Carriera docenti: qualcosa forse si muove

 

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Tuttoscuola, 6.6.2022.

Gilda Venezia

A chi interessa la carriera dei docenti?

La domanda implicitamente è stata posta in particolare da Tuttoscuola che insistentemente da settimane con vox clamans ha temuto di rimanere inascoltata nel deserto dell’indifferenza.

Pian piano, però, si stanno alzando altre voci, e qualcosa si muove.

Anche il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, ha sostenuto la necessità di una riforma della carriera. Al Festival internazionale dell’Economia di Torino, di fronte al ministro Bianchi si è detto non convinto di come il DL 36 affronta la questione carriera e ha sostenuto che “il premio una tantum rischia di non essere incentivante e anzi in alcuni casi potrebbe creare tensioni nella categoria perché non tutti quelli che fanno il percorso di formazione incentivata otterrebbero il premio”. Peccato non ci sia stato il tempo per una replica nel merito del ministro, che ha detto solo che “c’è il tempo in Parlamento di trovare risposta a questi rilievi. Il dibattito parlamentare darà modo di esprimere soluzioni coerenti con l’impalcatura complessiva del provvedimento”. Resta l’interrogativo del perché il Governo, di cui Bianchi rappresenta il delegato all’istruzione, abbia avanzato una proposta che non definisce alcuna differenziazione nel profilo professionale dei docenti: nessuna carriera. Il ministro nel suo precedente intervento aveva spiegato: “La formazione incentivata, al centro della polemica, serve a fare le figure – chiamiamole con un termine brutto – di middle management, cioè quell’articolazione di funzioni che servono a mandare avanti un corpo complesso come sono le scuole”. In realtà il DL 36 si limita a prevedere “un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio”, “in maniera selettiva e non generalizzata”.

Non a caso il presidente dell’ANP – che si rivolge non solo ai dirigenti scolastici ma anche alla “alte professionalità” – Antonello Giannelli ha preso posizione fortemente contraria in una lettera a Tuttoscuola, sottolineando “l’indifferibile necessità di definire contrattualmente l’area del middle management. Nessun conseguente tacito consenso su un vulnus così macroscopico da parte del legislatore”.

Anche l’ANCoDiS, associazione che sostiene il riconoscimento giuridico e contrattuale dei Collaboratori dei DS e delle Figure di sistema, ritiene in una lettera a Tuttoscuola a firma del presidente Rosolino Cicero, che nel DL 36 “non si affronta il tema della vera carriera dei docenti. E, in particolare, non si è posta l’attenzione al lavoro dedicato al funzionamento organizzativo-didattico necessario allo sviluppo dell’offerta formativa delle comunità scolastiche: infatti, il tema della governance scolastica è stato omesso”.

Per Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore di successo, nei provvedimenti sul PNRR “non si parla della carriera dei docenti, se non con le solite generiche promesse di oboli a pioggia. Un’occasione probabilmente persa”, scrive nella sua seguitissima rubrica del lunedì sul Corriere.

In ambito sindacale la questione ha trovato al momento attenzione – almeno ufficialmente – soltanto dalla Cisl-scuola che, dando voce a un articolato intervento di Giuseppe Cosentino, già Capo Dipartimento del Miur, ha mostrato implicitamente apertura al recupero di un accordo contrattuale, mai attuato, del 2004 (qui una sintesi). Cosentino ha ulteriormente approfondito il suo pensiero in un intervento per Tuttoscuola.

Tuttavia, nelle motivazioni dello sciopero del 30 maggio presentate dai sindacati la carriera non è stata menzionata nemmeno implicitamente.

Anche dal mondo delle Regioni arrivano segnali. Per l’assessore all’istruzione della Regione Marche Giorgia Latini (Lega) “il decreto legge 36 così com’è non premia il merito dei docenti e questo è dannoso per la scuola e diseducativo per i ragazzi”. E aggiunge: “Cosa possiamo mai insegnare ai ragazzi se progettiamo una scuola che per i docenti non è meritocratica e favorisce i meno impegnati?”. “Sono perfettamente d’accordo – prosegue l’assessore Latini – con il Sottosegretario Rossano Sasso che su questo sta facendo una battaglia”.


E in Parlamento due proposte di segno opposto.

Chi ritiene che introdurre uno sviluppo di carriera tra i docenti sia un preciso impegno preso dal Governo nell’ambito del PNRR e anche un’occasione da non perdere per creare le condizioni per innalzare l’efficacia del servizio educativo, volge ora lo sguardo al Parlamento, e in particolare ai senatori di Palazzo Madama.
In sede di conversione in legge del DL 36 sono stati presentati diversi emendamenti in Senato sul tema. Si tratta, da una parte, di emendamenti dal testo identico presentati da Forza Italia-Udc, Italia Viva e Fratelli d’Italia, e, dall’altra, di un emendamento presentato dal PD.
Lo sviluppo di carriera individuato dai due emendamenti è notevolmente diverso nella sua struttura.
Quello presentato dai partiti di centro-destra e da Italia Viva, ispirato dalla proposta che l’on. Valentina Aprea (Forza Italia) anni fa presentò anni fa in uno specifico disegno di legge, prevede tre diversi livelli di docenza con propri sviluppi di carriera, mentre quello del PD prevede soltanto anticipazioni stipendiali all’interno della progressione salariale legata esclusivamente all’anzianità di servizio. “Resta ferma la progressione salariale di anzianità”, esplicita l’emendamento, in ciò confermando quanto contenuto nel DL 36: per definizione, questo principio esclude che si possa parlare di una vera carriera, oltre al fatto che l’emendamento del PD non istituisce differenziazioni e profili diversi all’interno della funzione docente, ai quali corrispondano livelli retributivi, di seniority e di responsabilità diversi.
Pur trattando lo stesso argomento (carriera dei docenti), le due proposte sono insomma radicalmente diverse nella loro struttura: articolata e ampia la prima, semplificata al massimo quella del PD strettamente dipendente dalla formazione in servizio (incentivata).
Entrambe dovranno ora passare al vaglio dell’ammissibilità, ma, se ammesse, difficilmente potranno confluire in un unico testo condiviso. Il timore è che potrebbero diventare possibile terreno di veti incrociati che potrebbero affossarli, anziché occasione imperdibile per una svolta di portata storica per la funzione docente. Se il Parlamento vuole veramente svolgere la sua funzione centrale rimettendo in carreggiata un provvedimento che non centra gli obiettivi attesi, non è opportuno che le principali forze politiche si sforzino di trovare un concreto punto di accordo che faccia fare un salto di qualità al sistema di istruzione?

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Carriera docenti: qualcosa forse si muove ultima modifica: 2022-06-06T06:38:05+02:00 da
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