo che ora, dopo il fermo dei Carabinieri di Montesarchio, si dispera e si dice pentito, chissà se lo sapremo mai. L’unica cosa certa è che fosse in possesso di un coltello a serramanico. Un’aggressione premeditata o una reazione incontrollata dinanzi ad una nota che aveva solo l’obiettivo di spronarlo ad impegnarsi negli studi? Voleva solo farle un graffio, si schernisce il giovane. La prof è salva per miracolo, 32 i punti di sutura sulla ferita inferta dalla lama appuntita sulla guancia, tanto il sangue versato. Sarà lunga la degenza e ancor di più la convalescenza. A bruciare, più della ferita sul volto ora è quella in fondo all’anima.
E’ un bollettino di guerra questo che racconta le giornate degli insegnanti. Sanno come escono da casa ma non sanno se vi faranno ritorno integri fisicamente. Derisi, vituperati, insultati, aggrediti da genitori che difendono l’indifendibile, sbertucciati dai ragazzi allergici a ogni regola civile. La scuola pubblica sempre più alla deriva, gli insegnanti lasciati soli a destreggiarsi tra mille difficoltà. Pronti sempre a farsi carico di tutto: capire esigenze, tamponare emergenze, integrare carenze, supportare, donare senza mai ricevere. Come faceva Franca, come fa la stragrande maggioranza degli insegnanti.
Ma forse è giunto il momento di dire basta.
Basta addossarsi colpe e fallimenti che sono di altri, in primis delle famiglie che da troppo tempo hanno abdicato all’autorità genitoriale. Delegando alla scuola ogni responsabilità per puntarle il dito contro se poi non gira intorno al loro piccolo universo ormai al disfacimento.
No, non basta il perdono, stavolta. Non è Franca ad aver fallito.
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